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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

La moglie di Helmut Berger ha denunciato il marito per bigamia: due mesi fa lo storico pupillo di Visconti, ormai 71enne, ha infatti sposato a Ibiza un uomo più giovane di 37 anni. «Helmut dice che la bigamia si confà di più a lui. Ha perso ogni freno inibitore, ne ho viste talmente tante con lui che non mi sorprende più nulla»

Francesca Berger ha visto suo marito baciare un giovane uomo. Il marito è un uomo imbolsito e malfermo che era stato un bellissimo ragazzo. Helmut Berger, 71 anni (la libertà sfrenata, una vita di eccessi all’ombra di Luchino Visconti), ne ha 37 più di Florian Wess. Ma il punto non è la differenza d’età. Helmut e Florian si sono sposati due mesi fa a Ibiza. «Ci siamo resi conto che ci completiamo a vicenda», ha dichiarato Florian.
Tre giorni fa, Francesca Berger, regista e scrittrice, ha denunciato il marito alla Procura della Repubblica per bigamia: «Non mi sembra che la nostra sia una religione poligama. Siamo separati ma non divorziati».
Francesca, come ha saputo delle loro nozze, e come ha reagito?
«Al Festival di Venezia è passato un documentario scabroso sulla vita di Helmut, una sorta di reality dove sembra che lui, nella sequenza finale, si masturbi. Leggendo le recensioni, si parla di queste nozze con un giovane che in Germania è soprannominato Botox Boy (secondo la stampa tedesca, dopo aver visto il documentario Wess avrebbe preso le distanze da Berger, ndr). Helmut dice che la bigamia si confà di più a lui. Così l’ho denunciato per la seconda volta, dopo quella per diffamazione aggravata, visto che sui settimanali internazionali mi definisce quella tr... che mi vuole spillare soldi. Non ho mai avuto alimenti da lui, con gli interessi maturati dovrebbe corrispondermi una cifra attorno ai 550 mila euro. È l’ultima di mille menzogne».
Per esempio?
«Che il nostro è stato un matrimonio bianco: è stato di tutti i colori fuorché bianco. Ci siamo sposati nel 1994 nella Chiesa di San Felice martire, il sacerdote lo confessò per due ore e quindici minuti, gli invitati rimasero fuori in attesa. Lui è un affabulatore, quando beve gli scatta qualcosa per cui deve sedurre. La goccia che fece traboccare il vaso fu il rapporto sadomasochista con la colf».
Quando vi siete conosciuti?
«Nel 1979, ero una ragazzina. Ne ho viste di tutti i colori per le sue violenze incontrollate. Al giudice il giorno della separazione raccontò di avermi conosciuta la sera prima di sposarmi. Un giorno sbottai: adesso te ne combino una io, e feci un pignoramento. Eppure con mia figlia Salomè è stato come un padre, l’ha cresciuta, andava a parlare coi professori del liceo».
Perdoni, perché l’ha chiamata Salomè?
«Suo padre è stato un giocatore brasiliano della Lazio, João Batista da Silva, Giovanni Battista... Salomè cercò Helmut quando per un aneurisma ho lottato tra la vita e la morte. Ma non s’è fatto trovare. Nonostante tutto, sono disposta a ritirare la denuncia se mi farà pubbliche scuse e dirà che queste nozze con Florian Wess sono una trovata pubblicitaria. Quando i demoni che sono in lui prendono il sopravvento, non c’è niente da fare. Mi spiace che in Italia fa notizia solo se cerca di buttarsi dalla finestra».
Non è che faccia qualcosa per limitarsi.
«C’è una parte di sé molto borghese che ha a che fare con l’educazione austriaca, il suo perfezionismo era quello di Visconti. Se vive in un bilocale a Salisburgo non vuol dire che stia morendo di fame; è un dissipatore, perse anche il letto di Luchino. Ero riuscita a salvarlo, poi ho avuto un furto. Ha perso ogni freno inibitore, ne ho viste talmente tante con lui che non mi sorprende più nulla. Ma in Germania è tuttora un’icona come attore, hanno detto che i suoi trenta minuti in Saint Laurent di Bonello valgono tutto il film».