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 2016  febbraio 09 Martedì calendario

Il ritorno dei radicali, a Roma e Milano

Vuoi vedere che le elezioni di giugno, che avrebbero dovuto registrare il trionfo dei grillini, segneranno invece l’exploit dei radicali? Roberto Giachetti, giustamente orgoglioso della sua militanza radicale, anche se ora è intruppato coi renziani (cose ne pensa del feeling del suo leader con Denis Verdini?) potrebbe ritrovarsi sindaco della Capitale, Marco Cappato (o chi per lui) da sempre promotore delle battaglie radicali meneghine potrebbe diventare uno dei vice di Giuseppe Sala.
Insomma, due radicali in posti-chiave nelle due principali città italiane.
Non c’è da stupirsi. Da sempre Marco Pannella va fiero dell’anomalia del partito che ha costruito, col doppio tesseramento, cioè la possibilità di essere iscritti al partito radicale ma anche a un altro partito, con una sorprendente sufficienza snobistica verso le prove elettorali, col vezzo di gettare idee e militanti nel campo altrui e nello stesso tempo di occupare spazi importanti nella società, per esempio con radio radicale o con i rapporti internazionali ben coltivati da Emma Bonino, rimpianta ministro degli Esteri (governo Letta).
Da quando Pannella è passato da deus-ex-machina del partito radicale a padre nobile, con nuovi dirigenti che hanno potuto emergere, un certo monotematismo che aveva spinto nell’angolo il partito è stato non abbandonato ma superato, a vantaggio di una maggiore presenza su molti temi dell’agenda politica. Anche così si spiega il ritrovato attivismo amministrativo dei radicali e il loro coinvolgimento nelle imminenti elezioni a Roma e Milano.
Nel capoluogo lombardo è quasi certa una lista di supporto della sinistra moderata a Giuseppe Sala. Il risultato delle primarie ha indicato che una percentuale consistente dell’elettorato pidiessino non ama Matteo Renzi. Potrebbe quindi essere pericoloso per Sala presentarsi alle elezioni con un listone forse ben calibrato ma che certo non riesce a caratterizzare “alla Pisapia”. C’è poi il problema dei sellini (o ex-sellini) dialoganti che non vogliono la rottura (essendo disponibili a un ingresso in giunta) ma neppure approdare a una lista comune. Di qui una lista di sellini non settari, socialisti, radicali e qualche indipendente che occupi uno spazio di sinistra moderata a supporto di Sala, ottenendo in cambio un vice-sindaco e qualche assessorato.
Tutti insieme, appassionatamente, per battere grillini e centrodestra, i quali sembrano infischiarsene degli autogol che stanno collezionando. Tra i 5stelle regna il caos, tra unioni civili e contratti da 150 mila euro mentre sul fronte del centrodestra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini stanno per estrarre dal cappello un candidato (Stefano Parisi) di cui non sono entusiasi e snobbano Corrado Passera che ha tappezzato la città di manifesti con slogan shocking che puntano al cuore (e ai voti) della destra.
Sala s’è già messo al lavoro e strizza l’occhio ai radicali. Un giornalista gli ha domandato: in passato per chi ha votato? E lui: «Repubblicani, radicali: mi affascinavano le battaglie di Pannella. Poi sempre centrosinistra: Pds, Ds, Pd» Da parte sua, Cappato (ex-deputato ed ex-parlamentare europeo, consigliere comunale uscente e consigliere metropolitano a Milano) sta già impostando la lista «Costituente per la partecipazione». Gli hanno detto sì il socialista (ex-consigliere comunale) Roberto Biscardini, l’ex-assessore all’ambiente (giunta Moratti) Edoardo Croci, l’ex-senatore dei Verdi, Fiorello Cortiana. Ci sono state prove tecniche in occasione delle elezioni (di secondo grado) per la Città metropolitana. Adesso si preannuncia la battaglia più impegnativa «in alternativa a logiche verticistiche e di schieramento», assicurano i promotori. Il 4 febbraio s’è tenuto un summit a Palazzo Marino, dal titolo esplicito «Per un progetto civico e municipale». Ovvero: «rilanciare gli obiettivi civici e federalisti di autogoverno cittadino e di qualità della città e dell’ambiente che erano stati al centro della presentazione della lista civica alle elezioni metropolitane».
