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 2016  febbraio 05 Venerdì calendario

Il carnevale di Colonia ovvero il giorno in cui le donne si riprendono il mondo

Un omone vestito da topo si aggira sconsolato per la piazza, un po’ alticcio: «Che peccato». Erhart doveva venire con la sua comitiva. Alza le spalle, sbuffa: «Dopo i fatti di Capodanno e dopo tutti questi allarmi per lo Stato Islamico, hanno preferito tutti rimanere a casa». Sua moglie, Margret, si è travestita da gatto. Il trucco è un po’ sbavato per la pioggia incessante che affligge la città da ore: «Pensare che doveva essere la nostra festa, la festa delle donne». E invece. La cosiddetta “Weiberfastnacht”, il giovedì grasso “delle donne” è l’esordio ufficiale del Carnevale, è il giorno in cui le donne di Colonia si riprendono il mondo e vanno in giro tagliando cravatte agli uomini. Ma un mese dopo le aggressioni a centinaia di donne nella notte di Capodanno, la ferita più grande per la città renana è ancora aperta, le indagini quasi al punto zero e la paura grande.
Una delle piazze principali, Heumarkt, nel pomeriggio è mezza vuota. E molti sono ragazzini, cantano le canzoni tipiche in dialetto, si rincorrono ubriachi tra i padiglioni. Lamoine sorride: un ragazzo alto un metro e novanta mascherato da bebè e le ha chiesto un Koelsch. Lei serve la tipica birra di Colonia su un lato della piazza. Scuote la testa, «il nostro padiglione esiste da tanti anni. È vero che oggi piove tanto, ma la verità è che hanno spaventato tutti ».
Il carnevale di Colonia dura una settimana, attira un milione e mezzo di turisti, il giovedì grasso non è che l’esordio. È una festosa celebrazione del rovesciamento del mondo che risale al Medioevo e sbeffeggia santi e potenti. Il culmine è il “lunedì delle rose” con i coloratissimi carri che attraversano la città. Mille anni fa i parodianti mascherati non risparmiavano neanche i vescovi, in questa cattolicissima enclave renana. E quest’anno porteranno in processione un pupazzo di Angela Merkel. Fino al mercoledì delle ceneri, metà dei coloniesi scappa, l’altra metà festeggia. Quest’anno il Comune ha protetto i monumenti più importanti della città con delle gigantesche tavole di legno. Non per pudore, per pipì: molti uomini nordici non aspettano di trovare una toilette, quando hanno bevuto troppo.
Il giorno della Weiberfastnacht, molti lavorano mezza giornata; e non è raro ritrovarsi alle poste o in banca un impiegato dall’aria serissima che svolge le ultime funzioni prima del caos indossando un naso rosso da pagliaccio. Quest’anno, però, con la ricorrenza più famosa, è arrivata la paura. Da settimane, lo spray al pepe e le armi finte e gli scacciacani vanno a ruba. Tanto che il capo della polizia, Jürgen Mathies, ha formulato un appello a non portarsi dietro pistole o mitra finti, per non creare inutilmente situazioni di panico. «Paura e festa sono inconciliabili», ha spiegato, aggiungendo: «Non sto parlando ovviamente del costume da cowboy con il revolver, ma di armi molto simili a quelle vere». A fine giornata, il bilancio è buono: solo due sequestri di mitra finti.
La città si è preparata all’evento cercando di evitare i terribili errori di Capodanno. «Non ci faremo rovinare la festa da un po’ di pioggia», ha sdrammatizzato ieri mattina la sindaca, Henriette Reker. Ma molto di più ha fatto la paura. Le autorità hanno cercato di alzare il livello di sicurezza triplicando il numero di poliziotti – sono oltre 2.500 a presidiare i luoghi più caldi della città. E ha creato nei pressi della stazione un centro specifico per donne molestate. Per tutto il giorno, anche nel luogo rimasto più tragicamente famoso per le aggressioni di massa, la situazione è stata tranquilla. Il bilancio è stato confortante: molte meno aggressioni, appena sei denunce per molestie, e un vistoso calo delle rapine.
Secondo una delle più famose femministe tedesche, Anne Wizorek, c’è un altro bilancio, molto meno rassicurante. «A un mese dal Capodanno, ancora non sappiamo bene cos’è successo», ricorda al telefono. «È un fatto inquietante. Così com’è terribile che sia sopravvissuto il sospetto che si sia trattato di uno scontro di civiltà o di un fenomeno islamico». A poche ore dalle molestie, Wizorek e altre femministe hanno lanciato l’hashtag #ausnahmslos, letteralmente “senza eccezioni”. Un modo per dire che il sessismo è un problema universale e grave, in Germania. «Una donna su tre ha subito violenze o aggressioni sessuali – sottolinea – e il colore della pelle o la religione non c’entrano nulla. Non basta dire sempre che abbiamo Angela Merkel come cancelliera per dimostrare che siamo più evoluti con le donne. C’è ancora molto da fare».