la Repubblica, 13 febbraio 2016
La Francia e Facebook litigano per una vagina dipinta
Nel salotto di Jacques Lacan, pochi fidati ospiti potevano vedere “L’Origine del mondo”. Negli anni Sessanta la tela di Gustave Courbet era nascosta dietro a un altro quadro, e per lo psicoanalista c’era un sublime piacere nello svelare la raffinata oscenità del suo tesoro. Dal 1866, data della sua creazione, “L’Origine del mondo” è stata spesso censurata per l’audacia di una rappresentazione del sesso femminile a distanza ravvicinata, metafora del desiderio e della genesi dell’umanità. La storia stessa del dipinto, che ha viaggiato all’estero attraversando vari tentativi di occultamento, è romanzesca. Una volta fu ritrovato dallo scrittore Edmond de Goncourt in un negozio di antiquariato: era il 1889. L’ultimo proprietario privato è stato Lacan, che lo comprò nel 1955 per un milione e mezzo di franchi. E dal 1995, quando L’Origine del mondo è entrato a far parte della collezione permanente del Musée d’Orsay di Parigi, si pensava che l’epopea fosse finita. Opera d’arte, non pornografia. La diatriba è stata riaperta da Facebook. Quattro anni fa il social network ha oscurato il profilo di un utente francese che ha messo il quadro di Courbet al posto della sua fotografia. L’insegnante ha sporto denuncia per violazione della libertà d’espressione, chiedendo 20mila euro di danni.
«Le scolaresche – ha spiegato Stéphane Cottineau, l’avvocato dell’uomo – lo possono vedere il quadro ogni giorno nel museo parigino, non si capisce perché debba essere nuovamente considerato come un quadro osceno». Non è la prima volta che il gigante americano censura delle immagini considerate pornografiche, dalle donne che allattano alle campagne contro il tumore al seno.
L’affaire giudiziaria francese dura da tempo ed è diventata un caso internazionale. Il colosso Usa ha cercato prima di difendersi dicendo che solo la giustizia americana è competente per giudicare il caso. Ma la corte d’appello di Parigi ha deciso ieri il contrario: il processo si potrà celebrare.
«Questa sentenza fa giurisprudenza, costringendo Facebook e tutti gli altri gruppi stranieri a rispondere alle leggi francesi» ha commentato l’avvocato Cottineau. I legali del social network hanno fatto presente che la censura di immagini oscene fa parte del contratto che tutti gli utenti devono sottoscrivere al momento dell’iscrizione.
Dopo che il ricorso sulla competenza territoriale è stato respinto, i magistrati di Parigi dovranno dunque esprimersi nel merito, stabilendo fin dove la libertà di espressione può essere limitata sui social network, e quale sia la sottile differenza tra un’opera d’arte e la pornografia.