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 2015  novembre 25 Mercoledì calendario

Cronaca della storia d’amore tormentatissima fra Maria Callas e Aristotele Onassis

Era il 6 agosto 1959. Maria Callas si trovava in crociera, con il marito Giovanni Battista Meneghini, sul panfilo Christina di Aristotele Onassis. E fu lì che, tra il soprano e l’armatore greco, scoppiò quella passione che fu definita “la storia d’amore più clamorosa del secolo”.
La Callas, cantante lirica, artista tra le più grandi di tutti i tempi, aveva 35 anni; Onassis, magnate del petrolio, ritenuto l’uomo più ricco del mondo, 53.
In quella crociera Onassis aveva raccolto un gruppo di amici, esponenti del jet-set internazionale: partiti da Montecarlo, avevano gettato l’ancora a Istanbul. Il 6 agosto, organizzata da Onassis, era prevista un’udienza privata da Atenagora I, patriarca di Costantinopoli, il “papa” degli ortodossi. Maria Callas era molto credente, al limite della superstizione, ed essendo di religione ortodossa, era emozionatissima.
Il Patriarca conosceva, per la loro fama, Onassis e la Callas, i greci più celebri del momento. Si intrattenne a parlare con loro, poi li benedisse. Un gesto usuale di tutte le grandi autorità religiose, ma Maria ne fu profondamente turbata. Da due anni, il petroliere le faceva una corte spietata, e lei sentiva una misteriosa attrazione per lui, ma la rifiutava: poiché era sposata, la riteneva peccaminosa. Ma in quella benedizione vide un segno del destino, come se il Patriarca avesse voluto unire per sempre la sua vita a quella di Onassis. E si abbandonò alla passione.
Tornò sul Christina euforica e felice. Dopo cena aveva continuato a ballare instancabile tra le braccia di Onassis. Quando Meneghini le disse che andava a dormire, lei gli rispose in modo scortese: «Arrangiati, io rimango qui». Meneghini si ritirò. Ma non riuscì a dormire: alla data del 6 agosto annotò sul suo diario: “È iniziata la tresca”.
Maria Callas era nata a New York, da genitori greci, il 2 dicembre 1923: proprio in questi giorni festeggerebbe 92 anni.
Al tempo della crociera era all’apice della fama, conosciuta come “la Divina” o “la tigre della lirica”. Era sposata da dieci anni con l’industriale veronese Giovanni Battista Meneghini, che ne aveva quasi 28 più di lei. Un matrimonio tranquillo. In quell’unione lei sembrava avere trovato una serenità che non aveva conosciuto neppure da bambina: la madre Evangelia, che aveva già una figlia di sei anni, Jackie, voleva un maschio. Quando le dissero che aveva avuto un’altra bambina, rispose «Non voglio vederla». Per la madre, la nuova figlia rimase sempre un’intrusa. E Maria ne soffrì tanto da mostrarsi, crescendo, durissima con lei.
Nel 1937 i suoi genitori si divisero: Evangelia tornò in Grecia con le figlie. Maria visse ad Atene fino al 1945. Fu un periodo triste: Jackie era bellissima, Maria invece goffa, con il viso butterato e le gambe grosse, derisa dai ragazzi. Frequentava il conservatorio, ma non aveva amici. Trascurata anche in famiglia, era al limite del suicidio. Fu salvata dalla sua insegnante di canto, Elvira de Hidalgo, che in passato era stata una stella della lirica e che le fece da madre. Le trasmise i segreti della propria arte: già prima dei vent’anni Maria era, in Grecia, un fenomeno.
Finita la guerra, Maria tornò a New York dal padre. Pensava di sfondare, ma non fu così. Nel 1947, però, fu ingaggiata dall’Arena di Verona, dove ebbe inizio la sua grande carriera. E qui Giovanni Battista Meneghini si invaghì di lei. Anche se lui era molto più vecchio, Maria ne era lusingata. Non aveva mai avuto una vera famiglia e ne voleva una. Si sposarono nel 1949: lui divenne il suo impresario e le costruì una strepitosa carriera. Maria gli scriveva lettere da cui trapela che lo amava di un amore dolce, romantico, riconoscente. Ma poi arrivò Onassis a svegliare l’altra Maria, la tigre, quella delle grandi passioni che era solita interpretare solo sul palcoscenico.
Brutto, dai tratti marcati e volgari, Onassis incarnava il rischio, l’ardire, la trasgressione. Si ubriacava, andava a donne: aveva il fascino intrigante del male. Si invaghì di Maria nel 1957 e le fece la corte per due anni. Quando la conquistò, Maria fu travolta da quell’amore tempestoso, aggressivo, carnale. Rientrati dalla crociera, disse al marito che sarebbe andata a vivere con Onassis. La sua vita mutò: cominciò a festeggiare in giro per i night del mondo con Onassis, scatenata e inquieta. Nacque il mito della coppia più celebre, dell’amore del secolo. Ma Maria sognava il matrimonio. Voleva una famiglia, dei figli. La grinta con cui difese fin da subito la sua relazione con l’armatore greco era alimentata da un grande segreto: era incinta e ne era felice. Ma sapeva che quella situazione poteva avere conseguenze legali imprevedibili.
