Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 28 Sabato calendario

Bastano 27,8 metri quadri per la casa perfetta

Ventisette virgola otto metri quadri. Per i Millennial, la dimensione della felicità. Camera da letto, bagno, micro-living con cucina: ottimizzati in 27,8 mq. E il resto in comune, come al college. Si chiama Commonspace ed è il dormitorio per adulti. In costruzione a Syracuse (NY), agli ultimi due piani di un palazzo già adibito al co-working, nel quartiere degli affari. La soluzione per single che amano la privacy, ma vogliono anche essere social, per non soffrire mai di solitudine. 
Guai a paragonare Commonspace alle comuni hippie anni Sessanta, e men che meno agli stalinki e khrushchevki dell’edilizia comunitaria dell’Unione Sovietica. Ricavati in quelli che pre-crisi erano uffici, con finestre dal soffitto al pavimento, i 21 appartamentini, già arredati in stile minimal e tutti col wifi, saranno luminosi, insonorizzati, ultramoderni e disposti attorno a una grande sala giochi, cucina professionale, lavanderia, sala tv. E sul tetto c’è anche l’orto. A 700-900 dollari al mese, un po’ meno di un bilocale nello stesso quartiere, Commonspace permette ai giovani, costretti dall’impennata degli affitti a vite solissime di periferia, di non rinunciare ai vantaggi di città. Perché è tutto compreso, fin nel bike sharing e le scrivanie ai piani inferiori: niente mensilità da anticipare, bollette della luce, depositi cauzionali o contratti pluriennali. Unico impegno: fermarsi minimo sei mesi. La sharing economy applicata all’abitare. Apertura in primavera. Alcune unità verranno affittate a Airbnb per garantire facce nuove, perché il Millennial, si sa, s’annoia presto; e per mantenere l’armonia tra gli inquilini c’è il social engineer, che espelle chi si comporta male e organizza gli svaghi di gruppo. Obiettivo: trasformare un edificio in un quartiere, come raccontano all’ Atlantic gli ideatori, esasperazione del «quartiere tascabile» inventato negli Anni 90 da Ross Chapin. «Vuoi mettere una faccia amica che ti accoglie, “Ciao, come ti è andata la giornata?”». A Commonspace sono già pieni di richieste e se funziona esporteranno il modello fino a Cleveland. 
È un’altra faccia della scomparsa dell’età adulta, come la definiva il New York Times. Giovani per sempre. Che hanno vissuto il boom della disoccupazione, il crollo delle retribuzioni. Hanno l’età ma non i mezzi per farsi una famiglia (e né la propensione al sacrificio): professionisti della flessibilità. La più grande generazione di single della storia, che però è anche figlia del benessere e a certi lussi, come i muri d’arrampicata e le piscine infinity, non sa rinunciare. Commonspace unisce i benefici del condividere gli spazi – socialità e risparmio – allo stile che la «generazione me me me» si aspetta. Per gli analisti, una scommessa vincente. 
Non è il primo esperimento di co-living. Se i tecnofili di Seattle e San Francisco trasformano edifici vittoriani in hacker house, a Brooklyn, nell’hipsterissima Williamsburg di Girls, è nata la Pure House. Dove fare domanda d’ammissione è come iscriversi a un sito d’incontri («che passioni hai? Descriviti in soli tre aggettivi») e una volta entrati si ha una vita sociale molto attiva, con sessioni di meditazione e yoga, cene gourmet di chef a domicilio, feste, massaggiatrice e tintoria. Ma dove una stanza da letto con il bagno costa anche 4 mila dollari, che fanno di Pure House un rito di passaggio per i Rich Kids of Instagram più che un modello abitativo sostenibile. Altrove, Krash offre «membership d’affitto» su base mensile a giovani startupper motivati e in cerca di contatti: camere doppie o singole, Internet veloce e incontri con esperti. Commonspace ha un po’ di entrambi, e costa meno. 
Soprattutto, quasi nessuno, prima, aveva combinato socialità e micro-appartamenti. Perché il co-living che funziona è l’estensione all’abitare del co-working – condivisione di ambienti di lavoro e di risorse che abbatte costi e isolamento —, ma con un occhio alla privacy, che per gli introversi Millennial è un valore. L’ha capito anche WeWork, n.1 al mondo del co-working, che lavora ad alcune location di WeLive, nuova startup i cui appartamentini daranno su cucine, sale lettura e videogiochi. Si paga il 23% al metro quadro in più, ma sfruttando gli ambienti comuni c’è un risparmio del 36%. 
Così a Londra, dove la bolla immobiliare ha fatto schizzare a quasi 4mila euro un affitto medio, PocketLiving, che vende a prezzo agevolato appartamenti da 37 mq con spazi esterni in comune, nel 2014 ha inaugurato The Collective. Sei edifici, molti centralissimi, per affitti a medio termine di mini-appartamenti o camere con bagno e scrivania e cucinotto condiviso con l’inquilino accanto. E sauna, cardiofitness, portiere, cambio di biancheria settimanale. Come un boutique hotel, ma da 299 euro a settimana.