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 2015  novembre 27 Venerdì calendario

Gillo Dorfles e i suoi 105 anni in libertà

Chiedono a Gillo Dorfles quale sia la differenza tra il se stesso scrittore-critico e il suo doppio pittore e artista. E lui, un lucidissimo e ironico fulmine di 105 anni: «Quando scrivo sono il reporter del momento, senza alcuna ambizione di sentirmi un autore letterario. Ho invece, purtroppo, ambizioni nel settore dell’arte…». 
Roma regala a Dorfles una bella e densa mostra al Macro, il Museo di arte contemporanea di via Nizza creato da Odile Decq, curata da Achille Bonito Oliva e con il coordinamento e l’allestimento di Fulvio Caldarelli e Maurizio Rossi. Cento opere tra dipinti, disegni, opere grafiche, ceramiche, gioielli (anche la nuova Illy Art Collection, sei tazzine da caffè disegnate ultimamente per la famosa industria, triestina come l’artista: Dorfles nacque appunto a Trieste il 12 aprile 1910). E poi carteggi con mezzo mondo, da Henry Kissinger a Italo Calvino, da Lionello Venturi a Giulio Carlo Argan passando per Tomás Maldonado, Bruno Zevi e Lucio Fontana, una trasversalità che pochi intellettuali italiani possono vantare. Originali in bacheca, tante grafie geniali, inchiostri scuri, dattiloscritti a macchina, testimonianze dello spirito di un Novecento che ora appare luminoso e vivo come non mai rispetto all’oggi. 
Un percorso volutamente retrogrado: si parte dalle ultimissime opere, con tre inediti dell’estate 2015, e si arriva agli esordi, al Paesaggio iperboreo del 1935, ritrovando alla fine un filo coerente e compatto che tiene insieme tutto, anche la nascita del Movimento per l’arte concreta, fondato a Milano nel 1948 da Dorfles con Bruno Munari e altri. Ancora lui, Dorfles: «È vero, sono un autodidatta, non ho seguito scuole o accademie e tutto questo mi viene rinfacciato ma io vado avanti, forse per libertà o forse per incoscienza». 
Sulle pareti del museo, molti video raccolti da Rai Teche riportano interviste e interventi trasmessi sulla tv pubblica in passato che, con gli scritti, ripropongono le mille identità di questo intellettuale multidisciplinare: il critico d’arte, certo, ma anche il semiologo, l’antropologo, il linguista, il teorico dell’estetica, dell’architettura, del design. Difficile sintetizzare la lunga e ricca vita di quest’uomo in una sola riga. 
La mostra infatti si intitola Gillo Dorfles / Essere nel tempo ed è un dichiarato omaggio della Capitale, con il suo Museo di arte contemporanea di via Nizza, a un intellettuale e artista che proprio a Roma studiò medicina specializzandosi poi in psichiatria. Un inizio di vita adulta distante dall’arte ma che poi si ritrova, a ben guardare, in tutta la sua produzione artistica e teorica. Ed è lui stesso, dopo l’affettuoso saluto della direttrice Federica Pirani («La mostra ha due itinerari, uno interiore frutto della creazione e l’altro legato al suo essere testimone del tempo») che ammette con candore: «Questa mostra mi rallegra moltissimo, quando venni a Roma a frequentare i corsi dell’università non avrei mai sperato di vedere i miei lavori in un museo. Feci una piccola esposizione in una galleria tra il Babuino e Trinità dei Monti, erano esordi timidi, ora mi ritrovo nell’ambiente di questo museo, circondato dall’ufficialità e dall’amorevolezza». 
Accanto a lui c’è Achille Bonito Oliva, e anche qui Dorfles fa scorrere la macchina del tempo: «L’ho conosciuto diciottenne, forse sedicenne, in un convegno ad Amalfi e mi colpì questo giovanotto intraprendente e non timido, pur così giovane ma già con idee molto mature». 
Quell’ex giovanotto oggi ha 76 anni e una nota abilità nel sintetizzare in slogan il suo lavoro di critico e operatore culturale: «Dorfles vive un felice strabismo, l’essere insieme artista e critico. In quanto al critico, nella sua parabola c’è un aspetto decongestionante, intendo l’assenza di ideologia, cosa rara in un mondo che ha marginalizzato il futurismo proprio nel nome dell’ideologia. In quanto invece all’artista, è un dongiovanni degli stili e nelle sue ultime opere, rispetto alle sue prime, non c’è segnale di ammodernamento, resta sempre in equilibrio tra astrazione e figurazione». E ancora, sempre giocando con le parole: «Voi vedete qui quest’uomo così elegante. Eppure io sintetizzerei la sua opera con tre aggettivi: erotico, erratico, eretico, la prova della mobilità delle arti contemporanee». E alla fine Bonito Oliva, per chiudere il rito dell’inaugurazione, grida: «Lunga vita a Dorfles!» dando il via a una piccola ovazione generale. 
Durante il periodo della mostra si svolgeranno due cicli di incontri a ingresso libero, sono previsti gli interventi di Mario Botta, Ugo Volli, Giovanni Anceschi, Giorgio Battistelli e altri.