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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

Riccardo Ruggeri: «Chi siamo noi per giudicare Obama che fa bombardare un ospedale in Afganistan di Medici senza Frontiere? Curiosamente lo fa uno spietato New York Times»

La domenica è momento di lettura e di riflessione, di selezione dei temi, di individuazione delle «parole chiave», di raccolta di «segnali deboli», di programmazione dei Camei della settimana che segue. La quantità di sensazioni e di stimoli è stata talmente ricca, variegata, che sono andato in confusione. Allora di che scrivere? Quali le priorità? Cosa si attendono i lettori da me? Troppi eventi, troppe notizie, troppi personaggi. È domenica 4 ottobre, San Francesco, debutta la «Giornata del Dono, una legge che questo Parlamento tanto vilipeso ha voluto, con totale partecipazione e a costo zero (unica legge che non abbisognava di coperture), per fare di noi cittadini persone migliori, almeno per un giorno. Per festeggiare la “Giornata del Dono”, per una volta, dovrei dare al Cameo, violentandomi, un taglio “politicamente corretto». Così sia.
1 Il caso del sen. Barani è stato enfatizzato in modo strumentale da grillini, leghisti, sinistre estreme, senza tener conto della sua storia. Un animale politico impegnato in un percorso culturale faticoso: trent’anni fa è «craxiano» (all’occhiello ha ancora un garofano fané), poi «berlusconiano», quindi «verdiniano» tendenza «renziana». Ebbene sì, ha avuto un attimo di debolezza. Fa un gesto sconcio rivolto a una senatrice grillina (essendo uomo riservato non sapeva che era pure in dolce attesa di cinque mesi) ma non merita di essere lobotomizzato. Certo, c’è il grezzo Burani, ma si sottolinei lo stile di Maria Elena Boschi, talmente politicamente corretta da rifiutare il suo nome sulla legge e assegnarlo a futura memoria a Giorgio Napolitano, rinunciando così a entrare nella storia, come è stato invece per il suo omologo Acerbo.
2 Chi siamo noi per giudicare Obama che fa bombardare un ospedale in Afganistan di «Medici senza Frontiere»? Curiosamente lo fa uno spietato Nyt. Eppure, lui ha deciso di uscire dall’Afganistan prima di lasciare la Casa Bianca, tenero, fa finta di aver vinto la guerra, soffre della sindrome del Vietnam, perché non permettergli almeno di salvare la faccia, con qualche bombardamento di fine corsa? Ormai, lo sappiamo, Obama è un «unteachable» (incapace di imparare dai propri errori) e non ha capito che i «danni collaterali» non sono più ammessi. Lui pensa ancora che bombardare dei medici francesi è il prezzo da pagare per uccidere dei talebani, dando così a Putin l’opportunità di bombardare i tagliagole dell’Isis procurando «danni collaterali» ai tagliagole jaidisti foraggiati dagli stessi americani. Un mondo complicato, non più per lui.
3 Tenero il video del languido abbandono di Monsignor Charamsa sulle robuste spalle del catalano Eduardo (rassomiglia al guardiacaccia Mellors?). Stupefacente il curriculum del Monsignore, i suoi incarichi religiosi erano da futuro cardinale. Ragionando con le categorie del politicamente corretto questo coming out è stato un aiuto per l’avvio di un Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia. I Vescovi sono divisi, Bergoglio ha una strategia «inclusiva», vuole cioè che tutti si adeguino al suo pensiero. Quelli che credono ai complotti non hanno spiegato se il polemico Marino e il monsignore gay travestito da teologo abbiano favorito o danneggiato la Chiesa.
4. All’Expo finalmente un incontro alto e politicamente corretto. Per poche ore la nutrizione ha preso il posto del mangiare. Sono arrivati per parlare di «Terra Madre» quelli che sanno, 2.500 giovani contadini con le loro zappe (internetizzate), adoranti un Carlin Petrini nello sfondo. Insopportabili quelli che, senza sapere, più parlano, più provocano «danni collaterali» all’agricoltura, trasmissioni televisive che ci inondano di orrende ricette, di padelle d’argento, di libri idioti di cucina dalle tirature incredibili, di insopportabili chef che parlano a volte come Nobel, a volte come allenatori di calcio.
Per essere «sul pezzo» ho scritto questo cameo zibaldone, mentre avrei fatto meglio a scrivere di cose serie, delle donne della provincia di Cuneo di fine ’800, della mia bisnonna che insieme ad altre coetanee ottennero dai mariti contadini di poter trattenere per le loro esigenze personali i ricavi della vendita delle galline bianche di Saluzzo che allevavano. Straordinarie galline da uova e da carne, con cresta e bargigli molto sviluppati, il top per cucinare la mitica «finanziera piemontese». Questo modello fu considerato uno dei primi passi verso l’emancipazione femminile in Italia. Grazie, Nonna Bi.