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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

Acquisizione di Rcs Libri: intervista a Marina Berlusconi, presidente di Mondadori. «È un’acquisizione che credo vada nell’interesse di tutti: degli operatori, dei lettori e anche del Paese. Perché credo sia interesse di tutti che uno dei protagonisti della nostra storia culturale, Rcs con i suoi libri, resti italiano, e che l’editoria nazionale non diventi terra di conquista per i concorrenti stranieri»

«È un atto di fiducia nel libro, certo, ma anche nell’Italia, nella creatività, nell’intelligenza, nella voglia di conoscere e di emozionarsi degli italiani, quindi, in definitiva, nel futuro del Paese e nella qualità di questo futuro.E di questo siamo molto orgogliosi». Marina Berlusconi sorride soddisfatta. La trattativa lunga quasi un anno per l’acquisizione della Rcs Libri si è appena conclusa. Un investimento da 127,5 milioni di euro. «Un passo fondamentale per il futuro della Mondadori», dice la sua presidente. «Grazie a tutto il lavoro che l’intera azienda, a partire dall’amministratore delegato Ernesto Mauri, è riuscita a fare in questi anni, la Mondadori è in grado di finanziare un’acquisizione che credo vada nell’interesse di tutti: degli operatori, dei lettori e anche del Paese. Perché credo sia interesse di tutti che uno dei protagonisti della nostra storia culturale, Rcs con i suoi libri, resti italiano, e che l’editoria nazionale non diventi terra di conquista per i concorrenti stranieri».
Va nell’interesse soprattutto di Mondadori che riesce a crescere in dimensioni…
«Come stanno facendo, in tutto il mondo, i principali editori. Si punta in questo modo a creare sinergie ed economie di scala. Random House ha comprato in Gran Bretagna Penguin e in Spagna Santillana, Gallimard in Francia ha acquisito Flammarion, Pearson vende le quote nel Financial Times e nell’Economist per investire nell’editoria scolastica. Oggi è necessario concentrarsi sul mestiere che si sa fare meglio. E la Mondadori i libri li sa fare molto bene, sono l’attività da cui è cominciata la sua fortuna, la più antica e la più solida».
Ma il mercato dei libri è in affanno.
«Anche se meno di altri, soffre a causa della crisi. Proprio per questo è importante unire le forze ed essere sufficientemente grandi. La nostra è una scelta convinta, ma è anche una necessità: per aumentare l’efficienza, controllare i costi che non riguardano direttamente l’attività editoriale. E innescare così un meccanismo virtuoso: più risorse da investire sul prodotto e sulla sua qualità, allargamento del mercato, maggiori ricavi…».
E dimensioni per le quali siete già stati accusati di essere monopolisti. L’acquisizione di Rcs dovrà essere vagliata dall’Antitrust.
«Naturalmente ci rimetteremo al giudizio dell’Antitrust. Vorrei però far notare che l’acquisizione comprende sia i libri trade, cioè narrativa, saggistica, varia, ecc…, sia la scolastica. Che è parte molto importante dell’operazione. E per la scolastica la nostra quota resterà sotto il 25%, in un mercato molto più frammentato e competitivo rispetto a quelli degli altri principali Paesi. Pensi che in Francia i primi due editori di education hanno circa l’85%, in Germania i primi tre il 95%».
Ma la polemica riguarda i libri trade.
«Ci arrivo. Qui la nostra quota sarà un po’ più alta, poco sopra il 34%, ma dipende dal fatto che quello italiano è un mercato molto ristretto. La verità è che non bisogna considerare solo le quote ma anche, o forse soprattutto, il fatturato. Nelle classifiche mondiali sia Mondadori che Rcs sono sotto il trentacinquesimo posto. Siamo piccoli, troppo piccoli. Il punto centrale, lo ripeto, è quello di avere le dimensioni necessarie per poter competere con gli editori stranieri e con veri e propri monopolisti, loro sì, del calibro di Amazon. E poi, il mercato editoriale italiano, dal punto di vista dell’offerta, è davvero ricco e molto concorrenziale».