Il dado è (quasi) tratto. I pontieri sono al lavoro per avviare prove di dialogo tra Sala e Cappato poiché in passato tra i due ci sono stati attriti. Dice Cappato: «Mi congratulo con Giuseppe Sala che ha vinto la consultazione interna al centrosinistra milanese. Come ho chiarito prima del voto, i radicali non hanno partecipato alle ’primarie’ proprio perché estranei a una coalizione che in questi anni ha badato innanzitutto a mantenere i buoni rapporti con tutti i centri di potere e di conservazione, sacrificando il progetto referendario approvato dai cittadini nel 2011. La nostra priorità resta quel progetto, senza inseguire rendite di posizione sulla base dei nuovi rapporti di forza all’interno della sinistra ufficiale italiana e milanese. Chiederemo dunque anche a Sala, come a tutti i candidati sindaco di Milano e a tutte le forze politiche e sociali, cosa intendano fare per garantire che siano i cittadini milanesi a decidere direttamente sul tema degli alloggi sociali senza consumo di suolo, della riapertura dei Navigli, dell’allargamento di Area C e di una nuova linea della metro, del raddoppio del verde pubblico. Le risposte, e i silenzi, saranno determinanti per valutare eventuali scelte elettorali, inclusa la presentazione autonoma».
Insomma, sembrano esserci i margini per supportare un candidato sindaco che ha votato radicale e che sembra disposto non solo al dialogo ma anche a sostenere esponenti radicali in posti-chiave. Del resto, Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino, i due candidati sindaco a sinistra sconfitti da Sala ma che hanno assicurato il loro impegno e la loro collaborazione col vincitore, hanno aderito alla proposta popolare di legge regionale promossa dai radicali milanesi sulla liberalizzazione della cannabis terapeutica in Lombardia così come all’istituzione di un registro regionale dei testamenti biologici da conservare nella tessera sanitaria di ogni cittadino. Provvedimenti che potrebbero essere recepiti dall’eventuale futura giunta Sala.
Da parte sua il segretario dei radicali di Milano (eletto a novembre), Lorenzo Lipparini, sottolinea «i successi ottenuti su laicità, mobilità, trasparenza e partecipazione in cinque anni di lavoro dei radicali in consiglio comunale e con le iniziative popolari. I quattro nuovi referendum propositivi su mobilità, navigli, verde e alloggi sociali saranno il punto di partenza di un percorso aperto a chiunque voglia dialogare nei prossimi mesi sul futuro della città di Milano».
Da Milano a Roma, dov’è radicale il più che probabile vincitore delle primarie pidiessine, Roberto Giachetti. La prima tessera a 18 anni, ammaliato da Pannella, poi nella redazione di radio radicale. In seguito ha flirtato coi Verdi, con Francesco Rutelli e ora con Matteo Renzi. Ma sempre ritirando la tessera radicale e versando il relativo obolo. Nel suo curricula vi sono 7 scioperi della fame. Una radicale molto attiva, Luisa Simeone, commenta: «Giachetti è conteso tra i padri del partito con cui condivide le lodevoli ispezioni nei penitenziari e l’opportunità, che spero diventi necessità, di consolidare la sua candidatura sul piano della concretezza e della discontinuità dal Pd di Mafia Capitale facendo propria l’agenda del segretario dei radicali ed ex-consigliere comunale, Riccardo Magi».
Un altro radicale di punta, Valter Vecellio, ha definito quella di Giachetti «la candidatura giusta al momento giusto. Qualcosa sta cambiando a Roma, non è più l’epoca degli Alemanno, e anche in Vaticano è finita l’era dei Bertone e dei Ruini. Giachetti può rappresentare nel modo migliore questo cambiamento». Così è nato il Comitato di radicali per Giachetti Sindaco promosso, oltre che da Vecellio, da Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Antonio Cerrone. Il Cupolone potrebbe avere, per la prima volta, un sindaco (anche) radicale. Con tanti saluti a Beppe Grillo.