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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

Vitalizi dei politici, un bel taglio allo studio dell’Inps: nel nome dell’«equità attuariale», duemila tra ex parlamentari ed ex consiglieri regionali potrebbero vedere i loro assegni ridotti anche del 50%. Per un risparmio complessivo di un centinaio di milioni (un quarto della spesa attuale)

Che si tratti solo di un’idea, o che la cosa sia destinata ad assumere la forma di un nuovo piano per le pensioni in vista delle legge di Stabilità pare essere un dilemma ancora da sciogliere. Ma di sicuro all’Inps i calcoli si stanno facendo, eccome, per vedere come si possa introdurre il principio dell’«equità attuariale». Principio sacrosanto, che dovrebbe ridurre il divario attualmente esistente fra il vecchio metodo di calcolo retributivo, cioè basato soltanto sullo stipendio percepito dal lavoratore, e il nuovo sistema contributivo: quello cioè che tiene conto esclusivamente dei contributi versati. E se è fin troppo facile prevedere che il presidente dell’istituto di previdenza Tito Boeri non sia allergico all’ipotesi di dare una sforbiciatina alle pensioni retributive d’oro, eventualità del resto alla quale aveva pensato anche l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, in questo schema non manca a quanto pare una sorpresa anche per i vitalizi dei politici. E che sorpresa.
L’ipotesi è di intervenire con il ricalcolo attuariale sui vitalizi di ex parlamentari ed ex consiglieri regionali di importo superiore ai 63.700 euro lordi annui, circa 5.300 euro mensili. Le persone coinvolte sarebbero 2 mila e i loro assegni, secondo le stime, potrebbero subire tagli molto consistenti. Dell’ordine del 49-50 per cento. Con un risparmio certo modesto, in confronto alle esigenze del bilancio statale, ma niente affatto trascurabile considerando il piccolo universo che verrebbe interessato: un centinaio di milioni. Ciò significa che l’esborso pubblico per i vitalizi parlamentari e regionali, oggi pari a 400 milioni, si ridurrebbe di un quarto.
Si tratterebbe di una iniziativa senza precedenti. Non soltanto per la caratura dei personaggi interessati dalla misura. Nell’elenco dei vitalizi pubblicata tempo fa da Primo Di Nicola sull’Espresso il club degli over 5.000 euro netti comprende nomi come quello di Massimo D’Alema, Gianfranco Fini, Luciano Violante, Carlo Vizzini, Walter Veltroni, Achille Occhetto, Beppe Pisanu... e tanti altri. Il fatto è che mai il governo è intervenuto con una propria proposta su una materia di competenze esclusiva del parlamento, dove vige ancora la rigida (e anacronistica) regola dell’autodichìa. Ma adesso le condizioni potrebbero essere diverse, soprattutto se il taglio dei vitalizi rientrasse nell’alveo di un intervento più generale sulle pensioni retributive ricche: le quali, ovviamente, subirebbero decurtazioni per nulla rapportabili a quelle assai rilevanti degli ex onorevoli. I quali, oltre a beneficiare di trattamenti senza alcuna proporzione con i versamenti, avevano anche in molti casi il privilegio di non dover rispettare requisiti anagrafici.
Da tempo i vitalizi sono nel mirino dell’opinione pubblica, al punto che i consigli regionali sono stati indotti ad abolirli partendo da questa legislatura. Mentre a Montecitorio e palazzo Madama sono stati sostituiti con decorrenza 2012 da trattamenti contributivi, per quanto ancora più favorevoli rispetto a quelli dei comuni mortali. Tuttavia per i vitalizi del passato nulla o quasi era stato fatto, nonostante lo squilibrio enorme con le normali pensioni. Le regole perverse hanno consentito per esempio fino a pochi anni fa di ritirare l’assegno senza limiti di età, e di fatto senza limiti minimi di mandato. In alcune regioni, poi, quei criteri assurdi sono rimasti in vigore. Nel 2013 ha fatto scalpore che l’ex presidente del consiglio regionale della Sardegna Claudia Lombardo abbia cominciato a riscuotere a soli 41 anni di età un vitalizio superiore ai 5 mila euro mensili netti. Mentre nel Lazio, dove la base per il calcolo del vitalizio comprendeva anche la diaria (cioè le spese per il ristorante e l’albergo!), ancora pochi mesi fa c’era chi poteva incassare a 50 anni 2.167 euro netti al mese per aver passato appena tre anni da consigliere. Per non parlare delle possibilità di cumulo. Chi aveva fatto il parlamentare e il consigliere regionale portava a casa due vitalizi. E magari anche il terzo, del parlamento europeo. In più, la pensione ordinaria regalata: per gli eletti è infatti previsto che l’ente di previdenza provveda ad accreditare virtualmente i contributi di spettanza del datore di lavoro.
Il taglio dei vitalizi per legge è forse l’unica strada percorribile. Ma certo non si presenta in discesa. Già vediamo il diluvio di ricorsi per aver lo Stato leso i diritti acquisiti, come accaduto già in alcune regioni. Il Lazio, per dirne una, aveva stabilito un ridimensionamento del 17 per cento e in più di settanta ex consiglieri si sono rivolti al Tar. Che ha bocciato il loro ricorso. Non domi, hanno minacciato di rivolgersi alla Corte dei diritti umani di Strasburgo. Quella che condanna la tortura, pensate...