È un giudizio che non tutti condividono…
«Le case editrici sono più di 4 mila, i testi in commercio quasi un milione. E su tutta la filiera sono presenti operatori come Gems, Feltrinelli, Giunti… Insomma, parlare di monopolio…»
Sta di fatto che alcuni autori fra cui Umberto Eco avevano firmato un appello contro l’operazione, e lo stesso Eco ha sottolineato il potere mediatico della famiglia Berlusconi.
«Non voglio polemizzare, lasciamo parlare i fatti. Siamo editori della Mondadori non da ieri, ma da 25 anni, e questa lunga storia mi pare dimostri chiaramente che tipo di editori siamo e qual è il rispetto, il rispetto più assoluto, che abbiamo sempre avuto per le prerogative degli autori, per la libertà, per il pluralismo. Pensi a tutto quel che abbiamo pubblicato in questi 25 anni, pensi a come ci siamo comportati, ad esempio, con l’Einaudi. L’abbiamo rilevata quando era in una situazione a dir poco difficile, l’abbiamo rilanciata senza intaccarne in alcun modo l’identità, anzi, rafforzandola».
Ai timori del ministro Dario Franceschini si aggiungono quelli di direttori editoriali importanti come Elisabetta Sgarbi della Bompiani, che si è detta preoccupata proprio per l’identità delle case editrici.
«Sappiamo bene che il vero valore di una casa editrice sta proprio nella sua identità. Stiamo parlando di organismi vivi, ciascuno con il suo volto, il suo stile, la sua personalità, unica e irripetibile. Il tutto costruito giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, autore dopo autore. Lo stesso libro è diverso se pubblicato da una casa editrice o dall’altra, perché prende qualcosa della personalità di quella casa editrice e nello stesso tempo contribuisce a formarla. Intaccare l’identità editoriale significherebbe distruggere il valore di quel che si è acquisito. Ma anche qui guardiamo ai fatti concreti».
Di concreto c’è che alla Mondadori si aggiunge la Rcs Libri, quali fatti?
«L’organizzazione del gruppo Mondadori – parlo del trade – con Einaudi ma anche con Sperling&Kupfer e Piemme. Una “federazione” di case editrici, molto diverse tra loro, ciascuna con la sua autonomia editoriale, legate dall’utilizzo di servizi comuni. Questo è il nostro modello. Con l’acquisizione di Rcs libri Mondadori raccoglie attorno a sé quanto di meglio l’editoria di questo Paese è stata capace di esprimere. Siamo consapevoli e orgogliosi di essere i custodi di un patrimonio assolutamente eccezionale, e soprattutto determinati a mettere tutto l’impegno necessario affinché questo patrimonio abbia il futuro che merita».
C’è chi teme però tagli al personale.
«Non abbiamo rilevato la Rcs Libri per mortificarla, ma per valorizzarla. Per valorizzare il gruppo, i suoi marchi, i suoi autori e naturalmente le persone che vi lavorano».
Un futuro con l’incognita tecnologica, l’e-book, non vi spaventa?
«Al contrario, è un’opportunità. Una svolta epocale, come l’invenzione della stampa, rispetto alla quale sta però avendo una penetrazione più lenta. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna si è fermato sul 25%. In Italia siamo ancora attorno al 5%. E poi non ha portato, almeno finora, alla comparsa di alcuna alternativa reale al libro. L’ebook non è altro che la versione digitale del libro cartaceo. Il mestiere dell’editore non cambia, i suoi margini aumentano, gli autori incassano di più, i lettori risparmiano, il mercato si allarga».
Posto che il mercato si allarghi e non si restringa...
«Al futuro del libro non vediamo limiti. Sarà molto positivo per i testi di education, visto come cresce la domanda d’istruzione e apprendimento. E sarà buono per i libri in generale. Crediamo nel loro futuro perché hanno un grande passato, grande quanto l’uomo è capace di essere. Tutta la saggezza e la sapienza del mondo, da oltre due millenni, passano attraverso i libri, nei libri hanno trovato il luogo migliore in cui essere conservate e tramandate. E attraverso i libri, di carta o digitali, continueranno a passare».