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 2016  febbraio 09 Martedì calendario

La lenta e costosa morte degli elenchi telefonici

Nei casi peggiori giacciono abbandonati negli androni dei palazzi per mesi. Quando va un po’ meglio restano tutto l’anno incartati nel cellophane in un mobile del salotto. È la lenta agonia dell’elenco telefonico, sempre più soppiantato da siti e app se c’è da trovare un contatto. Eppure, la «guida» entra ancora nelle case e nei luoghi di lavoro di 20 milioni di italiani. Proprio in questi giorni Seat Pagine Gialle ha cominciato a distribuire l’edizione 2016. Un servizio che ha un costo, che i titolari di un’utenza telefonica fissa spesso pagano a loro insaputa e che da tempo fa storcere il naso alle associazioni di consumatori.
Diciamolo subito: la spesa è irrisoria. Si aggira in media attorno ai 3 euro, che i clienti si ritrovano direttamente in bolletta. Dipende dai gestori. Per esempio, a partire dal 1° ottobre, Tim ha deciso di fissare l’addebito a 2,50 euro. Ma se moltiplichiamo questo numero per le copie di Pagine Bianche e Gialle consegnate viene fuori una cifra che si aggira tra i 30 e i 40 milioni di euro. «Che di questi tempi è assurda per uno strumento del genere», commenta Gianluca Di Ascenzo, l’avvocato del Codacons.
Secondo una ricerca di Gfk Eurisko, oggi 17 milioni di persone utilizzano Pagine Bianche e Pagine Gialle. Circa il 34% del campione. «Si tratta di popolazione spesso anziana, che non ha accesso a Internet e usa il telefono e quindi la guida per chiamare uffici comunali, cercare il medico o lo specialista di cui ha bisogno o ancora di persone che vivono in aree svantaggiate, dove le comunicazioni sono difficili», sottolineano dagli uffici della sede centrale di Seat, a Torino. Il contributo richiesto ai gestori di telefonia e di conseguenza ai clienti serve per pagare i costi di distribuzione. La stampa degli elenchi, invece, è tutta a carico dell’azienda, che copre la spesa grazie alle inserzioni di chi ha un’impresa e vuole promuoversi nell’elenco acquistando spazi più grandi. «Rispetto a tutti i contenuti che si possono trovare in una guida, la cifra richiesta ci appare davvero minima», aggiungono ancora da Seat. Ma il Codacons sta pensando di proporre ad Agcom e al Garante della Privacy una revisione al sistema di distribuzione degli elenchi. «Si potrebbe pensare di consegnare la copia cartacea soltanto agli anziani o a chi vive in aree in cui l’accesso alla Rete è difficile. Sarebbe già una bella conquista e un gran risparmio», rilancia Di Ascenzo.
Intanto, chi non vuole più ricevere l’elenco a casa, può rinunciare contattando il servizio clienti del suo gestore. La disdetta è gratuita e può avvenire in qualsiasi momento. Quanti lo fanno? «Difficile da dire, ma il trend è in crescita», rispondono da Tim. D’altra parte, la tendenza è smaterializzare tutto ciò che può generare costi. Eppure Seat ha investito nelle guide cartacee 15 milioni di euro negli ultimi due anni. «Follia? No. Per noi questo è uno “smartbook” – raccontano – uno strumento formidabile e ancora utilissimo a molte persone anche oggi, che si integra perfettamente con gli strumenti digitali».