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 2016  febbraio 08 Lunedì calendario

Partono missili da Pyongyang. Test o provacazione?

Una presentatrice della tv di Pyongyang in abito rosa ha descritto così l’impresa al pubblico nordcoreano raccolto davanti a un megaschermo nella capitale: «Un’affascinante scia di vapore ha seguito il satellite nel cielo blu». La scia è stata emessa da un razzo lanciato alle 9,30 di ieri mattina dal poligono di Tongchang-ri, vicino al confine con la Cina. La Corea del Nord sostiene che si è trattato di un esperimento a fini civili, per mettere in orbita un satellite. Secondo Washington, Tokyo e Seul è stato invece un nuovo passo nel progetto bellico di Kim Jong-un che punta a miniaturizzare una carica nucleare e collocarla su un missile a lungo raggio. L’intelligence sudcoreana ha riferito che il satellite pesa solo 200 chili, troppo piccolo e leggero per essere utilizzabile. Una copertura per il test del razzo, che sarebbe quindi un missile balistico con un possibile raggio d’azione di 9-10 mila chilometri e metterebbe sotto tiro l’Asia, gli Stati Uniti, l’Australia e l’Europa.
«Una provocazione intollerabile e una minaccia diretta agli Stati Uniti», ha ammonito il segretario di Stato John Kerry. Dopo una riunione d’emergenza, il Consiglio di Sicurezza ha «condannato duramente» il nuovo test missilistico della Corea del Nord auspicando che si possa «rapidamente» adottare una risoluzione che imponga nuove misure punitive: in base alle risoluzioni dell’Onu, alla Corea del Nord sono vietati anche gli esperimenti missilistici a scopo civile, visto che il regime persegue l’obiettivo di dotarsi di armi di distruzione di massa (e ci è già riuscito nel campo nucleare).
Il 6 gennaio i tecnici di Kim Jong-un hanno fatto esplodere una carica nucleare sotterranea (forse una bomba all’idrogeno). Secondo fonti cinesi l’arsenale nordcoreano si compone ormai di una ventina di ordigni nucleari. Seul ieri ha avvertito che i nordcoreani stanno già preparando un altro test nucleare, che sarebbe il quinto.
Con questa sfida aperta alle risoluzioni Onu, la Corea del Nord ha aperto una crisi destabilizzante. Washington e Seul hanno subito annunciato di aver cominciato consultazioni per dispiegare il prima possibile uno scudo antimissile in Corea del Sud: si tratta del Terminal High-Altitude Area Defense (Thaad). La Cina si oppone, sostenendo che il sistema Thaad «segnerebbe un’escalation militare e indebolirebbe la sua sicurezza nazionale» (si intravede una sorta di riedizione della sfida Usa-Urss sulle guerre stellari).
Sul fronte diplomatico, Washington preme per il rafforzamento delle sanzioni economiche e politiche che da dieci anni cercano di contenere la Nord Corea e chiede alla Cina di «fare di più», impegnandosi di fronte all’Onu a sospendere le forniture strategiche di combustibile aereo e petrolio, bloccando ogni movimento finanziario del regime assediato. Ieri Pechino si è solo «rammaricata» per il lancio del missile.
Fonti cinesi ammettono che Kim Jong-un è diventato un alleato ingombrante e incontrollabile. Ma la Cina resiste di fronte all’ipotesi di inasprire l’assedio economico: «Le sanzioni non debbono essere un fine, ma aiutare a riaprire il negoziato per la denuclearizzazione della penisola coreana». Pechino non vuole inasprire le sanzioni rischiando di far crollare il regime di Kim Jong-un (che pure non apprezza). «Per la Cina, lo scenario peggiore è di spingere la Nord Corea fino a trasformarla in un nemico, un nemico dotato di armi nucleari alla frontiera», dice il professor Zhang Baohui, della Lingnan University di Hong Kong. A questo punto la Casa Bianca pensa di imporre unilateralmente «sanzioni secondarie»: significherebbe punire non solo i nordcoreani, ma anche le aziende straniere che fanno affari con Pyongyang. E queste aziende sono solo cinesi.
Il candidato repubblicano alla presidenza Jeb Bush ieri ha detto che si potrebbe anche arrivare a «un’azione preventiva», vale a dire un attacco. L’«affascinante scia» del missile indica una tempesta in arrivo nella regione Asia-Pacifico.