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 2015  novembre 25 Mercoledì calendario

Un milione di mucche per Putin. In Russia anche il formaggio è in crisi

Come se non bastasse la crisi del rublo, la Russia nei prossimi due anni dovrà affrontare anche un deficit di formaggio. C’è poco da scherzare, questo è uno degli effetti che l’embargo dettato dal presidente Vladimir Putin in risposta alle sanzioni dell’Occidente sta avendo sul mercato alimentare.
Artem Belov, direttore di Soyuzmoloko (l’associazione russa dei produttori di latte), ha spiegato come il paese sia dipendente dalle importazioni, che «coprono il 60% del nostro fabbisogno, di cui la metà arriva dalla Bielorussia, mentre la seconda metà riguarda i paesi sotto embargo».
Il governo spinge per aumentare la produzione nazionale, ma la soluzione autarchica si scontra con la realtà.
Dieci anni fa la Russia produceva 32 milioni di tonnellate di latte all’anno, mentre nell’ultimo anno la produzione si è ridotta a 30. «Come possiamo aumentare la produzione di formaggi di qualità senza materie prime?», si chiede il direttore di Soyuzmoloko.
Ma il ministro dell’agricoltura ha la soluzione pronta: aumentare la popolazione delle mucche da latte. Per Alexander Tkachev con un milione di esemplari in più gli allevatori russi sarebbero in grado di aumentare la produzione di latte di 7-8 milioni di tonnellate annue e il settore caseario arriverebbe a un grado di autosufficienza del 95%. L’obiettivo del governo è di riuscirci entro il 2020 e sono pronti anche degli stanziamenti.
Nel 2016 sul piatto ci sono 25 miliardi di rubli (circa 358 milioni di euro).
Mentre entro la fine dell’anno nella regione di Krasnodar aprirà uno dei più grandi caseifici della Russia. L’industria, frutto di un investimento da 8 miliardi di rubli (114 milioni di euro), farà parte della holding fondata dal padre del ministro dell’agricoltura. Yevgeny Khvorostina, amministratore delegato del gruppo, ha spiegato all’agenzia Rbc che l’azienda produrrà formaggi stagionati, come Maasdam ed Emmenthal, e formaggi freschi come la mozzarella. Un’altra risposta all’embargo dei formaggi occidentali... Sempre che ci sia latte a sufficienza