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 2016  febbraio 07 Domenica calendario

Quant’è facile assoldare un killer sul web

Siamo quattro killer professionisti, lavoriamo negli Stati Uniti, in Canada e anche in Europa”. Risalgo all’indirizzo.onion del sito che contiene questo annuncio mentre vaglio un database di circa mille link della darknet, privi di descrizione. L’ho scaricato da un forum americano. “Prendetene e moltiplicateli”, c’era scritto sotto il post. Come in molti siti dell’Internet profonda, lo sfondo di questo è nero, le scritte sono rosse. In alto a sinistra, un logo con una pistola disegnata. “Il servizio sarà svolto nell’arco di due o tre settimane a seconda del target”, si legge. In calce, ci sono poche regole: non si uccidono ragazzi sotto i 16 anni, non si tortura la vittima, non si ammazzano politici di alto rango, bandite anche le donne incinte.
Il facile killeraggio della darknet
Uno dei racconti più diffusi quando di parla di deep web è la possibilità di affittare un sicario, qualcuno che uccida a pagamento e in modo anonimo. Secondo il tariffario del sito Hitman Network, far ammazzare una persona costa circa 10mila dollari se si trova negli Usa, 12 mila nei paesi dell’Unione europea. Eventuali spese per spostamenti e vitto implicano una aumento anche di 5 mila dollari.
Cerco ancora: sfondo bianco e scritta base, un altro ‘omicida professionista’ dichiara di poter “neutralizzare” chiunque: la ex che odi, il poliziotto che ti perseguita, un avvocato, un parente acquisito scomodo, un parente qualunque, un piccolo politico. È chiaro ormai che nessuno vuole uccidere figure pubbliche di altro livello. “Non mi interessa quale sia la causa – scrive chi ha aperto il sito – io faccio solo il mio lavoro”. Anche qui ci sono poche regole: nessuno scambio di dati (“io non ho bisogno di sapere chi sei tu, tu non ha bisogno di sapere chi sono io”), pagamento half-half, metà prima e metà dopo il lavoro (“i miei clienti non se ne sono mai lamentati”) e solo tramite bitcoin: “È essenziale essere anonimi. E ho bisogno di averli prima, per coprire le spese di viaggio e di eventuali nuove armi”. Non una parola deve essere spesa nella vita reale o sulla clearnet (l’Internet comune), email e comunicazioni solo criptate con una chiave personale. E un’ultima precisazione: “Mi chiedono di farlo spesso – scrive il sicario – ma io non filmo il mio lavoro. Basterebbe un minimo errore, che io mostrassi la più piccola parte di me, per essere fregato. Prima di ogni altra cosa, farò del mio meglio per far sembrare sia stato un incidente o un suicidio”. Per questa opzione, un altro killer chiede un aumento sulla tariffa base.
Bufala o verità?
Cercando indirizzi per qualche settimana, sono riuscita a trovare una decina di siti. Le offerte sono simili, c’è chi si definisce “gruppo criminale”, chi dice di essere un soldato, chi un mercenario. “Ognuno di noi ha un’esperienza militare alle spalle lunga più di cinque anni”, assicurano su C’thulhu, prima di chiosare: “il miglior posto in cui chiudere i tuoi problemi è la tomba”.
“Reti di sicari e riciclaggio di denaro sono due tipi di fenomeni frequenti nella darknet – mi spiega Christian Karam dell’Interpol -. Il problema è che non si sa se siano reali o solo truffe. Ed è quasi impossibile saperlo”. Per scoprirlo, infatti, bisognerebbe assoldare un sicario e incaricarlo di un omicidio. Un’eventualità che neanche le forze dell’ordine prendono in considerazione. “Quando si fanno indagini sotto copertura, ci sono i cosiddetti agenti provocatori – spiega un finanziere – che stimolano i sospettati a commettere un crimine in modo da poterlo documentare. Ovviamente devono essere iper autorizzati. Ma chi autorizzerebbe un omicidio? E, soprattutto, chi lo racconterebbe?”. Questi presunti sicari prendono tutte le precauzioni per quanto riguarda l’anonimato. Gli unici dati richiesti sono quelli sulla persona da colpire. “La darknet è anche così – spiega Karam – una trasposizione virtuale di crimini che ci sono nella realtà. Tutto però è reso più complicato dall’anonimato. Ma la criminalità, anche quella organizzata, è esattamente la stessa”.
