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 2016  febbraio 09 Martedì calendario

«Gli uteri in affitto a 5.000 euro esistono, ho le prove». La campagna del ministro Lorenzin contro la stepchild adoption

«Non cerco la vittoria politica. Ma basta leggere qualche contratto... è inconcepibile, non posso tacere come donna e come ministra. Ne ho visto uno ad esempio di una coppia etero che ha “acquistato” l’utero di una donna per avere un figlio pagando 5.222 euro più 139 euro per nove mesi di alimenti. Eccolo qua». Beatrice Lorenzin ha la prova documentale del patto con cui due coniugi italiani hanno pagato una donna dell’est Europa per una maternità surrogata. Ora il “caso” è presso la Corte di giustizia della Ue e il ministero della Salute, guidato da Lorenzin dal 2013, in nome e per conto dello Stato italiano si è costituito in appello dopo il ricorso della coppia Un esempio. Una vicenda concreta. La ministra racconta i punti del patto. È quasi uno sfogo privato, mentre tiene in braccio a turno i due gemelli Francesco e Lavinia di otto mesi, che si contendono la mamma. Parlare di maternità nel soggiorno ingombro di baby box e di giochi, evita ogni presunzione di avere la verità in tasca. «Sono il ministro di tutti a prescindere dalle mie idee, non sono una oscurantista o bigotta, basta vedere cosa ho fatto sulla fecondazione assistita eterologa». Cosa ha fatto dunque, ministra? «Ho recepito la sentenza della Consulta e l’ho fatta vivere concretamente, rendendo gratuita l’eterologa. Ho voluto un registro per la tracciabilità dei gameti, così da avere il massimo della trasparenza e ho messo la fecondazione assistita tra i livelli essenziali d’assistenza sia quella omologa che la eterologa». Con questa premessa, alla vigilia del voto sulle unioni civili al Senato, la ministra della Salute lancia l’ennesimo appello: «Attenzione alle leggerezze, attenzione a far finta di ignorare il business della maternità surrogata che viene introdotto, magari in buonafede, con l’articolo 5 della legge sulle unioni civili».
Qualche giorno fa Beatrice Lorenzin ha firmato la carta di Parigi con cui un gruppo di femministe, di politiche socialiste, di studiose, tra le quali la filosofa Sylviane Agacinski, hanno definito la “Gpa”, la gestazione per altri, ovvero la maternità surrogata, «un’ingiusta pratica sociale lesiva dei diritti fondamentali dell’essere umano». Quindi, dice Lorenzin, «sì alle unioni civili, ma no alla possibilità di maternità surrogata, per gay o etero poco importa».
Il contratto, stipulato all’estero, che la ministra ha tra le mani lascia pochi dubbi sulla compravendita. Cinque pagine, sei commi. «Le parti qui convenute... la cui madre surrogata sarà da qui in avanti intesa come Madre...», è la formula iniziale. E quindi la donna che affitta il proprio utero si impegna alla Fivet, la fertilizzazione in vitro; a farsi assicurare contro le malattie; alla visita presso la struttura medica concordata; a tutti gli esami; a una opportuna dieta; ad astenersi dai rapporti sessuali durante il periodo di gestazione; a tenere il cellulare acceso; a restare nel luogo di residenza stabilito. Alla fine dei nove mesi, s’impegna a «consegnare subito il figlio senza allattarlo». Se ci dovesse essere un aborto spontaneo, si ricomincia. Sempre per la stessa cifra, di 450 mila rubli pari a circa 5.222 euro a figlio nato. I genitori del contratto possono chiedere una penale alla donna di cui hanno affittato l’utero per avere un figlio tutto loro, se viene meno a una delle clausole, se mette a repentaglio la salute del feto bevendo, usando stupefacenti, fumando, non prendendo le vitamine. Se poi il bambino nato ha «malformazioni fisiche o aberrazioni mentali» i genitori per contratto lo possono rifiutare. «Le sorti del figlio sono a discrezione dei genitori che hanno attivato la maternità surrogata»: racconta la sintesi del contratto la ministra della Salute.
Non teme Lorenzin, raccontando proprio ora questa storia di essere strumentalizzata dagli ultrà cattolici del Family day? «Non sono andata al Family day e sono d’accordo sulle unioni civili, ma la genitorialità merita almeno un discorso a parte, basta stralciare l’articolo 5 della legge Cirinnà perché lì non si sta parlando solo di adozioni». È quello che vuole il partito di Alfano che è quello di Lorenzin. Però lei afferma che è spinta dal rispetto delle donne e dei bambini: «Siamo viziati, ricchi ipocriti, permettiamo che i bambini diventino merce». Qualche settimana fa Lorenzin aveva parlato di “ultraprostituzione” a proposito dell’utero in affitto. «Nel senso della vendita del proprio corpo per procreare dettata dalla miseria», spiega. Come andrà a finire in Parlamento, dove le ragioni e le pressioni si confondono lasciando le persone omosessuali senza diritti e senza doveri? «Non pretendo che tutti la pensino come me. Voglio la legge, ma senza chiudere gli occhi. Fermiamoci sulla china che tutto è possibile, mercificabile».