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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Ecco perché la Germania non è il paese più povero dell’Ue. Alla faccia di quello che dice la Bce

Qual è il paese più povero dell’Unione europea? La Grecia? No, la Germania. I greci, in media, sono ricchi il doppio dei tedeschi, e gli italiani addirittura tre volte e mezza. La sanità migliore d’Europa? Quella italiana naturalmente, mentre quella di Frau Angela si piazza a un umiliante 23simo posto.
Sono gli scherzi delle statistiche, ma è sorprendente che qualcuno ci voglia credere, come chi si ostina a spiegare la leadership economica della Germania con il fatto che le imprese paghino salari di fame, mescolando alle paghe delle imprese i minijobs a 450 euro, che sono in genere secondi lavori. E si dimentica che nel costo del lavoro non si dovrebbe tener conto solo del salario lordo ma del complesso sistema sociale che protegge i cittadini.
Due esempi a caso per smentire che i tedeschi siano pagati poco: una maestra d’asilo può arrivare a un massimo di 3.500 euro al mese, lordi, e uno spazzino di Berlino guadagna oltre 2 mila euro. Meno dei loro colleghi italiani?
La Banca centrale europea ha reso noto i suoi dati sul patrimonio dei cittadini dell’Unione: al primo posto il Lussemburgo, con oltre 398mila euro a testa. Poca sorpresa: il piccolo stato è un centro dell’alta finanza, ospita banche e multinazionali. Più sorprendente trovare al secondo posto Cipro con 266mila euro. Al terzo segue il Belgio con 206 mila. I tedeschi sono il fanalino di coda con appena 51 mila euro di patrimonio a testa, superati dagli sloveni che possiedono quasi il doppio, 100 mila euro, ma anche dagli slovacchi con 61 mila, dai portoghesi con 75 mila. I greci che muoiono di fame doppiano i tedeschi con 101 mila, gli spagnoli arrivano a 182 mila, e noi italiani siamo nel gruppo di testa con 173 mila. Per la verità questi dati vengono sfruttati anche in Germania: perché dovremmo regalare i nostri euro a chi sta meglio di noi?
Come quando giudicano ospedali e mutue, i funzionari della Bce si fermano alle cifre. Sulla carta, gli italiani avranno magari diritto a prestazioni sanitarie migliori dei tedeschi, ma tutti sanno che la realtà è diversa, e si finisce per essere ricoverati al pronto soccorso per una settimana, o per ottenere l’analisi garantita dalla mutua si rimane in lista d’attesa, per mesi, a meno che non si paghi privatamente.
Così la ricchezza si calcola in base al luogo dove si trova un bene. La casa in Toscana con piscina di proprietà di un berlinese viene attribuita agli italiani, come la villa in Grecia o sulla Costa Brava viene assegnata ai greci e agli spagnoli. Il meridione d’Europa povero e in crisi viene comprato dai tedeschi, e per paradosso diventa sempre più ricco. Questo vale anche per i capitali: se i tedeschi trasferiscono soldi sui conti di Cipro o del Lussemburgo contribuiscono ad arricchire virtualmente Nicosia o il principato. E nel calcolo entrano anche i miliardi trasferiti dagli oligarchi russi: loro speculano, e diventa a sua insaputa più ricco il pensionato cipriota o ateniese.
I tecnici della Bce non hanno ben chiaro cosa sia da valutare come «patrimonio» e come. Solo da poco, a causa dei bassi tassi di interesse, i tedeschi hanno cominciato a comprarsi casa, mentre gli italiani sono stati in passato quasi obbligati ad acquistare l’alloggio dove abitano. Solo il 40% dei tedeschi vive in una casa di proprietà, contro il 70% di greci e italiani. E i prezzi immobiliari sono esplosi a Roma e non a Berlino, dove, nonostante gli aumenti, sono sempre i più bassi tra le capitali europee. La vecchietta di Trastevere diventa ricca sulla carta perché il prezzo per metro quadrato del suo piccolo alloggio si è quintuplicato, ma non può venderlo se non vuol finire a vivere sotto un ponte.