la Repubblica, 28 novembre 2015
La politica di Forza Italia che candida lo sparatore a cui «piace la gnocca»
Una ventina d’anni (almeno) di accanita battaglia politica contro il “giustizialismo”, contro il “partito delle manette”, contro “i forcaioli”, per poi offrire una candidatura politica a un signore diventato famoso per avere sparato a un ladro, ammazzandolo sulle scale di casa. Evidentemente il garantismo di Forza Italia non vale per chi ruba nei supermercati, ma solo per chi li ha costruiti rubando (citazione di De Gregori, riecheggiando Brecht e Woody Guthrie). A meno che si tratti di una esemplare indicazione in favore del famoso processo breve, in questo caso brevissimo, una pallottola e non se ne parla più.Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da arrossire. Non per conto dello sfortunato sparatore, che a giudicare dalle dichiarazioni, oltre a non capire quello che fa, non sa quello che dice, e si ritrova sbattuto in piazza più dal cinismo dei suoi sfruttatori politici che dalla propria inconsapevolezza. C’è da arrossire per conto dei dirigenti milanesi di Forza Italia, ridotti a contendere ai fascisti una candidatura da circo macabro, rivolta neanche più alla cosiddetta pancia del paese ma direttamente al dito che preme il grilletto. Una per una, le povere parole pronunciate dal candidato davanti ai microfoni spianati sotto il suo naso, da “anche a me piace la gnocca” a “ci vogliono più armi e un bel rastrellamento”, sono imputabili ai dirigenti milanesi di Forza Italia. Ecco un caso in cui la politica è perfino peggiore della società che la esprime.