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 2015  novembre 01 Domenica calendario

Romagnoli a Caracas

 Se pensi di aver visto Caracas, ripensaci. Quale hai visto? Perché ce ne sono due. Alla fine del film venezuelano Sequestro lampo, salendo dalla prima alla seconda città (o viceversa) uno dei banditi protagonisti dice: «Ma come si può vivere in un posto dove c’è chi è obeso e chi muore di fame?». Ci vivono a milioni: l’1% obesi, il 99% morti di fame. Abitano due mondi, quello della pianura e quello della collina. Contrariamente al resto del mondo, sulla collina stanno i morti di fame, a guardar giù e pensare come scendere a mangiare. Di solito la risposta è: rubando e ammazzando. In pianura stanno gli obesi: i militari in divise le cui asole strangolano i bottoni, le loro signore strizzate in abiti sgargianti, i trafficanti di tutto (petrolio, droga, pezzi di ricambio del corpo umano), i nuovi oligarchi del socialismo irreale.
Come esempio di questi due pianeti vi racconto una lavatrice e una vasca.
La lavatrice sta in collina, nel quartiere chiamato Petare. Hai visto gli slum sudafricani? Hai visto le favelas brasiliane? Non sei ancora pronto per i ranchitos di Caracas: milioni di immigrati, per lo più colombiani, ti guarderanno e avranno fame, di ogni cosa. Non tutti quelli che salgono riscendono. Chi lo fa, racconta. Per esempio della lavatrice di Miller, che è un colombiano di mezza età. Con i primi soldi che ha fatto ( non dice come) si è comprato una lavatrice. Poi ha pensato di affittarla a chi non l’aveva (quasi tutti). Si alzava all’alba, se la caricava in spalla e andava in giro urlando “Lavatrice!”. La corrente, per misteriose vie, sale a Petare anche se c’è poco da collegarci. L’acqua pure. I panni sporchi abbondano. Le donne facevano segno a Miller, lui posava il parallelepipedo, lo agganciava e riscuoteva anticipatamente il denaro per il noleggio. Poi si sedeva insieme alla famiglia della cliente a godersi lo spettacolo. Ricordo un comico alla radio che sosteneva di guardare le partite di calcio nell’oblò, caricando il cestello con paia di calzini di colori diversi e un gomitolo di lana. Per la clientela di Miller la lavatrice era molto di più: uno show di Broadway, un miracolo di Santa Clara, una baby sitter e domestica in un corpo solo. Quando alla fine i panni uscivano per essere stesi al sole su rami, tetti, sporgenze, scattava l’applauso. Niente bis, sarebbe occorso un secondo biglietto.
Con i guadagni della prima lavatrice Miller ne comprò una seconda, poi un’altra ancora, fino a mettere insieme una flotta di venti che servono duecento clienti con l’aiuto dei numerosi cognati, ogni giorno dalle 7 alle 12. Inclusi i fine settimana, quando la media dei morti ammazzati a Petare sale a 34. L’assassinio è la prima causa di decesso per chi ha (aveva) fra i 15 e i 25 anni. Nati e cresciuti fra i ranchitos, nessuno di loro ha mai visto o anche soltanto immaginato il Country Club, in pianura, dove sta la vasca.
Per arrivarci occorreva passare i controlli all’ingresso della villa. Uomini enormi con occhiali scuri che verificavano identità con modi spicci o riconoscevano identità con maniere melliflue. Tacchi larghi da sbattere e tacchi alti da far risuonare. Luccichii ai polsi, ai colli, ai lobi, in forma di gioielli e medaglie. Gradi ovunque: militari e sociali. Difficile inerpicarsi su scale di conversazione, meglio tenersi terra terra e riempirsi la bocca di cibo. Il Country Club è l’oasi infelice di Caracas. Ogni villa ha il filo spinato intorno. Si muore di vecchiaia e di noia. Si vive di potere e di paura. Ci sono lavanderie annesse con molte lavasciugatrici e domestiche colombiane per azionarle. Si danno feste accendendo le luci quando la collina si spegne. Non ci sono bambini. Al centro della sala, di una delle tante sale, una serie di gradini conduce a una curiosa struttura. Appariva già nel film Sequestro lampo, in una stanza dell’hotel a ore, ma di lusso, dove veniva tenuto l’ostaggio. È un enorme calice. È, anche, una vasca idromassaggio. Per tutta la sera due camerieri la riempiono di champagne. A mezzanotte si fa buio in casa e nell’oscurità una mano aziona i getti. In silenzio dozzine di occhi osservano lo spettacolo. Non è Broadway, non è un miracolo, non serve a niente se non a catturare gli sguardi di chi ha già visto tanto e ha bisogno dello straordinario per ritrovare attenzione. Parte una musica, si accende un faretto e segue una donna in costume e che avanza camminando sulle punte dei piedi, slanciata. Il costume e lo smalto sono dorati. Sale i gradini girandosi in tutte le direzioni mentre lo fa. Con un movimento da trapezista si catapulta oltre il bordo del calice-vasca e si ritrova immersa tra le bollicine rese ancor più agitate dal getto elettronico. A nessuno è dato unirsi a lei. Quando la musica finisce le luci si riaccendono, ma in una sala attigua e tutti sfollano per raggiungerla. Nel buio restano una donna in costume a mollo nello champagne. Domani sarà versato in giardino. La vasca sarà stata spenta. La lavatrice, accesa.