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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

Doppio ritratto di Virginia Raffaele

Marco Molendini per Il Messaggero
SuperVirginia, la trasformista che vitalizza il superfestival di Carlo Conti. Allo share spaziale conquistato al debutto va fatta la tara della sua presenza indispensabile, compensazione alle rigidità delle belle statuine Garko & Madalina. Primo esempio di co-conduttrice che rinuncia alla propria identità per mettersi in maschera: «Ma ci sono sempre io dentro quei personaggi», avverte col sorriso. La seconda sera nei panni di una siderale Carla Fracci ancora più esilarante della Ferilli del debutto, straripante, ammiccante e cattiva come deve fare una che fa il suo mestiere: «Studio, parto da un tic, dal timbro della voce, dall’atteggiamento. A volte ci vogliono settimane per appropriarsi dell’anima altrui», spiega.
Ci ha messo 3 ore e mezza, Virginia Raffaele, per diventare Sabrina. Come ieri ci ha messo 3 ore e mezzo per diventare Carla Fracci: «La mattina quando mi sveglio la faccia mi tira, mi sento come una rana per le tante protesi che debbo appiccicarmi sulla pelle. Ma il trucco e il parrucco sono fondamentali e non solo per motivi estetici. Ti fanno sentire dentro il personaggio», svela con l’aria della ragazzina che smonta il suo giocattolo. E un po’ ragazzina Virginia c’è rimasta, nonostante i suoi 35 anni.
TIRASSEGNO
È sempre la ragazzina cresciuta nel Luna park dell’Eur fondato dalla sua famiglia, ex proprietaria di un circo, che aiutava la nonna e la mamma negli stand del tirassegno. Una scuola formidabile, per poi frequentare in agilità il gran circo del Festivalone. «Chi sta dietro il bancone di un luna park deve imparare a far divertire la gente» ha spiegato. E poi all’Ariston, in particolare, «si avverte una sorta di abbraccio della gente, non è come uno studio televisivo. Ti fa sentire a casa». È stato così nella sera del debutto e ancora ieri (dove, con la faccia birichina, ha giocato un paio di volte sull’assonanza fra «cazzo» e mazzo di fiori), come quando ha preso di mira Carlo Conti chiedendogli: porti la conchiglia? E al suo no, imbarazzato, ha fatto seguire un ironico «allora complimenti!».
Virginia, però, non scuce una parola su cosa farà nelle prossime puntate del Festivalone, vuole lasciare l’effetto sorpresa e la scaramanzia circense fa il resto. Se, poi, si avanza timidamente il nome del ministro Boschi si rifugia, come fa spesso, prendendo a prestito la voce del ministro delle riforme: «Concretamenteee...».
In effetti, la formula del nome singolo da spalmare su ogni sera ha funzionato ed è facile immaginare che non verrà abbandonata. Tra l’altro permette di superare il rischio inflazione di una sarabanda di personaggi che finirebbero per pestarsi i piedi. Resta da chiedersi se mai la signora Raffaele si svelerà con la propria faccia, che tra l’altro è una bella faccia: «Ma in tutti i personaggi c’è sempre un po’ di Virginia – ribadisce -. Non faccio imitazioni, ma reinterpretazioni da attrice». Il cambio di identità, comunque, le permette di fare una sorta di gioco degli specchi: «In effetti non so, se in questo modo, mi nascondo o mi espongo di più» dubita.
VITTIME
Il gioco degli specchi, però, a volte diventa feroce. Così la lista delle vittime che se la sono presa non è leggera, va da Belen a Ornella Vanoni, alla Pascale, alla Bruzzone, alla Polverini. Non Sabrina Ferilli, che ieri le ha mandato anche un romanissimo messaggio di congratulazioni. «C’era scritto: “...tacci tua!” assieme a una serie di cuoricini che, nel suo linguaggio, significano roba bella». Una Ferillona straripante, popolana, sanguigna e verace: «Siamo amiche e romane tutte e due. Ho capito che il suo personaggio era spendibile nella conduzione. Mi diverte perché può sembrare scorretta, ma lo fa col sorriso. Ho puntato sul fatto che si vede che le piace vivere, che è godereccia. E quello che ho detto e fatto è coerente con il suo carattere. Un po’ come succede con la Vanoni. Non credo che abbia mai detto “abbiamo mai fatto l’amore io e te?”, eppure mi sembra credibile e coerente dirlo. E, anche nel caso di Sabrina, ho voluto scherzare sulla sua urgenza di mangiare».
