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 2015  novembre 01 Domenica calendario

È morto Albert Francis, il barista Al di “Fonzies” che diceva sempre «Eh già, già, già»

Si era stampato nella memoria di tutti, con quel naso da far invidia a Jimmy Durante e quel grembiule sempre legato intorno alla vita. Era Al, il titolare del bar Arnold’s dove si ritrovavano gli amici di «Happy Days», con Fonzie in testa. Gli sceneggiatori della serie non gli avevano regalato molte battute, ma la sua esclamazione rituale – «Eh già, già, già» – faceva scattare la risata, e le sue entrate e uscite scandivano le scene con la precisione di un metronomo.
Anche nella vita si chiamava Al (abbreviazione di Albert Francis) e di cognome faceva Molinaro, dalle evidenti ascendenze italiane. È morto venerdì 30 ottobre, per «problemi di calcoli biliari» ha comunicato il figlio Michael. Aveva 96 anni e una carriera da comprimario in tv, dove si era fatto notare come il poliziotto ingenuo ma incorruttibile nella serie «La strana coppia». Era stato il produttore esecutivo Garry Marshall a notarlo e a chiamarlo per quel ruolo, dando una svolta definitiva alla carriera d’attore di Molinaro. Ed era stato sempre lui a volerlo per la serie «Happy Days», affidandogli il ruolo di Al Delvecchio, il proprietario del locale dove si ritrovavano Fonzie, Richie, Potsie...
Due successi televisivi che probabilmente si sono rivelati alla fine fin troppo «ingombranti», rendendolo popolarissimo ma inchiodandolo a dei ruoli che non gli hanno lasciato molte altre occasioni. Il cinema l’ha praticamente ignorato (se si eccettua una parte in Tutto accadde un venerdì, dimenticabile film del 1976) mentre il successo televisivo, che gli ha offerto anche ruoli importanti in «Jenny e Chachi», spin off di «Happy Days», e poi in «Vita da strega» e «The Family Man», gli ha aperto le porte redditizie della pubblicità.
Di questo comunque non si era mai lamentato, anzi in molte interviste aveva difeso con entusiasmo il ruolo «pedagogico» che proprio «Happy Days» aveva avuto per il pubblico adolescenziale americano.
Possiamo invece rimpiangere noi che un volto così curioso e accattivante, da «cane bastonato» verrebbe da dire, non sia stato utilizzato con più abilità e intelligenza, probabilmente perché il cinema americano degli anni Settanta e Ottanta sembrava inseguire volti meno caratterizzati e più «normali», alla ricerca di una medietà che certo non era nelle corde (e nel naso) di Molinaro. Ma immaginiamo che di fronte a queste porte chiuse, il barista filosofo abituato a fare i conti con i colpi di testa di Richie e le uscite balzane di Fonzie, abbia liquidato tutto con un’alzata di spalle e spolverando un tavolo se ne sia andato senza rimpianti bofonchiando il suo celebre «Eh già, già, già».