L’ostacolo maggiore era Tina, la moglie di Onassis. Sposata da tredici anni, madre dei due figli del miliardario, Tina era figlia di Stavros Livanos, il fondatore dell’impero greco di trasporti che portava il suo nome. Conosceva le scappatelle del marito, ma di solito sopportava. Con la Callas, però, le cose erano diverse: perché ora sapeva che l’amante del marito era incinta. Un affronto che non poteva sopportare.
La nascita del bimbo era prevista per l’aprile 1960. A metà novembre 1959, Maria aveva ottenuto la separazione legale da Meneghini. E Tina annunciò di avere presentato istanza di divorzio da Onassis. A marzo Maria scomparve dalla circolazione: si era ritirata a Milano, ma nessuno sapeva dove. Onassis partì per una crociera nell’Atlantico: la nascita del bimbo doveva avvenire nella discrezione più assoluta. Ma il piccolo nacque prematuro il 30 marzo. Visse poche ore. Venne battezzato con il nome di Omero e fu sepolto in un cimitero dell’hinterland milanese. Nessuno seppe della sua nascita, la vicenda fu svelata solo nel 2007 da Alfonso Signorini, nel suo libro sulla Callas Troppo fiera, troppo fragile.
Quella perdita fu il primo grande dolore che colpì la Callas dopo i giorni felici con Onassis. Durante l’estate 1960, si riprese. Onassis le era al fianco, la coppia era affiatata e felice, Maria gli scriveva biglietti e lettere traboccanti amore: «Aristo, amore mio. Questa non è la lettera di una bambina, qui c’è una donna ferita, stanca e famosa che ti offre i sentimenti più freschi e più giovani che qualcuno mai abbia provato».
A luglio, in un’intervista, Maria disse che le nozze con Onassis sarebbero state prossime. Il giorno dopo Onassis smentì ironicamente: «Maria aveva inteso scherzare». Per la Callas fu un’umiliazione, ma lo amava: ingoiò l’amarezza e adottò una nuova strategia: “Aspettare”. Da allora visse un’altalena di sentimenti. Aristo, come lo chiamava, era un uomo imprevedibile, ma pensava che il suo amore per lui fosse ricambiato: così sopportò umiliazioni feroci. Nel 1997. Kiki Feroudi Moutsatsos, segretaria privata dell’armatore, rivelò che Onassis si ubriacava, era violento e si dava a orge chiassose con prostitute, durante le quali Maria era costretta a chiudersi nella sua cabina.
Il colpo mortale Maria lo ricevette nel 1968: Onassis la lasciò per sposare la vedova di John Kennedy, il presidente degli Stati Uniti assassinato a Dallas. La Callas non si era accorta di niente. A gennaio, per l’onomastico di Aristo, gli aveva scritto: «Cerca di mantenere salda per sempre la nostra unione... sei il mio respiro e la mia mente, l’orgoglio e la tenerezza».
In agosto, mentre era sul Christina. Onassis le chiese di tornare a Parigi perché lui “doveva ricevere Jacqueline Kennedy”.
La Callas obbedì, amareggiata, ma senza ancora capire. In ottobre scoprì dai giornali che Onassis aveva sposato Jacqueline.
Si sentì morire. Era la fine di tutto. Scrisse a Elvira de Hidalgo: «È crudele, ma pagheranno tutti e due. Il peggio è che non mi ha detto niente del suo matrimonio. Penso che ne avesse l’obbligo, dopo nove anni. Ma lo ritengo un matto e come tale lo liquido nella mia mente».
In realtà, Maria non lo liquidò. Scrisse in una lettera: «L’amore rimane anche dopo i torti subiti. Come e peggio di una pazzia, anche se nessuno sceglie di essere pazzo». Così, attese, come si era ripromessa. E Aristotele tornò da lei, perché anche lui aveva capito che solo quella donna lo aveva davvero amato. Il pittore Paolo Barbieri, grande amico di Maria, racconta che quando andava a trovarla a Parigi, trovava in casa Onassis. E quando Onassis fu ricoverato a Parigi, colpito da una miastenia che gli deturpava il viso, l’unica persona che lo assisteva quotidianamente era Maria Callas. «Ho seguito la malattia di Onassis praticamente in presa diretta, stando qui in Italia, a casa mia», narra Barbieri. «Ogni sera Maria mi telefonava. Con voce triste mi faceva il resoconto della giornata e ripeteva sconsolata: “Non vuole più vivere”». Dopo la morte di Onassis, anche Maria non ha più voluto vivere. Si è lasciata andare. La sua morte, avvenuta il 17 settembre 1977, resta un giallo: davvero fu infarto? Quel che è certo è che fu una morte d’amore.