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 2015  novembre 28 Sabato calendario

Di Natale si è stufato. Forse a gennaio si ritira

Lo ha detto tante volte, basta, non ce la faccio più, è ora di smettere. Però, quando lo diceva, Antonio Di Natale segnava, eccome se segnava. Stavolta è diverso: Di Natale non fa più gol – uno solo finora, al Genoa – e gioca sempre meno. Nell’ultimo turno contro la Samp è partito dalla panchina e identica sorte dovrebbe toccargli domani contro il Chievo. Un malessere che lo avrebbe convinto, a 38 anni, a dire basta per davvero, forse sin da subito: l’idea è quella di ritirarsi a fine 2015, se così fosse gli rimarrebbero appena quattro partite da professionista in A. E rinuncerebbe a diventare il quarto miglior marcatore all time del nostro campionato: è staccato otto reti da Meazza e Altafini, in questo momento è fermo a 208. Totò è uno di quelli che esige il massimo dal suo fisico: normale che, se le cose non girano a meraviglia, non sia sereno. Lo fece capire già nel 2014, quando tornò indietro sulla sua decisione, maturata a gennaio, di appendere le scarpe al chiodo. Da questo punto di vista, gli ultimi tempi non lo hanno soddisfatto. Ma c’è di più, e cioè il pensiero che sia stato messo in disparte, soprattutto da Colantuono. Essere partito dalla panchina domenica scorsa per far posto al 21enne Aguirre, che fin qui non ha convinto, non gli ha fatto passare una bella settimana. Il timore di aver perso quella centralità che ha sempre avuto a Udine, in quanto giocatore più presente (433 volte) e più prolifico (224 gol) di tutti i tempi, non sarebbe il modo migliore per chiudere la carriera. Ma dal suo entourage escludono trasferimenti, tra cui un ritorno ad Empoli. Già, Empoli, la città in cui la sua carriera ha la prima grande svolta, nonostante quando arrivi, a 13 anni, tutto sembri fuori dalla sua portata. «Pensai: ma dove sono finito?», avrebbe poi ricordato memore di quei giorni che gli pesavano, al punto che un giorno scappò nella sua Napoli. Ma Empoli ha rappresentato il suo trampolino, con le prime stagioni in B e poi in A (18 gol in due anni), e anche un crocevia della sua vita personale: è in Toscana che ha conosciuto la moglie Ilenia, da cui ha avuto due figli. Quando si sono incontrati, lei non sapeva nemmeno fosse un calciatore. A Udine ottiene la sua consacrazione, 12 stagioni, comprese le due di fila in cui si laurea capocannoniere. Non si è più spostato dal Friuli, ed è il motivo per cui Di Natale piace ai romantici, ma è anche l’aggancio più scontato per i suoi detrattori: non essersi misurato in una big – anche se nel 2010 disse no alla Juve – avrebbe lasciato un punto interrogativo sulla sua carriera. Ingrandito da un’esperienza in Nazionale tra luci ed ombre, con quel rigore sbagliato contro la Spagna a Euro 2008 che gli ha alienato parecchie simpatie. Ma non sarebbe stato Totò: Udine è l’Udinese, ma anche la famiglia, la scuola calcio “Donatello” che gestisce, il “Totò Caffè”, la sua azienda di torrefazione. E ovviamente il nuovo Friuli, quello che, una volta terminati i lavori, Di Natale potrebbe ammirare solo da spettatore.