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 2016  febbraio 08 Lunedì calendario

La Francia in difesa dell’accento circonflesso

Non è mai stato così amato come ora che rischia di scomparire. Il vituperato accento circonflesso che bambini, e non solo, dimenticano spesso di mettere sopra le vocali, non sarà più obbligatorio nell’insegnamento dell’ortografia.
La lingua francese dice così addio a quello strano cappello, vestigia di una “s” caduta con l’uso. In altri paesi sarebbe una riforma popolare, accolta con sollievo da grandi e piccini: non in Francia, dove l’ortografia è una religione, spesso non praticata ma comunque sacra. I francesi si lamentano continuamente delle complicazioni della loro lingua, e dei troppi errori che provoca, ma poi insorgono appena qualcuno prova a fare un passo verso la semplificazione.
Da giorni la protesta #JeSuisCirconflexe ha invaso la Rete. Alcuni esponenti politici hanno attaccato il governo che «incoraggia la pigrizia intellettuale» e i media hanno ripreso i commenti di lettori indignati. «Non è togliendo ostacoli che aiutiamo i ragazzi a scrivere correttamente», ha detto lo scrittore Jean d’Ormesson. Per molti esperti esiste già un impoverimento della lingua dovuto alla scrittura rapida sugli schermi. La riforma voluta dal ministero dell’Istruzione è in discussione da tempo, addirittura dal 1990, ma solo dal prossimo anno scolastico entrerà in vigore nei manuali scolastici. La ministra Najat Vallaud-Belkacem ha precisato che si potrà continuare a usare l’accento ma diventerà facoltativo. Insomma, è in preparazione un lento funerale. Si potrà evitare il “cappello” solo su I e U, tranne in caso di alcune terminazioni verbali, nomi propri o quando l’accento serve a distinguere una parola dall’altra: per esempio mûr, maturo, e mur, muro, oppure jeûne, digiuno, e jeune, giovane.
Il governo ha ripreso una vecchia indicazione dell’Accademia di Francia, custode della purezza della lingua, che aveva fatto qualche concessione sull’uso del più strano degli accenti. Ma ci sono voluti ben 26 anni per fare in modo che la riforma entrasse in vigore. Dal prossimo anno scolastico, ha fatto sapere una circolare ministeriale, i libri di scuola dovranno adottare la nuova dizione, facendo riferimento alle «correzioni ortografiche pubblicate nella gazzetta ufficiale francese il 6 dicembre 1990». Il dibattito si era aperto alla fine degli anni Ottanta, quando ci si rese conto che la lingua francese stava perdendo terreno all’estero perché troppo complessa. L’allora premier socialista Michel Rocard decise di istituire il Consiglio superiore della lingua francese, che riuniva insieme francesi e francofoni. Da quel consesso uscì un parere favorevole alle modifiche proposte dall’Accademia, che vennero quindi pubblicate ufficialmente ma mai veramente adottate. Tra i membri di quella commissione c’era anche Bernard Pivot, famoso presentatore della trasmissione letteraria
Apostrophes e organizzatore di concorsi di dettati nazionali. Pivot aveva dato parere favorevole alla fine dell’accento circonflesso. «Non c’è niente di male, si tratta di un piccolo aggiornamento», ribadisce ora lo scrittore. La novità si applicherà a circa 2.400 parole. Insieme a questo cambiamento, la riforma ha previsto di abolire il trattino in alcuni casi come per porte- monnaie, portafoglio.
Circa 400 parole dall’ortografia incerta e non sempre rispettata sono state semplificate. Per esempio, si potrà scrivere ognon, cipolla, e non più oignon. Cambierà anche nénuphar, ninfea, che ora si potrà scrivere nénufar.
Qualcuno si è accorto che persino Balzac e Proust usavano nénufar nei loro romanzi, prendendosi un po’ di quella libertà che oggi fa rabbrividire.