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 2015  ottobre 13 Martedì calendario

Storia del provino di Attah, la star-bambino del film “Beasts of no nation”

Momenti migliori della Mostra di Venezia sono state le nuotate in mare e il premio vinto, anche se ancora non so chi sia Marcello Mastroianni». Abraham Attah si racconta al telefono da Londra con il candore di un ragazzino del Ghana cresciuto con il sogno del pallone e diventato l’anima di un film, Beasts of no nation, al centro dell’attenzione mondiale. Perché il regista Cary Fukunaga è quello della prima stagione di True detective. E soprattutto perché dirige una storia sui bimbi soldato prodotta da Neftlix, che il 16 ottobre la fa uscire nelle sale Usa e in contemporanea in streaming. In Italia si vedrà dal 22 ottobre, data di sbarco della internet tv. Nel film tratto dal romanzo di Uzodinma Iwala, Attah interpreta Agu, un orfano di undici anni trasformato in soldato dal capo di una banda di guerriglieri (Idris Elba) e gettato nell’inferno della guerra civile in un paese africano senza nome. «Il pubblico doveva stare al fianco di Agu fin dall’inizio, seguirlo nella sua odissea. Serviva qualcuno capace di profondità emotiva e con un vissuto non facile. Attah conosce bene la vita di strada», spiega Fukunaga. I produttori hanno scovato Abraham in una delle tante scuole di Accra. Della sua vita prima del cinema il giovane attore svela poco: «Vivevo una vita normale con la mia famiglia. Andavo a scuola e giocavo a football con gli amici. Quando quest’uomo bianco è arrivato l’ho scambiato per un talent scout di calciatori. Invece era un direttore di casting che ci ha chiesto di andare a un’audizione». È stato scelto tra mille candidati: «Ha improvvisato una scena in cui doveva immaginare che qualcuno portasse via sua sorella, sono uscite tutte le sue emozioni», ricorda Fukunaga. Del cinema Attah dice «mi piace molto, anche la musica. Il mio film preferito è The Hobbit». Tutt’altro il tono di Beasts of no nation, pieno di scene crude, come quella in cui il mentore Idris Elba convince Agu a spaccare col machete la testa di un prigioniero per vendicare la morte del padre: «Le abbiamo fatte con machete di gomma, mica erano veri», spiega Attah. «Sul set tutto è buffo, poi sullo schermo diventa drammatico. L’unica cosa brutta erano i serpenti della giungla: possono ucciderti. E poi sì, all’inizio mi spaventava Idris: è un gigante. Poi siamo entrati in confidenza. Abbiamo girato la scena nella spiaggia nel giorno del mio quattordicesimo compleanno, un bel modo di festeggiare». Sull’età Abraham ha barato: ai provini ha detto di averne dodici, ne aveva due di più. Era già entusiasta: è rimasto a guardare i provini tutto il giorno. Oggi dice «vorrei continuare a fare l’attore. Sono a Londra a presentare il film. Viaggio molto, vedo mille posti nuovi. Sì, la mia vita è molto cambiata dopo questa esperienza e me la godo». Fukunaga assicura: «Stiamo molto attenti a che Abraham sia consapevole che questa non è la normalità, anzi che tutto ciò potrebbe non accadergli più nella vita». Il giovane ghanese confessa: «Anche se sento la mancanza di amici e famiglia, sinceramente sarò molto triste quando tutto questo finirà e dovrò tornare a casa».