La Stampa, 7 ottobre 2015
Proprio mentre AirFrance è in subbuglio Air Chanel sfila in un aeroporto, Valentino guarda all’Africa pensando agli immigrati e Saint Laurent opta per una discoteca di Los Angeles. Ma degli anni 90
Chanel fa sfilare le sue viaggiatrici di lusso, d’ogni razza e nazionalità, sullo sfondo di un aeroporto ricostruito al Grand Palais. Proprio mentre Air France è in subbuglio per i quasi 3000 licenziamenti. Valentino guarda all’Africa pensando agli immigrati che sbarcano in Europa. Se è vero che la moda riflette i tempi, è anche vero che non è mai stata così sulla notizia. Certo per Chanel si tratta di un caso (le collezioni si preparano con mesi d’anticipo). Il duo creativo di Valentino, invece – come tutti noi – da tempo si è guardato intorno metabolizzando il fatto che la commistione di etnie arriverà anche a modificare i codici occidentali dell’eleganza. In entrambi i casi si leggono le indicazioni di uno stile reale, in continuo divenire.
Imbarco immediato
All’Airport Paris Cambon, al terminal C da cui parte l’Air Chanel, una moltitudine di donne è pronta per il check-in. Desk, carrelli, sale d’attesa, monitor… tutto è griffato con un allestimento fantasmagorico concepito in 6 mesi di lavoro. «Certo – dice Karl Lagerfeld – il mio è un viaggio in condizioni ideali fin dall’imbarco. Purtroppo non ha nulla a che vedere con l’attualità». E aggiunge: «Le immagini dei dirigenti Air France aggrediti non fa bene al nostro Paese».
In pedana prendono il volo tailleur in tweed con le tinte della bandiera transalpina. Trolley e valigie d’ogni forma accompagnano il tris giacca-pantaloni-gonna lunga (omaggio alle clienti arabe?), intercalato da tute con felpa annodata in vita dalle fantasie multicolor. Pezzi sofisticati, ma in chiave street wear, portati con la disinvoltura disordinata delle ragazze d’oggi. Scarpe argento con suola illuminata da led, modello pista d’atterraggio, trucco a mascherina e una nuova pettinatura, la catogan. Dove un unico fiocco trattiene e separa in due la coda di cavallo. Occhiali a specchio, doppi cerchietti, monili attorcigliati, guanti infilati nei bracciali rigidi e un’infinità di berretti da baseball, con la visiera sulla nuca, fotografano quel vezzo femminile di accumulare addosso gli accessori che non stanno più nel bagaglio. Cara Delevingne non sfila ma accompagna il kaiser della moda in passerella.
La nostra Africa
Tribale, ma vista con occhio nuovo, l’Africa di Valentino non è da cartolina, racconta una bellezza diversa, sfaccettata, arricchita dalle commistioni, dagli errori artigianali che diventano un valore aggiunto. «Non si può rimanere indifferenti a quel che accade, è il momento di aprirsi ad altre culture. Mettere in discussione i nostri valori ci può arricchire», dicono Chiuri&Piccioli, antennine tese sull’attualità. Rullano i tamburi mixati dalle struggenti note de La mia Africa, ed è subito un’altra musica. Una sventagliata di lavorazioni pazzesche, condite da citazioni artistiche (dalle maschere di Picasso ai colli allungati di Modigliani). Tuniche sottili, incrostate di piume e perline; boleri in cuoio scarnificato, camicette con fantasie imprese da stampini di legno; parka militari tinti tie and dye. «Le borse sono dipinte a mano, quindi imperfette, l’intervento umano le rende speciali – spiegano – come certe tribù si decorano il corpo per comunicare la loro identità, noi usiamo i vestiti per raccontarci». E la storia della gazzella che corre inseguita dal leone finisce illustrata sugli abiti plissè oro e neri (vince la gazzella, of course). La ricerca etnica condita dall’eleganza valentiniana funziona alla grande. Il pubblico scatta in piedi in una standing ovation. Valentino Garavani, compreso. Commosso da tanta bravura che eleva alla massima potenza il made in Italy.
Reginette grunge
Piccole variazioni sul tema caro a Saint Laurent disegnato da Slimane. Siamo sempre in discoteca a Los Angeles, ma stavolta è l’atmosfera Anni 90 alla Courtney Love a tenere banco. Tiara in testa, sottovesti oro e scandalosi abitini in pizzo portati sul nulla, spalline che mostrano il seno, un tripudio di giacche oversize in pelle nera. Insistente gusto grunge. Il tocco di stivali alla pescatora, souvenir di Kate Moss a Glastonbury, completa le tenute dalla sensualità sfacciata che solo Slimane sa creare ad arte.