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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

Dino Zoff e i ricordi dei suoi Juve-Napoli: «Le risse, i cazzotti e Sivori che tira le pallonate contro Herrera»

Panzanato e Salvadore, Sivori e Maradona, Herrera (Heriberto) e Pesaola, Iuliano e Altafini. Juventus-Napoli, per Dino Zoff è un film lungo una vita, pieno di facce e di storie, che scorre nella memoria.
«Per chi tifo? No, no. Non scherziamo, ho ricordi troppo belli di quelle squadre, di quei colori, di quelle città, per inquinarli con il tifo. Mi godrò una bella partita tra due bellissime squadre che ho amato e amo molto. Bel calcio, e basta. Che comunque, visti i tempi, non è poco».
Quante Juventus-Napoli ha giocato?
«Eh, parecchie. E me le ricordo tutte. Anche se nella testa i ricordi più vividi sono quelli di quando avevo la maglia bianconera».
Anche se ai tempi di quella forse più famosa lei era al Napoli.
«Ma quella è fuori categoria. Era il 1968. Successe di tutto. Ma non si può capire cosa accadde davvero se non si conoscono i fatti che precedettero quella gara».
Prego.
«Nel ’64, Omar Sivori era alla Juventus ed era già celebrato, quando arrivò in panchina Heriberto Herrera. I giornali lo chiamavano HH2, per non confonderlo con Helenio. HH2 e Sivori avevano un’idea di calcio opposta, oltre a due caratteri incompatibili. Questo costrinse Omar a lasciare Torino. Nel ’65 passò al Napoli. E da allora tutte le volte che giocavano contro, Sivori gli tirava le pallonate contro la panchina, lo faceva apposta. degli attentati. E noi: “Omar non si fa”. E lui: “Se volevo farlo, davvero, lo uccidevo”. Un manigoldo geniale. Dal canto suo, ad ogni gara, Herrera lo faceva marcare sempre più stretto. In quella del ’68 la marcatura toccò a Favalli. A un certo punto l’arbitro ammonì Sivori per un fallo proprio su Favalli, che però si era buttato. Si accende una discussione in mezzo al campo e dalla difesa arriva Panzanato. Un armadio, però anche un tipo ansioso. Ogni tanto sui calci d’angolo si perdeva le marcature e andava nel panico. Insomma, Panzanato arriva e scoppia il finimondo».
E lei?
«Io ero in porta. Ho visto la zuffa. I pugni, i tacchetti nelle gambe, l’arbitro che sventolava i cartellini e i giocatori che piano piano uscivano dal campo. Prima Panzanato e Salvadore, che continuavano a fare a cazzotti. Poi Sivori. Che si avvicinò a Herrera e gli urlò: “Al ritorno, a Torino, veniamo a giocare in sei. Tanto per vincere contro di voi basta”».
Avevate un buon rapporto con Sivori?
«Sì. Anche se nel ’64, io giocavo con il Mantova e in un’uscita, per proteggere la palla, col ginocchio gli ruppi due costole».
Se la prese?
«Non per l’infortunio. Ma perché eravamo sull’1-1 a 10 minuti alla fine. Herrera entrò in campo per trascinarlo fuori e far riprendere il gioco il più in fretta. “Dino, mi hai fatto uscire dal campo tra le braccia del paraguagio. Non ti perdonerò mai”, me lo rinfacciava tutte le volte».
Juventus-Napoli oggi è un’altra cosa…
«È sempre una partita di cartello... Sono due squadre forti, grandi. La Juve viene da 14 vittorie, il Napoli da 7. Non sono risultati casuali».
Favorita?
«Cinquanta e cinquanta. Anche se la Juve è più abituata a sfide di alto livello. E gioca in casa».
L’ha impressionata la rimonta bianconera?
«Be’ la squadra ha grandi meriti. Anche se va detto che gli altri li hanno un po’ aspettati».
Chi l’ha impressionata di più?
«Dybala. È forte, ha inventiva, è svelto e fa gol. A questi livelli è stato una sorpresa».
Meglio lui o Tevez?
«Ora non lo fa rimpiangere».
E del Napoli che dice? È merito di Sarri?
«L’impronta dell’allenatore è notevole. I giocatori giocano bene come non facevano l’anno scorso, specie in difesa. Segno che la squadra è più equilibrata. Poi per carità Higuain è in un momento di grazia.
Dica la verità, per chi tiferà?
«Davvero, non ci riuscirei neanche volendo. E non ripenserò nemmeno ai vecchi tempi. Mi godrò lo spettacolo e basta».