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 2015  ottobre 13 Martedì calendario

Caro Landini, si prepari a rimpiangere Marchionne

Caro Landini, pur non conoscendola di persona, ogni tanto le scrivo, via Italia Oggi (sia chiaro, senza pretese di risposta), oggi per invitarla a studiare i comportamenti organizzativi degli operai Chrysler che hanno bocciato l’accordo fra i Sindacati (il potentissimo UAW), e il Padronato (FCA, del mitico Marchionne). Colà non esiste il livello fasullo: “Confindustria Roma, CGIL, CISL, UIL”. In fondo, è ciò che sostiene (pudico) Matteo Renzi, che certo non può esprimersi con la stessa mia libertà: lo scrivo da tempo, quattro sovrastrutture da cancellare.
Il capitalismo serio ha bisogno di un sindacalismo serio, non burocratico come l’attuale, malato terminale di “concertazione”. Ho trascorso il primo pezzo della mia vita da una parte, il secondo dall’altra, apprezzandole entrambe, per questo non accetto la rappresentazione delle relazioni industriali di quest’ultimo decennio: un fumetto, con due personaggi-macchietta in lotta fra di loro, Marchionne e Landini. Non lo meritate voi due, neppure noi cittadini.
 
Marchionne dopo la batosta (manageriale) del febbraio 2009 (bond Fiat “spazzatura”) e la scialuppa di salvataggio di Obama (Chrysler) aveva una strategia obbligata (ci ho scritto due libri), la seguì in modo impeccabile. Schema logistico: Quartier Generale strategico-operativo a Detroit (Amsterdam e Londra due caselle postali-fiscali), americani gli stabilimenti “strategici”, italiani i “tattici”. Per arrivarci, era necessario uno scontro sindacale sul campo, fu scelto lo stabilimento di Pomigliano, “ridisegnato” alla bisogna (si legga in proposito lo splendido libro di Paolo Rebaudengo).
Purtroppo, lei e la Fiom (gli altri sindacati gialli, bianchi, rosa, non fanno testo) non avete capito che la strategia di Marchionne era banale: uscire dall’Italia, a costo zero, declassando i suoi stabilimenti in “tattici”, raccontando una favola. Lui l’ha fatto con suprema maestria, voi ingenui ci siete caduti, tutto qua.
In quelli “strategici” (americani), nel 2009 il manico lo ha avuto Marchionne: Chrysler era stata salvata da un Obama fattosi IRI, i Sindacati costretti a diventare azionisti di un’azienda fallita e pure accettare drammatici tagli di salari, specie per i giovani (avendo però in cambio la “centralità americana del manufacturing”), la pace sindacale imposta fino all’autunno 2015. Lo scenario ora è cambiato, il manico è passato agli operai: per FCA l’unico mercato che tira è quello americano, i “democrat” sono alla vigilia di una elezione presidenziale, quindi filo-operai (il Michigan è stato chiave), il contratto capestro del 2009 scaduto, il “protettore” di Marchionne in imbarazzante uscita di scena. Gli operai non più sudditi.
 
In Italia non si è capito che Marchionne qua ha certi comportamenti (ovvi), in Usa tutt’altri. Gli stabilimenti “tattici” sono schiavi della bombola d’ossigeno del “padrone” (i volumi), in quelli “strategici” il potere contrattuale lo hanno anche i Sindacati. A Detroit lo scontro ha avuto due momenti, nel primo Marchionne ha fatto un boccone dei vecchi burocrati di UAW, ma gli operai, consci del loro attuale potere contrattuale, hanno sonoramente bocciato entrambi: da trent’anni non lo facevano e non minacciavano lo sciopero a oltranza. Nuovo giro negoziale, melina per una settimana, poi a 18 minuti dalla scadenza dell’ultimatum operaio, d’incanto spunta il preaccordo (si può immaginare su quali basi). Altro che talk show, bufale, tatticismi, questo è sindacalismo vero, cercare il compromesso fino alla nausea, ma quando necessario, il più forte dà l’ultimatum (ricordo lo sciopero alla Caterpillar del 1982 durato 205 giorni). Dalla guerra sindacale esce sempre un vincitore: nel 2009 Marchionne, nel 2015 un UAW supino ha perso, gli operai hanno vinto, in contropiede.
 
Intanto, da noi si continua a descrivere un Marchionne che non esiste, un sosia di Peter Hartz, che vuole cambiare le regole del mercato del lavoro italiano. Figuriamoci! Lui ormai è oltre il management, è sempre più “dealmaker”, da dieci anni è costantemente focalizzato su FCA, tutto ciò che è utile ai suoi obiettivi ben venga, il resto è noia. La sua strategia è chiara: “sfilare” Ferrari da FCA (la “ciccia”) e darne il governo a Exor (di cui è diventato Vice Presidente), con un 24% “arricchito”. Al contempo, con un’idea geniale, “costringere GM a comprare FCA, carta contro carta”; sono certo che nel negoziato strumentalizzerà a suo favore il caso VW. Tutto il resto? Gossip periferico.
Caro Landini, si prepari, se Marchionne vincerà pure la battaglia con GM (pare impossibile, ma io da investitore ci scommetto), lei e Renzi lo rimpiangerete. Rimarrete soli a difendere i nostri poveri stabilimenti “tattici” da un nemico subdolo, neppure umano, solo una locuzione detta in un inglese dal forte accento dell’Assia: “ottimizzazione delle capacità produttive di GM in Europa”. Auguri di cuore, a entrambi.