la Repubblica, 8 febbraio 2016
Il commento al campionato di Gianni Mura
Juve-Napoli, sabato. Sarri e Allegri ci hanno già pensato ieri, anche se sono affezionati al ritornello vecchio come il calcio: si gioca una partita alla volta. Però contro Carpi e Frosinone hanno schierato la miglior formazione possibile, Allegri anche rischiando con i due diffidati (Bonucci e Alex Sandro), Sarri con un cambio obbligato (Valdifiori per Jorginho). Non potevano permettersi frenate. Ma ci hanno messo una settantina di minuti per segnare l’1-0. Che significa? Che un po’ di stanchezza a questo punto ci può stare: 14 vittorie consecutive la Juve, 8 il Napoli, non conviene girare sempre al massimo perché il campionato è ancora lungo. Il Napoli, miglior attacco, ha avuto bisogno di un rigore per battere il Carpi in 10, con il pasticcio dell’espulsione di Bianco per un fallo di Zaccardo. Però poteva chiudere prima: rigore negato a Callejon e gol valido annullato ancora a Callejon. Rispetto alla Juve e pur rallentando spesso l’azione perché Valdifiori non è Jorginho, il Napoli è partito più deciso. La Juve più calma, non è la prima volta che succede: rischia poco, attacca sì ma senza strafare, si accontenta di controllare il gioco nella certezza, o quasi, che il gol arriverà. Una certezza sorretta dal lungo filotto positivo. Il dazio si paga con l’infortunio al polpaccio di Chiellini, che non sembra recuperabile per la grande sfida. Un problema per Allegri, che senza Caceres dovrà dare fiducia a Rugani oppure inventarsi qualcosa. Non sarà sabato che si conquista o si perde lo scudetto: su questo Sarri e Allegri si sono espressi. Resteranno 13 partite, 39 punti in ballo. Concordo per due terzi: se vince la Juve va avanti di un punto, in caso di parità restano i due punti di scarto, ma se vincesse il Napoli il vantaggio sarebbe notevole, 5 punti. E mezzo scudetto penderebbe dalla sua parte. Da qui a sabato i riflettori saranno puntati su Higuain e Dybala. Inevitabile, sono gli uomini- gol, diversi per caratteristiche ma ideali nel gioco di squadra.
Forse Dybala renderebbe di più in tandem con Mandzukic, pure fuori uso. Mentre Higuain si può servire in tutti i modi, Dybala sconsiglia i cross alti e preferisce lo scambio rasoterra o la conclusione da fuori, più ad effetto e meno potente rispetto a Higuain.
Dicono i numeri: miglior attacco contro miglior difesa.
Può essere un indizio su come si svilupperà la partita. Al Napoli vanno bene due risultati su tre, basta non perdere. Quindi, Sarri dovrebbe scegliere una linea prudente, che non significa rinunciataria: lasciare l’iniziativa alla Juve e cercare di colpirla in contropiede. Non lo farà, l’attendismo non è una caratteristica del Napoli. La Juve dovrebbe partire a tutto gas, ma è più probabile che si preoccupi di mantenere lo 0-0 fino all’intervallo, per cambiare ritmo nel secondo tempo. Lo fa spesso. Vada come vada, è una partita che riunisce le due squadre che hanno sorvolato il mucchio e si vincerà controllando i nervi, non solo il pallone. Tornando un attimo a ieri, bello il tributo d’affetto dei tifosi a Koulibaly (tra i più in forma).
Se le prime della classe arrivano allo scontro diretto senza brillantini e paillettes, dietro è anche peggio. Il calendario propone un Fiorentina-Inter molto importante per il terzo posto. In casa viola dev’essersi rotto qualcosa tra società e allenatore e l’espulsione di Mati Fernandez, tra le più stupide viste finora, dice che la squadra ne risente. Con quello che ha a disposizione, Sousa sta facendo bene. Cosa che non si può dire di Mancini.
Dall’Inter non si sa mai cosa aspettarsi. Il 3-3 di Verona è grottesco. Fin qui l’Inter aveva subito un solo gol di testa su palla inattiva (Alex). Deve averci preso gusto, perché a Verona ne ha incassati tre in fotocopia. Mancava Miranda, ma non basta a spiegare tante falle. Nemmeno si capisce perché Mancini ogni volta cambi gli undici di partenza.
Cerca la quadra, come si dice in gergo? È grave che in 24 partite non l’abbia trovata.
Nel finale pazzo, al 4-3 è andato più vicino il Verona dell’Inter. Che resta in corsa, ma non sembra molto convinta, come fosse a un incrocio di Babele.
Idem la Roma, di buono solo i tre punti che la riportano in scia e il gol di Perotti. La salvano Szczecny e la traversa. Per il resto: cottura a mezzora dalla fine, rivisto Florenzi centravanti ma anche terzino, latitante Pjanic, inguardabile Dzeko. La Samp meritava il pari, ma la fortuna guardava altrove.