ItaliaOggi, 13 ottobre 2015
Germania, in 250mila contro i Ttip. L’accordo di Libero non fa felici i tedeschi che scendono in piazza. Roberto Giardina spiega il perché: «Con il Ttip, si realizzerà un mercato di 800 milioni di esseri umani, con il 67 % del Pil mondiale. A che prezzo? A decidere cosa produrre, e come, saranno le multinazionali, e il potere sarà in mano agli americani. Dovremo accettare la loro carne di maiale e gli antibiotici, e il pollo al cloro, come piace ai texani. Saranno vietati tutti quei prodotti che fanno inorridire gli yankee, dal lardo di colonnata ai würstel bianchi bavaresi»
La notizia è che non ci sia la notizia, almeno in Italia. Sabato, una folla smisurata ha invaso il cuore di Berlino. Erano attesi 50 mila manifestanti, per la polizia sono almeno il triplo, per gli organizzatori ancora di più, tra i 250mila e i 300mila. Per alcuni, perfino mezzo milione. Non si vedeva una simile protesta dai giorni che precedettero la caduta del Muro, quando un milione di berlinesi si radunò sull´Alexanderplatz. Certo, per le finali di calcio davanti ai maxischermi si stringono in 500mila. A Capodanno, innanzi alla Porta di Brandeburgo si festeggia così stipati che non si riesce quasi a respirare. Ma è un´altra cosa.
Contro cosa o per cosa manifestavano i berlinesi? Contro la politica di Frau Merkel che accoglie troppi migranti? O contro le tasse? Gli italiani, in stragrande maggioranza, lo ignoreranno perché, del fatto, non si parla. Alcuni giornali vi hanno dedicato poche righe, o brevi articoli nascosti all´interno. Giustamente si è dato più risalto all´attentato nel centro di Ankara, ma perché dimenticare Berlino? I tedeschi manifestavano anche per noi, e mischiati alla folla c´erano anche degli italiani, residenti in Germania, o giunti in trasferta.
Sabato si è protestato contro il Ttip, l´accordo di libero scambio tra l´Europa e gli Stati Uniti che, se realizzato, rischia di mettere in pericolo la nostra libertà. Per noi decideranno le multinazionali, e se non rispetteremo le regole verremo condannati, sempre da loro, in nome loro, a pagare i danni. Da noi se ne parla pochissimo, eppure il tema dell´Expo che volge alla fine è il cibo. Inteso anche come cultura.
In Italia sono attivi comitati di protesta, ma non trovano molto spazio su quotidiani o alla tv. ItaliaOggi è l’unico giornale italiano che ne ha parlato a tappeto con gli articoli di Tino Oldani nella sua maxirubrica quotidiana che si chiama, non a caso, “Torre di controllo”. Matteo Renzi, che sembra una buona forchetta, si è limitato ad affermare che il Ttip è un buon accordo. Tutto qui. Buono per chi? Posso sospettare che anche lui non sappia bene di che si tratta? Da Berlino si è iniziata una protesta europea che si concluderà il 17 ottobre a Bruxelles.
Da tutta la Germania sono arrivati nella capitale circa 500 pullman, e la manifestazione è stata organizzata anche dal Dgb, la federazione dei sindacati, dal Wwf, e dalla Linke, il partito dell´estrema sinistra. Questo, purtroppo, è un punto debole: le bandiere rosse danno l´impressione ci tratti della solita protesta dei nostalgici, di chi è sempre contro le novità. Da noi, infatti, obiettano, a protestare sono soprattutto i grillini. Ma in Germania, Sigmar Gabriel, vicecancelliere e ministro all´economia, si è allarmato a tal punto (i leader sindacali appartengono quasi tutti al suo partito socialdemocratico) da comprare un´intera pagina sulla “Berliner Zeitung”: Vi assicuro, ha detto in sintesi, non dovete preoccuparvi, gli standard di vita europei non saranno peggiori con il Ttip. Garantisce lui.
Questo articolo è volutamente mal costruito, prima la protesta, poi il trattato: che cosa è dunque il Ttip? Si realizzerà un mercato di 800 milioni di esseri umani, con il 67 % del Pil mondiale. A che prezzo? A decidere cosa produrre, e come, saranno le multinazionali, e il potere sarà in mano agli americani. Dovremo accettare la loro carne di maiale e gli antibiotici, e il pollo al cloro, come piace ai texani. Saranno vietati tutti quei prodotti che fanno inorridire gli yankee, dal lardo di colonnata ai würstel bianchi bavaresi da consumare freschi, il prosciutto della Foresta Nera o quello di Parma potrà essere prdotto a Dallas, e così via.
Anche se un prodotto tipico non sarà vietato, sarà quasi impossibile produrlo a prezzi accettabili. Spariranno tutti i prodotti tipici regionali d´Europa. Tra dieci anni, si protesta a Parigi, non esisterà più un solo coltivatore diretto in Francia. L´occupazione non aumenterà, il Pil salirà in Europa e in Usa di appena lo 0,33 per cento. Ne vale la pena? E perché le trattative a Bruxelles sono sempre e ancora segrete, e vengono svelate un po´alla volta?
Anche le tariffe salariali saranno decise a Bruxelles e non più dai singoli stati. In Europa i salari scenderanno a livelli americani, e verranno ridotte o cancellate le misure sociali. Di questo si preoccupano i sindacati tedeschi. Chi non si adegua verrà multato. Per esempio, se una ditta italiana non rispetterà le regole, la concorrente Usa che si sente danneggiata potrà fare causa all´Italia, e a pagare le multe miliardarie saranno tutti i contribuenti. Il caso VW insegna.