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 2015  ottobre 13 Martedì calendario

Mostra a Parigi su Martin Scorsese e lui commenta: «Mi chiedevo infatti dove fosse finita tutta quella roba». Intervista

Martin Scorsese, 72 anni, saltella da una parte all’altra della mostra che la Cinémathèque di Parigi ha appena inaugurato su di lui. «Mi chiedevo spesso dove fosse finita tutta questa roba. Mi ha fatto impressione rivederla d’un tratto». Gli specialisti (della Deutsche Kinemathek, sostenuti da una serie di sponsor fra cui Armani) hanno setacciato gli archivi del regista, per tirare fuori un bel po’ di «roba», perfino la tavola dove «una volta negli Anni 70 mangiai con Sergio Leone ed Elio Petri». Storie che si intrecciano ma senza malinconie: lui non è il tipo.
Artista fin da piccolo
Sono esposti tanti storyboard, gli schizzi disegnati da Scorsese per immaginare ogni scena del futuro film. «Uso una matita grossa con una punta morbida: ho la sensazione, sfuggendomi sul cartoncino, che mi indichi gli spostamenti da fare con la cinepresa». Quegli schizzi grigi sono ravvivati da qualche macchia di colore (quanto rosso per il sangue del pugile di Toro scatenato!). «Da piccolo ero gracile e non facevo sport. Uscivo poco di casa e disegnavo quello che vedevo dalla finestra». Scattava anche foto, esposte ora alla Cinémathèque: viste di una strada trafficata di Little Italy.
Pier Paolo, Bob e Leo
«Sarà stato il 1966. A una proiezione del festival del cinema di New York passarono Accattone. Mi stravolse». Scorsese era nato in una famiglia italo-americana modesta, «ma non in quella povertà. Pasolini raccontò la santità di gente che stava davvero in basso». E poi il regista di L’ultima tentazione di Cristo (1988) ammette che «nessuno come Pasolini ha saputo raccontare il Vangelo».
«Con Robert De Niro e con Leonardo DiCaprio mi accomuna un sentimento di fiducia reciproca. Ci piacciono le stesse storie». De Niro fu il protagonista, tra gli altri, di Taxi Driver (1976). In mostra è esposta la tessera (vera) di tassista dell’attore che, per calarsi nella parte, scorrazzò davvero con un taxi per le strade di New York. Fu l’amico Robert a ripescare un Martin allora in piena deriva, droghe comprese, spingendolo a fare Toro scatenato nel 1980. Così come fu Leonardo a insistere con Martin perché portasse sul grande schermo la storia vera di un trader impazzito. Così è nato Il lupo di Wall Street (2013).
Musica, la grande passione
«A casa mia, da piccolo, non c’erano libri. Ma la musica sì. Liti e dibattiti si svolgevano su un fondo musicale, che spesso proveniva dalla radio». Scorsese ha realizzato vari documentari su musicisti, tra cui il mitico L’ultimo valzer (1978). «Ora sto girando una serie tv per Hbo, coprodotta da Mick Jagger. Si intitola Vinyl: è ambientata nel 1973. Racconta la commedia brutale di quel mondo».
Io e le major
Dopo la parentesi della New Hollywood, tra gli Anni 60 e 70, quando con un pugno di colleghi riuscì a imporre alle major i ritmi del cinema d’autore, l’industria riprese il sopravvento. «E negli 80 ebbi problemi per finanziare i film. Poi sono riuscito a trovare investitori diretti e a scavalcare le major». Anche per il non ancora uscito Silence, basato su un romanzo di Shusaku Endo e ambientato nel XVIII secolo durante le persecuzioni dei cristiani in Giappone: «Ho girato a Taiwan con una piccola squadra. Ho recuperato il gusto di lavorare con pochi. Un ritorno alla semplicità».