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 2015  ottobre 09 Venerdì calendario

Clandestini, adesso pure l’Europa ha capito che è necessario rimpatriare quelli che non hanno il diritto di stare qui, esortando anche gli Stati membri a rinforzare la detenzione pre-rimpatrio «per prevenire gli abusi». E l’Italia che fa? Ha appena lasciato fuggire 116 marocchini arrivati illegalmente

Siamo sempre gli ultimi a capire le cose. Perfino l’Europa, con le sue movenze elefantiache e la consueta lentezza misurabile in ere geologiche, ha finalmente capito che l’unico modo per risolvere il caso sull’immigrazione è rimpatriare i clandestini. L’Italia, invece, sembra intenzionata a galleggiare nella più totale incertezza, avvinghiata al caso. Ieri si è tenuto il vertice dei ministri degli Interni comunitari sui rimpatri, che ha espresso le linee guida dell’Europa sugli immigrati illegali. Il punto centrale delle conclusioni formulate dall’assemblea – finalmente – è la necessità di rimandare a casa chi non ha diritto di stare qui. Non solo perché si respinge chi non è gradito, ma pure perché i rimpatri hanno un effetto deterrente: se si ha la certezza di essere rimandati indietro, non si spendono volentieri soldi per un viaggio a bordo di un barcone, tra l’altro a rischio della vita.
Per questo saranno potenziate le forze di Frontex. Per questo l’Ue metterà a disposizione le «adeguate risorse finanziarie», in modo da non fare ricadere tutte le spese sui singoli Stati membri (almeno queste sono le intenzioni). Bene, mentre in Europa si discuteva di questo, e si giungeva per la prima volta a qualche conclusione positiva, il nostro Paese si faceva sfuggire sotto il naso un folto gruppo di clandestini. Si tratta di novanta dei 116 marocchini arrivati a Catania il 18 agosto scorso, e trasferiti nel Cie di Milo, vicino Trapani.
Appena sbarcati erano stati colpiti da immediato provvedimento di espulsione. Sembrava persino che fossimo di fronte a un esempio di buona gestione del problema: gli stranieri mettono piede sulla spiaggia, e noi subito li informiamo che devono girare i tacchi. Bellissimo, no? Peccato che poi sia scattata la farsa all’italiana. Gli immigrati sono stati spediti al Centro di identificazione. A quel punto, si è snocciolata la tiritera: bisogna aspettare i controlli, ci sono i tempi della burocrazia, passano i giorni... Ed ecco il risultato: quasi tutti i marocchini giunti qui illegalmente si sono dati alla macchia. Volatilizzati, consegnati all’illegalità, magari alle associazioni criminali.
Tutto perché dovevamo aspettare che il consolato marocchino facesse i controlli dovuti. Tutto perché ci rifiutiamo di prendere atto di una banale verità, che l’Europa ha ripetuto anche ieri durante il vertice e che Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere, continua a ribadire da mesi: senza detenzione, il rimpatrio non è possibile. Perché i clandestini possono fuggire: se non sono controllati adeguatamente, scappano.
La vicenda dei marocchini scomparsi nel nulla mostra quale siano le nostre reali difficoltà nel fronteggiare l’Invasione. Il vertice europeo di ieri, sulla carta, ha espresso posizioni sagge e condivisibili. È una piccola vittoria: almeno a livello teorico, abbiamo fatto un passo in avanti verso la difesa dei confini. Ma la pratica è un’altra cosa. Il guaio vero, quando si parla di rimpatri, è il rapporto con i cosiddetti «Paesi terzi». L’Ue, per la prima volta, ha affrontato il tema con serietà, e ieri ha deciso di applicare il principio del «more for more». Cioè: più uno Stato è collaborativo nel riprendersi i suoi cittadini che sono emigrati, più l’Europa sarà generosa negli aiuti. Sacrosanto, in apparenza. Tuttavia c’è un rischio, e cioè che si verifichi un fenomeno chiamato «return shopping». Vuol dire che i Paesi terzi potrebbero cominciare ad alzare il prezzo, potrebbero mettersi a fare i difficili per ottenere più soldi e benefici. In pratica, c’è il caso che l’Europa sia costretta a pagare gli Stati africani o asiatici perché si riprendano persone che nemmeno dovevano partire.
Secondo quanto emerso dal vertice di ieri, entro la fine dell’anno si svolgeranno colloqui e trattative con varie nazioni per elaborare accordi chiari sui rimpatri. Ed entro sei mesi la Commissione europea dovrebbe stilare una serie di regole, in teoria considerando anche l’ipotesi di sanzionare chi non collabora. Già, ma intanto il tempo passa e gli arrivi continuano. Secondo Frontex, alla fine del 2015 i clandestini giunti in Europa nel corso di dodici mesi saranno 800 mila. Quanti di loro riusciremo davvero a rimpatriare?
Nei giorni scorsi si è parlato di un «piano segreto» per rimandarne a casa 400 mila. Ieri, però, i ministri europei non hanno accennato ai numeri. Quindi, nella migliore delle ipotesi, ci libereremo di appena metà degli immigrati irregolari. E gli altri? Beh, gli altri continueranno a vagare indisturbati per le nostre città. Esattamente come quelli fuggiti del Cie di Trapani.
Nelle conclusioni del vertice di ieri si legge che «gli Stati membri dovrebbero rinforzare la detenzione pre-rimpatrio, per prevenire gli abusi». Dunque, che cosa aspettiamo? Perché non ricorriamo alla detenzione? Perché non battiamo i pugni in sede comunitaria per chiedere che i tempi siano accorciati, che i soldi e il personale promessi arrivino alla svelta?
Sì, l’Europa finalmente parla di respingimenti. Ma festeggiare per un comunicato stampa, per quanto sia la specialità di Renzi, è davvero troppo poco.