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 2016  febbraio 05 Venerdì calendario

Sci da collezione. Da quelli di Zeno Colò a quelli di James Bond

La prima volta, li aveva piazzati davanti ai portoni, nei cortili e perfino nei prati di Bornasco, frazione di Sala arroccata sulle colline moreniche della Serra: 600 paia di sci: di legno, di plastica e di metallo; fatti a mano e prodotti in fabbrica, da discesa, da libera o da chilometro lanciato. 
Una raccolta messa insieme pezzo dopo pezzo, con esemplari recuperati da soffitte o cantine e, talvolta, perfino davanti ai cassonetti dell’immondizia dove, solitari e fuori misura, i vecchi sci erano stati abbandonati. Era il 2011, l’ex fiorista Alberto Vineis non immaginava di imbarcarsi in un’avventura che lo avrebbe portato, su un Tir, in giro per l’Italia a mostrare gli «arnesi del mestiere» della Valanga Azzurra e di uno degli sport più popolari al mondo. 
E nemmeno Piero Ramella, più di 20 anni trascorsi alla Rossignol e 3 alla Salomon, ci credeva quando, un giorno, Vineis è piombato nel suo negozio di articoli sportivi a chiedergli una mano per organizzare la mostra. «Mi ha detto che aveva dei vecchi sci da esporre ed è stato amore a prima vista» scherza Ramella che a sua volta aveva un debole per le vecchie cabinovie di impianti da risalita. Così alla cestovia da 2 posti di Laveno Mombello e all’ovetto da 12 posti dei Salati di Gressoney prontamente Vineis ha aggiunto il cestello da 6 posti dello Staffal-Gabiet. «Mentre Alberto parlava mi veniva in mente la storia di Aristide Nicola, il primo importatore della Rossignol in Italia e del suo ufficio dove aveva messo in bella vista i primi esemplari di sci di legno fatti a mano dall’artigiano francese. Non potevo tirarmi indietro».
Dopo il debutto nei prati di casa, Vineis e Ramella hanno iniziato a viaggiare da Gressoney a Limone Piemonte, fino a Sondrio, ad Albosaggia. «Ma ci hanno interpellati dalla Sicilia per allestire una mostra sull’Etna e forse andremo anche a Londra» spiegano felici. 
La prima volta
«È vero che i primi sci li avevo visti in strada, davanti a un bidone della spazzatura – dice Vineis -. Ho cominciato proprio così, non ho resistito e li ho portati a casa» spiega Vineis. E da quella prima volta, di cassonetto in cassonetto, grazie al passa parola e a Internet, gli sci sono diventati 1500. Il preparatore degli attacchi Look Nevada, Angelo Musci, pure lui biellese, ha offerto gli sci di Gustav Thoeni, da alcuni amici sono arrivati quelli usati da Pierino Gros e un paio autografato da Alberto Tomba. «All’inaugurazione della prima mostra invitammo anche Claudio Ravetto, l’allenatore che ha portato 22 atleti italiani sul podio in una sola stagione, nonché direttore tecnico dal 2001 al 2014 della Nazionale e Davide David, papà di Leo, lo sfortunato campione che, a causa di un brutto incidente nel 1979 a Lake Placid, si spense qualche anno dopo a Gressoney. Anche lui ci ha donato gli sci di suo figlio. Poi quella nostra si è trasformata in “missione” perchè il nostro desiderio più grande ora è far capire ai giovani come sono cambiate le cose e quanto è affascinante questa evoluzione».
La collezione
È della Sarp (Società anonima Raimondo Persenico di Chiavenna), il paio di sci più vecchi: due «pattini di legno» del 1909. All’appello ci sono anche quelli di Giuliana Minuzzo (due medaglie di bronzo alle Olimpiadi del 1952 e del 1960 e una ai Mondiali del 1956 a Cortina). E poi gli stessi modelli usati da James Bond in Solo per i tuoi occhi o da Karina Huff e Claudio Amendola nel primo episodio di Vacanze di Natale nel 1983. «A Mike Bongiorno per 5 anni ho portato personalmente gli sci Rossignol e una volta ci ha cercati il regista tedesco, Wim Wenders che doveva girare uno spot per Ubs. A Selva di Val Gardena ha ricreato la discesa vincente di Bernard Russi nel 1972 utilizzando i nostri sci» aggiungono i collezionisti.
Sognando un luogo di fascino («il Museo dello sci di Oslo» per esempio) «uno spazio in cui dare dignità alla loro raccolta ammucchiata sotto la tettoia di Bornasco», Vineis e Ramella hanno riposto le loro speranze sul sindaco Lunardon di Sordevolo: in una vecchia fabbrica dismessa, dove una volta battevano i telai e non c’era tempo per pensare al divertimento, un intero secolo di sci presto farà sognare discese da brivido agli appassionati che visiteranno la più grande esposizione in Europa e forse al mondo.