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Laura Rio per il Giornale
Laura Rionostro inviato a SanremoUna brava imitatrice? Ma va. Un’ottima attrice comica? Macché... Lei è di più. Lei è un bel po’ di più. Lei è Virginia Raffaele, una che si impossessa dell’anima dei personaggi che prende di mira, che ne cava fuori la simpatia ma che ne esaspera pure i lati negativi. Fino anche all’esagerazione, fino a farsi odiare, addirittura fino a farsi quasi querelare. Ma non all’Ariston che l’ha accolta con ovazioni e che l’ha incoronata reginetta del Festival. La parodia di una godereccia e genuina Sabrina Ferilli della prima sera e di una impeccabile, volteggiante, smemorata e spassosa Carla Fracci di ieri l’ha messa in cima alla classifica dei co-conduttori di questa edizione. Una prestazione (ma attendiamo le ultime serate per il giudizio finale) che la consacra definitivamente nell’Olimpo dei comici.«Mortacci tua...» le ha mandato a dire la Ferilli dopo aver visto il numero del debutto. «Credevo di essere a casa, ho acceso la tv e mi sono trovata al Festival», ha anche postato scherzosamente l’attrice romana su Facebook. Ma mica tanto per scherzo. Virginia nei suoi personaggi si cala a pennello, per un momento pareva quasi che sul palco ci fosse la Ferilli vera. «Prima in giro per la città la gente mi fermava per chiedermi di procurare autografi di Garko che qui a Sanremo è il più cacciato – se la ride ancora la Raffaele – ora mi chiedono autografi della Ferilli...».Tre o quattro ore per truccarsi, settimane di studio per imparare movenze, accenti e tic: tanto successo non nasce dal niente. «Entrare nei panni di un altro è un processo strano. Io ci lavoro tantissimo – spiega lei – arrivo al limite del maniacale, dell’ossessione, nei personaggi mi calo con tutta me stessa, ne studio i dettagli, poi li reinterpreto, li reinvento, li allargo. Non è che pensi che la Ferilli mangia in continuazione (l’altra sera andava a chiedere agli orchestrali cosa volevano per cena...), ma nell’immaginario collettivo lei è considerata una che si gode la vita, alla quale piace la buona tavola. Non credo che la Vanoni (una delle sue imitazioni più note e che ha fatto molto arrabbiare l’interessata) abbia mai detto abbiamo mai fatto l’amore io e te?. Eppure mi sembra credibile e coerente con il personaggio».Da Nicole Minetti a Francesca Pascale a Maria Elena Boschi, tutte parodie che fanno spanciare dal ridere e che hanno decretato il successo di Virginia. Ma come li sceglie i personaggi da imitare? «Non so, in certi casi viene naturale. A esempio per Sanremo ho pensato a personaggi che potessero reggere una serata intera, come fossero veri conduttori. La Ferilli andava benissimo: può essere scorretta, può interrompere, può buttarsi su Conti, può fare quel che vuole». Insomma, una Roberta Bruzzone (la criminologa) e un ministro Boschi non farebbero gioco sul palco. Una Carla Fracci sì. Ma come ci si trasforma in un’altra persona? «La si studia in tutti i modi. Ma io preferisco non entrarci in confidenza, tenere a distanza le persone che imito». Anche perché spesso la parodia non è ben accetta. Non è stato il caso della Ferilli. «Ci conosciamo, ma quando ci incontriamo il mio cervello si divide in due: una parte cerca di essere partecipe della conversazione, l’altra cerca di memorizzare gli accenti, le movenze, i tic, poi con quell’inflessione romana viene così facile imitarla». E, dunque, alla fine non si capisce se Virginia Raffaele dietro le maschere si nasconde o si espone di più... «Non vi fate confondere, dietro la maschera ci sono sempre io. Non so se mi nascondo o mi espongo, ma reinterpreto, aggiungo e così mi prendo dei rischi».Un personaggio diverso ogni sera, «sempre che mi regga la faccia, sembro una rana per tutte le protesi che mi devo mettere». Ma, forse, nella scintillante finale, riapparirà Virginia. Solo lei, senza trucco e parrucco. Magari con un bell’abito come quelli di Madalina Ghenea. E, così, se la legge Cirinnà sarà stata approvata, potrà esaudire la promessa fatta alla sua collega co-conduttrice. «Io imitare te? – ha scherzato con lei – è difficile, devo studiarti, ma ti ho già detto che se passa la legge ci sposiamo».