Corriere della Sera, 9 ottobre 2015
Tensioni tra Stati Uniti e Cina: secondo il Financial Times, gli Usa stanno per inviare navi militari nel Mar Cinese Meridionale, per contenere le pretese di sovranità e d’influenza della potenza asiatica sugli isolotti della regione. Monito da Pechino: «Siamo seriamente preoccupati, ci auguriamo una posizione equilibrata da parte degli Stati Uniti»
Il Baltico, la Siria, ora la Cina. Il confronto è globale, nessuna area è priva di tensioni. Gli Usa – secondo quanto ha rivelato il Financial Times – intendono inviare navi militari all’interno delle 12 miglia nautiche da uno degli atolli artificiali cinesi. Una mossa spiegata con l’impegno per «la libertà di navigazione» ma che è anche un appoggio ai Paesi impegnati nella sfida territoriale con Pechino.
Da mesi la Cina sta costruendo sugli isolotti della regione installazioni militari e piste. I lavori si inseriscono in un programma di lungo termine con il quale i cinesi vogliono ampliare la loro sfera di influenza (insieme alla flotta) e ribadire come considerino questo quadrante sotto la loro sovranità. Una posizione che li ha messi in contrasto duro con Filippine, Vietnam, Indonesia, Taiwan e Brunei. Infatti, sempre secondo il quotidiano britannico la missione dell’unità statunitense potrebbe interessare l’arcipelago delle Spratley, uno dei punti critici della contesa tra gli Stati dello scacchiere.
Le notizie sono state subito commentate dai portavoce di Pechino: «Sappiamo di quanto sta per avvenire, siamo seriamente preoccupati, ci auguriamo una posizione equilibrata da parte degli Stati Uniti». Auspici in contrasto con gli ambiziosi piani cinesi e la determinazione americana nel sostenere il duello in Oriente.
Già negli scorsi mesi il Pentagono ha fatto capire di voler irrobustire il proprio dispositivo militare in Asia con lo spostamento di mezzi ed esercitazioni mirate. L’ultima è stata una grande operazione da sbarco insieme ai marines giapponesi, messicani e colombiani sulle coste della California.