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 2015  novembre 01 Domenica calendario

Gay si nasce o si diventa? Un saggio di Simon Le Vay prova a dare una risposta

Nel racconto La stagione dei tacchini, dalla raccolta Le lune di Giove, Alice Munro tocca molti dei problemi generati dagli orientamenti sessuali minoritari. L’ambiente culturale: «Al tempo non era concepibile – non a Logan nell’Ontario, almeno non alla fine degli anni Quaranta – che l’omosessualità potesse superare confini molto angusti. Le donne, di sicuro, credevano che fosse un fenomeno raro e ben delimitato». La categorizzazione sociale: «Una volta applicata l’etichetta scattava, specie nelle donne, una discreta dose di tolleranza per quelle persone e i loro rispettivi talenti … : Poveretto ! – dicevano. Non fa del male a nessuno». Un’implicita teoria delle cause: «Davano proprio l’impressione di credere, quelle signore, che il fattore determinante fosse la propensione per la cucina e per l’uncinetto...». E, infine, l’assenza di discriminazioni: «Non intendo stabilire se Herb fosse omosessuale o no, in quanto non ritengo la questione di alcuna utilità».
Rispetto a questa stravagante tolleranza sono diffuse, anche nei Paesi occidentali considerati avanzati, credenze che vanno a formare una pseudo-teoria. Essa funziona così: 1) la maggioranza delle persone è attirata dall’altro sesso; 2) quello che fa la maggioranza è normale, quello che fanno le minoranze è anormale; 3) l’anormale è una devianza statistica e anche funzionale; 4) una devianza funzionale è una malattia; 5) la malattia va curata; 6) se l’origine è biologica, la cura deve essere biologica (il fondatore dell’intelligenza artificiale, Alan Turing, si è suicidato mentre veniva “curato” chimicamente); 7) se l’origine è psicologica, la cura deve essere psicologica.
Purtroppo ognuno dei sette anelli della catena si aggancia, a sua volta, a pregiudizi diffusi nel senso comune. Il documentato saggio di Simon LeVay fa invece il punto scientifico sulla questione (va apprezzato che l’editore italiano abbia tenuto il glossario e l’indice analitico degli argomenti, spesso tralasciati nelle traduzioni).
Nel 1991 LeVay, lavorando come neuroscienziato al Salk Institute di San Diego, scoprì che l’ipotalamo – una regione del cervello deputata, tra le altre cose, a regolare la sessualità – è leggermente diverso nei maschi omosessuali rispetto a quelli eterosessuali. Il grande pubblico venne colpito dal lavoro uscito su «Science»: se un omosessuale è fatto così, perché colpevolizzarlo?
Passare dalla tolleranza all’accoglienza vera, però, non è automatico. Si possono accettare coppie lesbiche o gay. Poi però si vieta loro l’adozione di un figlio, quasi che il figlio stesse bene o male non per l’affetto e le cure dei genitori ma per il loro orientamento sessuale. Anche Freud ci ha messo lo zampino. Sulla scorta delle sue idee, a lungo si è ritenuto che l’omosessualità fosse causata da padri assenti o da madri morbosamente attaccate ai propri figli al punto da fermarne lo sviluppo psicosessuale. E tuttavia una eventuale correlazione tra il comportamento dei genitori e l’orientamento sessuale dei figli non prova necessariamente le tesi freudiane. L’assenza del padre può essere conseguente al rifiuto di un figlio considerato “anormale”. Quale è la causa e quale è l’effetto?
Alla fine di questo ricco e complesso ventaglio di studi, la catena si frantuma: c’è un’influenza continua tra fattori genetici e condizioni ambientali. Pensiamo, per esempio, all’effetto di vicinanza uterina nei roditori. I feti femmina che si trovano vicini ai feti maschi captano testosterone da questi ultimi e diventano parzialmente mascolinizzati nel loro comportamento sessuale. È nota l’ampia diffusione di comportamenti bi- e omosessuali tra gli animali, dalle oche selvatiche ai bonobo. La vera differenza con gli esseri umani è che non emergono cattiverie da parte di tali animali verso quelli che mettono in atto comportamenti non eterosessuali.
I lavori scientifici analizzati da LeVay dimostrano che molti processi di sviluppo sono di natura probabilistica. Come spiegare altrimenti il diverso orientamento sessuale di gemelli monozigoti? Se uno di questi è gay, c’è un 50% di probabilità che il suo gemello sia gay o etero. Non c’è quindi una causa ultima di natura genetica: i due gemelli si sviluppano nello stesso utero e nello stesso tempo. Le Vay conclude che è come se venisse lanciata una moneta biologica. Probabilmente questo lancio avviene anche nello sviluppo delle persone che non hanno un gemello.
In una popolazione darwiniana la diversità, su cui il caso può agire, ha sempre un effetto benefico. Gli omosessuali dovrebbero quindi essere accolti, non tollerati. Si arriva ad apprezzare la loro diversità esercitando il pensiero critico. Si può tuttavia percorrere un’altra strada, quella di Alice Munro. La protagonista della Stagione dei tacchini, quando ripensa a Herb, capisce il fascino di raggiungere un’intimità proprio con chi non la concederà mai. Per due vie diverse, quella scientifica e quella degli affetti, si colgono i benefici della diversità.