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 2015  novembre 01 Domenica calendario

A Segrate, secondo gli inquirenti, circola un vigile assassino

Milano Il vigile Salvatore Empoli nega e non parla. Dice soltanto che lui con questa storiaccia di morte non c’entra niente. Ma è difficile credergli. E non per quel che raccontano i suoi paesani, gli abitanti di Bussero dove vive e quelli di Segrate dove esercitava in divisa, che oggi ne fanno un ritratto da far rabbrividire: uno spaccone con il distintivo, un esaltato che diceva di «avere parecchia roba tra le mani» e si vantava di possedere pitbull e pistole.
A incastrarlo non sono i pettegolezzi ma gli elementi raccolti dai carabinieri che lo legano – «senza ombra di dubbio» per il pubblico ministero di Milano Maurizio Ascione – all’omicidio di Gianfranco Ambrosoni, 53 anni, ex litografo, freddato venerdì alle 10 di sera con sei colpi calibro 7.65 mentre saliva sulla sua auto in viale Europa a Bussero, nell’hinterland milanese.
L’arma usata per il delitto, una pistola semiautomatica, è stata trovata (scarica) nel portaombrelli del palazzo di via Manzoni dove vive il vigile 44enne, separato e padre di un bambino. In casa, buttate sul letto, sono state trovate altre due pistole Beretta e accanto diverse munizioni. Altre cartucce e un paio di bossoli sono stati sequestrati nella sua Ford Fiesta. La stessa auto che uno dei cinque testimoni del delitto ha indicato come la vettura usata dal killer, annotandone pure la targa. Quando sabato notte i carabinieri si sono presentati in via Manzoni, il motore della macchina del vigile era ancora caldo.
Ma Salvatore Empoli per ora non parla. Il magistrato lo ha interrogato fino alle sette di mattina, ma lui – alterato e agitato – non ha aggiunto una sola parola. Non ha spiegato quello che per gli investigatori è un movente (ancora) soltanto parziale.
Secondo la ricostruzione dell’Arma, alla base del delitto ci potrebbe essere un litigio avvenuto qualche ora prima davanti al «bar dei cinesi», lo Station di Bussero. Lì il vigile, fuori servizio e probabilmente ubriaco, avrebbe litigato per motivi banali con un altro cliente del locale. Alla discussione avrebbe assistito anche la vittima. Ambrosoni sarebbe poi intervenuto per riportare la calma. Alcuni testimoni hanno parlato di uno sputo partito in direzione del vigile e di alcuni schiaffi, altri soltanto di insulti. In ogni caso, il 44enne sarebbe tornato armato e avrebbe atteso Ambrosoni per diversi minuti prima di vederlo in strada, affiancarlo con la sua auto e sparare i sei colpi alla testa.
Ma c’è anche chi racconta di rapporti torbidi tra i due che si conoscevano da tempo. Ed è qui che stanno scavando gli investigatori. Il 53enne, separato e padre di due figli, aveva avuto problemi di droga. Nell’archivio delle forze dell’ordine c’è anche una denuncia presentata dalla ex moglie nel 2006 per maltrattamenti, vicenda poi conclusa senza esiti giudiziari. Negli ultimi tempi, raccontano gli amici, «era tornato in carreggiata» e aveva trovato lavoro in una ditta di Capriate.
Ma anche il suo (presunto) assassino nel ‘95 aveva avuto una segnalazione per stupefacenti. Una «macchia» che non è stata ritenuta ostativa rispetto alla possibilità di essere arruolato tra i quaranta agenti del Comune di Segrate, territorio che ospita il «villaggio berlusconiano» di Milano 2. Empoli aveva indossato la divisa sei anni fa: «Siamo sconvolti – dice il neo sindaco di Segrate, Paolo Micheli —. Non avevamo mai avuto segnalazioni su questo agente».