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 2016  febbraio 12 Venerdì calendario

Maledetto algoritmo

Un giorno Milano perde il 3,2%. Quello dopo sale del 5,03%. La seduta successiva cede nuovamente il 5,6%. Insomma, la Borsa diventa uno «yo-yo» e il signor Rossi domanda: perchè? I più richiamano le vendite allo scoperto, e conseguenti ricoperture, degli hedge fund. Altri le cessioni forzate dei fondi pensione. Tutto corretto. Sennonchè si dimentica un soggetto importante: l’algoritmo. È questo che, soprattutto in mercati poco liquidi come gli attuali, amplifica i movimenti al ribasso e al rialzo. L’algoritmo, insomma, recita un ruolo essenziale. E non solo come sinonimo di trading automatico. Ma, anche, nella più ampia accezione d’investimento quantitativo. Un approccio, comune ai flash boys ma pure a chi fa uso di correlazioni, che in larga parte guarda solo i livelli di prezzo. Di modo che, da una parte, i fondamentali delle società spariscono nel nulla; e, dall’altra, il pantano in cui si trovano i mercati diventa un ’opportunità. Certo, diverse strategie quantitative sono sensate. E, però, è innegabile che simili operatori siano tra i pochi capaci di cogliere il «momentum» basandosi, ad esempio, sul sincrono dei beni finanziari. Quante volte, alla minima variazione dell’oro nero, i listini si sono mossi. Di certo, non era il semplice gestore a prendere immediata posizione su di un livello piuttosto che un altro. Così come non sono gli investitori di lungo periodo ad operare in questi giorni a Piazza Affari. Ieri – sottolinea Luca Barillaro – i book dei titoli erano vuoti. Tanto che, da un lato, la differenza denaro – lettera di una primaria banca italiana viaggiava intorno allo 0,43% contro la media storica dello 0,15%. E, dall’altro, il controvalore dei primi livelli di negoziazione era inferiore a 20.000 euro. Insomma, una situazione di carenza di liquidità dove non solo si poteva spostare il titolo con poco. Ma cui faceva da contraltare un buon livello di volumi. Trader fai-dai-te? Evidentemente no. Erano, invece, i trader ultraveloci che, sfruttando proprio l’aprirsi dello spread denaro-lettera, facevano arbitraggio. Sia ben chiaro: non sono simili operatori la causa della tempesta su Piazza Affari. E però l’algoritmo, nella sua ampia accezione, è un amplificatore (in questo caso) delle difficoltà. Difficoltà che, peraltro, sono agevolate dalla stessa microstruttura dei mercati. Troppo spesso si dimentica che se i software possono correre sui listini è anche grazie all’evoluzione tecnologica di quest’ultimi. Una trasformazione che, per quanto riguarda l’Europa, è stata aiutata sul fronte normativo dalla Mifid. Un esempio? La direttiva ha definitivamente sancito il superamento della concentrazione degli scambi. Cioè, della regola che imponeva la contrattazione di un determinato titolo esclusivamente nei mercati regolamentati sui quali essi sono quotati e con le modalità per essi previste. Ebbene: l’abbandono di quest’impostazione ha permesso il proliferare di nuove piattaforme elettroniche di scambio. Un habitat, è intuitivo, che favorisce chi incrementa la potenza di calcolo dei computer e lo sviluppo dei modelli matematici che gestiscono i prodotti finanziari. In una parola: agevola il proliferare dell’approccio quantitativo. Vedremo se la Mifid 2 risolverà qualche problema.