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 2015  novembre 28 Sabato calendario

Il Pd e la crisi dei circoli: dai 7mila di Bersani ai 4.500 di oggi. E anche gli iscritti calano, soprattutto in Emilia

Calano gli iscritti, si riducono i circoli: ecco come si prosciuga la militanza nel Pd. Quella tradizionale, almeno. Si svuotano storiche sezioni in Toscana. Chiudono i battenti sedi “rosse” dell’Emilia Romagna. E nel 2015 i tesserati resteranno sotto la soglia dell’anno precedente. Semi della disaffezione, certo, ma c’è dell’altro, visto che in alcuni casi è stata la segreteria a tagliare i circoli per razionalizzare i costi e mettere ordine dopo gli scandali. È il Pd che cambia pelle, insommma. Smarrita la presa sul territorio, si punta tutto su una struttura light. Anche a prezzo di impoverire il “vivaio” dem, anche a costo di guardare alla società civile per colmare il buco in occasione delle amministrative.
L’allarme, registrato con discrezione al Nazareno, è scattato di recente in Emilia. In quella regione le sedi del Pd si sono ridotte di alcune decine, passando da oltre 700 a poco più di 640. Va così in tutta l’Italia centrosettentrionale. L’ultimo censimento della segreteria, a dire il vero, fotografa ancora la cifra d’inizio anno: 6.454 circoli. Con la drastica riduzione in corso, però – e a causa di un piano di accorpamento varato dal partito – il quartier generale ha già previsto un calo delle sezioni del 30%, scendendo a quota 4.500 entro il 2016. Ai tempi di Bersani, ricorda Davide Zoggia, erano quasi 7.000.
Ci sono circoli che si estinguono senza fare rumore. E sezioni che si svuotano, fin quasi a spegnersi. Alcuni casi sono clamorosi. Il “Pisanova Berlinguer” è la sezione più grande di Pisa. O meglio, lo era: secondo i dati analizzati pochi giorni fa nel corso dell’ultima riunione regionale si è passati dai 350 iscritti del 2014 ai 30 del 2015. Per non parlare della Sicilia. La segreteria di Enna è stata commissariata di recente, dopo lustri di dominio incontrastato di Vladimiro Crisafulli. E a Messina il commissario Ernesto Carbone ha deciso di chiudere 57 circoli su 61. Il motivo? Molti risultavano inattivi, se non addirittura fantasma. A Roma, epicentro del caos dem, Matteo Orfini ha usato l’accetta. Dopo lo scandalo di Mafia capitale, ha chiuso 35 dei 110 circoli presenti. I 75 restanti li ha poi accorpati, di fatto riducendoli a 15.
Di fronte all’oggettivo ridimensionamento del partito tradizionale, la segreteria corre ai ripari. E rilancia: «Non si tratta di disaffezione – assicura Lorenzo Guerini, il vice di Matteo Renzi al partito – siamo noi che stiamo razionalizzando il quadro. Non è solo questione di costi, anzi. Se c’è un circolo con tre iscritti, magari lo facciamo fondere con quello del paese vicino. A me interessa che quei tre militanti possano partecipare, riunirsi e discutere di politica». Certo, solo pochi anni fa il Pd ragionava di altre dimensioni. «Siamo sempre stati sopra il mezzo milione – ricorda Nico Stumpo – Ai tempi del congresso 2012, poi, avevamo 6.800 circoli e 800 mila iscritti».
Numeri lontani da quelli di oggi. L’anno scorso le tessere registrate sono state 366 mila. E quest’anno? «Più o meno come il 2014, prevede il vicesegretario fra i trecento e i trecentocinquantamila iscritti». La politica intanto cambia. E pure le forme di finanziamento, visto che intanto è arrivato il due per mille a sostituire i rimborsi elettorali. Con cinquecentomila contribuenti, il Pd ha di che consolarsi. Un’enormità, se paragonata al resto dei partiti. Un segnale di vitalità, rilevano dal Nazareno.
Resta la cruda contabilità dell’oggi. E alcuni dettagli emblematici. In Emilia Romagna l’emorragia di iscritti non si arresta: erano 69 mila nel 2013, 57 mila nel 2014 (-18%) e sono poco più di 40 mila a pochissime settimane dalla chiusura del tesseramento 2015 (-30%). E come non notare il calo di tessere del 15% secco registrato a Siena per l’anno in corso? Difficilmente la due giorni targata Pd (il 5-6 dicembre) servirà a invertire la tendenza. Renzi, comunque, rilancia con forza l’iniziativa: «Scenderemo in piazza con la manifestazione “Italia, coraggio!”. Non ci faremo rinchiudere dalla paura. Tutti fuori, con mille banchetti nelle piazze di tutta Italia per ascoltare i cittadini e mostrare i tanti risultati dell’azione di governo». Poi sarà il momento della Leopolda, dall’11 al 13 dicembre. Con un titolo preso in prestito da un testo di Antoine de Saint-Exupery, “Terra degli Uomini”.