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 2015  novembre 01 Domenica calendario

Matteo Salvo, il Superman della memoria. È il primo italiano ad aggiudicarsi la qualifica di International Master of Memory per aver mandato a mente la sequenza di un intero mazzo di carte stando in apnea

A giudicare dai suoi titoli, Matteo Salvo può apparire una specie di Superman della memoria. Primo italiano ad aggiudicarsi la qualifica di International Master of Memory, è entrato anche nel Guinness dei primati per aver mandato a mente la sequenza di un intero mazzo di carte stando in apnea. Eppure Salvo, nato a Genova nel 1976, sostiene di non avere eccezionali doti innate: «Al liceo avevo qualche difficoltà, sono stato rimandato. E facevo fatica anche all’università, dove mi ero iscritto a Ingegneria meccanica, spinto dalla mia passione per le moto. Non che fossi svogliato: mi impegnavo, cercavo di prepararmi al meglio passando lungo tempo sui libri. Ma i risultati non corrispondevano allo sforzo: in tre anni avevo superato solo sette esami e avvertivo una gran frustrazione». 
Poi la svolta, l’incontro con le tecniche di apprendimento elaborate dallo studioso inglese Tony Buzan: «Mi sono accorto – spiega alla “Lettura” – che fino a quel momento era come se avessi tentato di imbiancare le pareti di casa con un pennarello, invece di usare un rullo o un grosso pennello. Una volta cambiato il metodo di studio, ho sostenuto quattro esami in 45 giorni e poi ho proseguito di corsa fino alla laurea. Inoltre ho cominciato a disputare gare di memoria, con crescente successo». Non si tratta solo di un utile hobby, Matteo ne ha fatto la sua professione: unico senior trainer europeo autorizzato da Buzan, dirige a Torino la scuola di apprendimento «Mind Performance», tiene corsi per adulti e per ragazzi, scrive libri e realizza dvd, vuole convincerci che per imitare Pico della Mirandola basta adottare le tecniche giuste. 
Il segreto principale, spiega, consiste nell’assecondare il funzionamento spontaneo della mente: «Il cervello tende a trattenere molto di più un’immagine, meglio ancora se in movimento, rispetto a un testo scritto o a un concetto astratto. Registra e trattiene quello che è strano, anomalo, fuori dagli schemi, a maggior ragione se implica un coinvolgimento emotivo. Il metodo di studio consistente nel leggere, sottolineare e ripetere risulta quindi faticoso, dispendioso in termini di tempo e nel complesso poco redditizio. Al suo posto conviene adottare un sistema fondato sulla sigla Pav: paradosso, azione, vivido». 
Facciamo qualche esempio: «Se voglio ricordare una mosca, la devo immaginare bizzarra, gigantesca e in movimento: un insetto enorme che occupa mezza stanza sbattendo le ali. Mentre se la parola da memorizzare è elicottero, devo figurarmelo minuscolo, mentre si posa sulla mia mano. Anche per i concetti astratti, una volta che ne abbiamo assimilato il significato, conviene procedere sul filo del paradosso: se il termine da tenere a mente è ammortamento, posso pensare a una cassa da morto che spunta dal mento di una persona; se la parola è amore, a un amo che infilza il re delle carte. Bisogna sempre immaginare situazioni in cui s’interagisce, come se le vivessimo con tutti e cinque i sensi. Mai tenere un atteggiamento passivo». 
C’è un’altra regola fondamentale che Salvo non si stanca di predicare: «Dico sempre: smetti di studiare per imparare, inizia a studiare per spiegare. Non pensare di dover esporre un argomento a qualcuno che ne sa molto più di te; immagina invece di dover trasferire le nozioni, nel modo più semplice e comprensibile, a una persona che ne è completamente all’oscuro. Solo quando ti sentirai in grado di spiegarla a un bambino, sarai sicuro di aver interiorizzato la materia». 
Uno strumento molto utile a questo scopo sono le mappe mentali, cui Salvo ha dedicato il suo nuovo libro in uscita da Gribaudo: «Sono una brillante invenzione di Buzan per superare gli schemi mnemonici fondati su linee tutte uguali che uniscono formule astratte. Queste sono le mappe concettuali: assomigliano a monotoni labirinti, complessi da ricostruire, nei quali è facile perdersi. Le mappe mentali invece sono a forma di neurone: hanno un centro preciso dal quale si dipartono a raggiera molti rami di forme e colori diversi. E ad ogni ramo corrispondono dei disegni con immagini anche paradossali, che esprimono un’interpretazione soggettiva. In questo modo, stimolando la nostra creatività e coinvolgendoci sul piano emotivo, ci permettono di immagazzinare meglio le informazioni con l’aiuto della fantasia». 
Se alcune tecniche sono relativamente nuove, ricorda Salvo, altre hanno una storia antica: «Un esempio sono i loci di Cicerone. Il grande oratore romano mandava a mente le sue orazioni associandone i successivi passaggi ai luoghi che vedeva nei suoi percorsi abituali. Era già un metodo che sfruttava al meglio la predilezione della mente per le immagini». 
Salvo è convinto che questi sistemi andrebbero introdotti nella scuola: «Stimo molto gli insegnanti: di solito sono persone di valore che svolgono con impegno e poche gratificazioni un lavoro prezioso. Però nella grande maggioranza non trasmettono agli allievi un metodo di studio efficace. Sarebbe invece fondamentale che le tecniche di apprendimento trovassero spazio anche nella scuola, per mettere gli studenti nelle condizioni di esprimere al meglio le loro potenzialità. Si dice che ogni ragazzo deve trovare da solo il suo metodo di studio, ma non è vero che andare a tentoni produce sempre il risultato migliore: sarebbe come far salire un ragazzo su un’automobile e dirgli che deve imparare a guidarla da solo, senza fornirgli alcuna indicazione su come funziona. Sarebbe un grande spreco di tempo e di energie, non le pare?».