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 2015  ottobre 10 Sabato calendario

Come l’Unione Europea gestirà la distribuzione dei migranti. Seimila euro per ogni persona accolta

Che cosa prevede il piano europeo per gestire l’emergenza immigrazione?
Si basa su 4 pilastri: ricollocazione dei migranti, hotspot, rimpatri e guerra ai trafficanti di esseri umani. Nel frattempo è stato raddoppiato l’investimento europeo per rispondere all’emergenza dell’immigrazione, che è salito a 4 miliardi di euro. La ricollocazione interessa tre categorie di richiedenti asilo: siriani, iracheni ed eritrei, gente in fuga da una guerra civile devastante e da una dittatura marxista comparabile solo a quella della Corea del Nord. Gli Stati europei che ricevono i migranti godranno di uno stanziamento di 6mila euro a persona, mentre Italia e Grecia avranno dalla Commissione 500 euro per ogni persona «ricollocata» per coprire i costi del trasferimento.
Che cosa sono gli «hotspot», dove si accolgono i migranti?
Con questa parola, letteralmente «punto caldo», s’identificano i nuovi centri di accoglienza voluti dalla Commissione europea. Vi si faranno le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali di chi sbarca. È in questi centri, da creare in Italia e in Grecia, che si distinguerà tra chi ha diritto a fare domanda di asilo politico e chi invece è irregolare. In Italia per il momento funziona solo il centro di Lampedusa, prossimamente ne sorgeranno a Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Taranto. Il personale italiano avrà il supporto degli esperti di Europol (polizia europea), di Easo (Ufficio europeo per l’asilo), di Frontex (Agenzia europea per la difesa delle frontiere) ed Eurojust (Ufficio europeo di cooperazione giudiziaria).
Che cosa accadrà al migrante in un «hotspot»?
La procedura europea prevede che qui si prendano le impronte digitali, si rediga una scheda personale, e si raccolga l’eventuale richiesta di asilo politico. Se il migrante accetterà di farsi rilevare le impronte – che finiscono immediatamente in un database europeo – subito dopo potrà andare in un centro di accoglienza dove avrà vitto e alloggio e gode di piena libertà di movimento, nell’ambito dei confini nazionali. Se nega il consenso, automaticamente finirà un Centro di identificazione dove sarà trattenuto, per la procedura di espulsione forzata. Rischia l’espulsione anche il migrante che rifiuterà di essere ricollocato nel Paese europeo che si dichiara disposto ad accoglierlo. «Dovrà essere rimpatriato – afferma Dimitris Avramopoulos, commissario Ue per le migrazioni –. Non sta a lui scegliere la destinazione».
Quale destino attende tutti gli altri?
I migranti che non fuggono da guerre o persecuzioni, ma lasciano il proprio Paese per povertà, non hanno diritto all’asilo politico. Questa è la dura legge. Per tutti questi, e per quelli che rifiutassero di cooperare alle operazioni di identificazione, la Commissione europea prevede un massiccio piano di rimpatrio nei Paesi con i quali esiste un accordo di riammissione. L’Ue calcola di rimpatriare a forza 400mila migranti, per lo più verso Paesi africani. Si discute ora in sede europea come invogliare i Paesi di origine a riprendersi i loro connazionali, se con un meccanismo di premi oppure di multe, in termini di minori aiuti. «Ho proposto un uso robusto del principio di condizionalità riguardo la cooperazione internazionale – dichiara Alfano -. L’Europa dà tanti soldi ai Paesi del Mediterraneo e allora occorre dire a questi Paesi di aiutarci se vogliono essere aiutati».
Sono partiti ieri da Ciampino per la Svezia i primi 19 richiedenti asilo, di nazionalità eritrea, che hanno accettato la «ricollocazione». Sono il primo scaglione di una redistribuzione che in 2 anni dovrebbe trasferire 160mila persone provenienti da Italia e Grecia. Nei prossimi giorni altri 100 partiranno verso Germania e Olanda. È il primo superamento della Convenzione di Dublino che imponeva ai richiedenti asilo di risiedere nel Paese europeo dove erano sbarcati.