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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

L’impossibile corsa contro il tempo della Grecia per rispettare l’ultimatum Ue ed evitare l’addio a Schengen

Lacrimogeni sugli abitanti di Kos che protestano contro gli hotspots. Atene e Salonicco in piazza (con Alba Dorata in prima fila) contro i piani per i campi profughi in città. È tutta in salita la corsa contro il tempo della Grecia per rispettare l’ultimatum Ue ed evitare l’addio a Schengen. «Per il summit del 18 febbraio i campi di smistamento saranno pronti», ha promesso il premier Alexis Tsipras. La realtà però pare un’altra. E Atene è stata costretta a mettere in campo l’esercito per fronteggiare l’emergenza.
L’unico hotspot in funzione oggi – a mezzo servizio – è quello di Lesbo, in grado di ospitare 2.700 persone contro le settemila previste a regime per queste strutture. A buon punto sono quelli di Chios e Leros, dove almeno sono arrivati i prefabbricati (94 e 78 rispettivamente) necessari alla costruzione. La riconversione dell’ex-poligono militare di Samos è invece appena partita mentre le cose sono in alto mare a Kos. L’isola, che teme ripercussioni sulla stagione turistica, è sul piede di guerra. Il sito non è ancora stato individuato e il sindaco Giorgos Kyritsis, dopo gli scontri tra manifestanti e polizia, vuol tenere un referendum sul tema destinato inevitabilmente ad allungare i tempi. Il ministro alla difesa Panos Kammenos ha fatto rotta su Kos per calmare gli animi, ma gli isolani non hanno nemmeno lasciato atterrare il suo elicottero Chinook.
Atene, preoccupata anche per il ruolo di Turchia e Nato in questa fase, ha nominato un responsabile dell’esercito in ogni isola per coordinare gli interventi, mettendo a disposizione le forze armate per i lavori sulle strutture. Le cose invece vanno meglio sul fronte della registrazione dei migranti, uno dei buchi neri contestati dalla Ue. Gli sbarchi dalla Turchia proseguono (74mila da inizio anno con 403 morti), ma il processo di identificazione migliora. La raccolta di impronte digitali – inserite nella banca dati anti-terrorismo Interpol – è cresciuta dall’8% di settembre al 78% di gennaio.
Il punto più delicato è però quello dei centri accoglienza. Se Bruxelles escluderà la Grecia da Schengen, i migranti rimarranno bloccati nel Paese (lo scorso anno ne sono arrivati più di un milione). I posti letto disponibili oggi sono 10.447 sulla terraferma e 7mila sulle isole, più o meno il numero di persone che sbarca in una settimana. Bruxelles ne vuole molti di più e ha ventilato l’ipotesi di creare campi profughi da 500mila persone ad Atene. Allo stato però non ci sono né i mezzi (non certo in Grecia) né i piani per costruirli e i migranti sono ospitati in condizioni precarie negli ex impianti olimpici della capitale. L’Alto commissariato sta preparando letti per altre 20mila persone. Ma è una goccia nell’oceano visto che anche ricollocamenti e rimpatri viaggiano a scartamento ridotto: i partner Ue si erano impegnati ad accettare dalla Grecia l’arrivo di 66.400 migranti, ma ne hanno presi 279. Dei 19mila rimpatri del 2015, buona parte riguardavano albanesi mentre solo mille persone sono tornate ai paesi d’origine (grazie a incentivi) nelle aree di guerra.