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 2015  novembre 30 Lunedì calendario

Jack Ma, il fondatore di Alibaba, pioniere dell’e-commerce ora si interessa alla vecchia carta stampata

L a notizia è stata finalmente pubblicata anche dal diretto interessato, il South China Morning Post, storico e venerato quotidiano in lingua inglese di Hong Kong. 
«Il Scmp Group ha ricevuto un’offerta preliminare da parte di un acquirente di cui non facciamo il nome». L’identità del compratore però circolava da diversi giorni: Jack Ma, il fondatore di Alibaba, gigante dell’ e-commerce. Un nuovo caso di new economy basata su Internet che si interessa alla vecchia carta stampata e all’informazione di qualità dopo il colpo di Jeff Bezos di Amazon che nel 2013 ha rilevato il Washington Post. Le analogie però finiscono qui. E già cominciano i dubbi. 
Il South China Morning Post, fondato nel 1903, è sempre stato una voce indipendente e critica verso Pechino; anche dopo che Hong Kong è tornata alla Madrepatria, ha goduto del privilegio «un Paese due sistemi»: stampa censurata in Cina, libera nell’ex colonia britannica. Il Scmp è sempre stato una fonte preziosa di informazioni non solo su Hong Kong ma soprattutto sulla Cina. Grazie alla lingua inglese è globalizzato, letto da chi vuole sapere che cosa succede nei palazzi del potere di Pechino. A lungo ha avuto il record di giornale più redditizio del mondo, nel rapporto tra utili e numero di copie. E anche ora guadagna bene: nel primo semestre del 2015 ha dichiarato utili per 26 milioni di dollari. Dal 1993 il gruppo editoriale è controllato dal malesiano Robert Kuok, che lo rilevò dalla News Corp di Rupert Murdoch. 
La diffusione su carta si è attestata sulle 100 mila copie, che per una città di sette milioni di abitanti come Hong Kong è più che buona e l’edizione web (a pagamento) è seguita da oltre seimila abbonati internazionali. Però servono investimenti e Jack Ma, che ha alle spalle i 200 miliardi di dollari di capitalizzazione di Alibaba e in tasca una fortuna personale valutata sui 23 miliardi, potrebbe essere la persona giusta. 
Posizionamento
Il profeta dell’ e-commerce cinese è una figura carismatica, ma ha un problema: è cinese e il suo mercato è ancora largamente radicato in Cina, nonostante la sua ambizione di diventare un attore mondiale. Il problema dunque è politico: un proprietario cinese, con ottime connessioni con il potere di Pechino, non può non far temere un controllo più o meno occulto del contenuto editoriale. A Hong Kong c’è libertà di stampa, a Pechino ci sono la censura, il ministero della propaganda e le veline del partito da pubblicare integralmente. Tanto è vero che il sito del South China Morning Post è stato oscurato nella Cina continentale l’anno scorso per i suoi articoli sulla Rivoluzione degli Ombrelli a Hong Kong. 
Forse non è un caso che la prima indiscrezione sull’offerta di Jack Ma sia stata pubblicata a inizio novembre proprio a Pechino dal China Daily, voce in inglese del governo. Subito dopo, Jack è stato intervistato da Bloomberg Tv a proposito del trionfo nel Singles Day dell’11 novembre, quando in un solo giorno le piattaforme di e-commerce di Alibaba hanno venduto ai cinesi prodotti per oltre 14 miliardi di dollari. Mr Ma, è interessato al South China Morning Post ? «Sono interessato a molte cose... noi abbiamo bisogno dei media per aiutare le piccole e medie imprese a promuovere i loro prodotti e in cambio ci sono miliardi in pubblicità per i media. In più, i media potrebbero usare il nostro database di clienti in modo accurato». Quindi lo sta comprando? «Sto guardando molte aziende». Risposta elusiva. 
Critiche
Il Wall Street Journal ha già criticato l’operazione: se l’acquisto del giornale fosse (come dicono alcune fonti) in carico ad Alibaba, sarebbe l’ennesima prova del fatto che Jack Ma ha scarsa considerazione dei suoi azionisti, ha commentato il giornale di New York. Se invece fosse Ma a comperare personalmente, potrebbe agire nell’interesse di Pechino. Naturalmente, ogni passaggio di proprietà, in ogni Paese del mondo, è sempre guardato con sospetto, ma non c’è dubbio che le ombre cinesi siano allarmanti. La stampa di Hong Kong, a seguito dell’esplosione della protesta democratica l’anno scorso, ha già segnalato pressioni e ritiro di pubblicità da parte di grandi gruppi industriali della Repubblica popolare. 
Comunque vada a finire, Jack Ma ha già un impero mediatico superiore a quello di Bezos: dal 2013 Alibaba ha investito nella eBusiness Review, pubblicazione cartacea; ha acquistato il 40% di Huxiu, blog di tecnologia e business; ha messo 193 milioni su China Business Network, agenzia che fornisce notizie e dati finanziari; ha lanciato Wujie Media, sito online di notizie; ha appena preso per 4 miliardi Yukou Tudou (gemello cinese di YouTube), si preparerebbe a entrare in Sina, che controlla Weibo (il Twitter cinese). Una notizia sul futuro del South Cina Morning Post intanto c’è. Da gennaio cambia il direttore: lascia Wang Xiangwei (un passato a China Daily e Bbc ) e arriva la signora Tammy Tam, che dal 2012 era la vice. Prima direttrice in 112 anni di storia.