Ulbricht e Silk Road
In un forum chiedo se qualcuno abbia avuto esperienze con un omicida in affitto. “Credo che nessuno mai ti racconterebbe di aver assoldato un sicario – mi risponde Pinel – cosa dovrebbero dirti? ‘Io ho fatto uccidere mia suocera ed è andata benissimo’”. Mi racconta che l’unica storia confermata di sicari sul web, anche se non propriamente in affitto, è quella che ha coinvolto Ross Ulbricht, fondatore del noto market della darknet Silk Road. Il sito, fondato nel 2011, è stato chiuso dall’Fbi nel 2013. Ulbricht era Dread Pirate Roberts.
“A un certo punto, mentre il market era nel pieno del suo splendore e macinava tantissimi bitcoin – spiega Pinel – Ulbricht subì alcuni furti”. Secondo le ricostruzioni e le inchieste incolpò un suo collaboratore, accusandolo anche di aver permesso alle autorità di indagarlo. Perciò avrebbe commissionato un omicidio. “Se lo sappiamo – dice Pinel – è perché secondo le ricostruzioni avrebbe incaricato un utente di Silk Road per portarlo a termine. Che, a quanto pare, era un agente sotto copertura”. Controllo la storia. A raccontarla, in Italia, è Carola Frediani su La Stampa. Ulbricht avrebbe pagato 80mila dollari e l’agente, insieme a un collega (entrambi sono poi stati indagati per alcuni reati commessi durante il periodo sotto copertura) avrebbe inscenato e fotografato la finta morte del collaboratore “ovviamente con l’aiuto dello stesso che, a quel punto, possiamo dire stesse pienamente collaborando con le autorità, tanto da fare l’attore di se stesso per una recita piuttosto macabra”. Mentre continuo la mia conversazione pubblica con Pinel, mi arriva un messaggio privato. Contiene un link e un pdf. “Se proprio vuoi ammazzare qualcuno – mi scrive Anontrack – leggiti questo. Male che va ti fai due risate. Bene che va impari qualcosa”. Di solito è meglio non aprire mai i link nella darknet, ma stavolta si può fare un’eccezione. L’Ebook dal titolo Hitman, Manuale del perfetto assassino è in inglese e si apre con una citazione attribuita a Hitler: “Quando leggi, trattieni l’essenziale e dimentica il superfluo”. Sono 56 pagine divise in nove capitoli. Si va dalla “Preparazione mentale e fisica” al “Legalmente illegale: godi del frutto del lavoro”.
“Un giorno una donna mi ha chiesto come potessi, in buona coscienza, scrivere un libro di istruzioni per killer – c’è scritto nella prefazione – mi ha chiesto come potessi vivere in pace con me stesso sapendo che qualcuno avrebbe usato i miei scritti per uccidere. Ciò che mi è dispiaciuto è che si sia molto offesa per la mia risposta, ma credo che un sicario professionista soddisfi un bisogno della società e che sia, a volte, la sola alternativa per ottenere giustizia”. Il resto del libro alterna un racconto in forma di romanzo sulle gesta di un indipendent contractor, un lavoratore autonomo, che uccide le sue vittime su commissione e un’ analisi quasi scientifica del fenomeno. Torno nei messaggi privati: “È una storia vera?” chiedo. Ovviamente non ho mai ricevuto risposta.
Deep Web
Per mesi Virginia Della Sala ha usato un vecchio computer per indagare su cosa succede in quell’Internet parallela a cui si accede soltanto conoscendo le sequenze di numeri e cifre che nascondono gli indirizzi, il regno di spacciatori di droga, trafficanti di armi, terroristi, pedofili e idealisti. Facile l’accesso, garantito l’anonimato, ma i rischi possono essere molto elevati