La Lettura, 1 novembre 2015
La Champions, la coppa che ha unito l’Europa
La Coppa dei Campioni è stata la prima cosa in comune che l’Europa ha avuto dopo la guerra. Nacque nel 1955 naturalmente come un affare, ma nella testa degli organizzatori c’era anche l’idea di qualcosa che finalmente unisse il continente. L’Europa non ha una lingua comune, ha tradizioni infinite che però si sovrappongono, dovunque si mangia e si vive in modo abbastanza diverso. Il calcio fu pensato come un possibile linguaggio universale e tale è diventato. Più del ciclismo, negli anni Cinquanta ancora molto popolare, più della boxe, che pure trascinava milioni di persone sotto lo stesso evento. Ma ciclismo e pugilato erano sport individuali, portavano rivincite singole. Il calcio rappresenta una squadra, porta un’idea di molti, assomiglia di più a un Paese.
Il successo della Coppa fu continuo e crescente, ma abbastanza artigianale. Non c’era una grande ricchezza diretta in palio, c’era prestigio, leggenda, non ancora l’oro di adesso. La svolta vera è arrivata alla fine degli anni Novanta con la diretta televisiva di tutte le partite e la trasformazione in Champions League, un evento non più dedicato ai soli vincitori dei campionati, ma alle migliori squadre dei migliori Paesi.
Oggi partecipare alla Champions garantisce circa 45 milioni. Al Barcellona vincerla, nel giugno scorso, ne ha portati 61. Alla Juve arrivare in finale, partendo da diritti nazionali più alti, addirittura 89. Alla Lazio, che pure è rimasta fuori, ma ha partecipato alla fase preliminare, 15 milioni. Per capire l’importanza di queste cifre, basta ricordare che una normale squadra italiana difficilmente supera i 40-50 milioni di fatturato. Questo produce una differenza virtuosa che è quasi una legge morale: si è ricchi solo se si va in Champions e si va in Champions solo se lo si è già diventati.
La Champions è oggi la più grande manifestazione sportiva del mondo, più di un’Olimpiade, che ha altri valori. L’Olimpiade è universale, aperta teoricamente a tutti. La Champions è solo dei migliori e si gioca nel posto più ricco. Nessuno investe nel calcio come l’Europa. L’apertura incondizionata agli stranieri ha finito per cambiare anche il calcio di tutto il mondo. Sono cadute le vecchie scuole nazionali, dal Brasile al catenaccio, la Champions ha fatto da maestra a tutti. Chi la guarda e chi la gioca porta nei propri Paesi l’idea di calcio che la Champions elabora.
In questo almeno, l’Europa è fatta.