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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

Air France, dirigenti scampano al linciaggio: dopo aver annunciato il taglio di 2.900 posti di lavoro, alcuni manager della compagnia sono stati assaltati da una folla inferocita di estremisti che, al grido di «Dimissioni, dimissioni» e «Teniamoci gli aerei, cacciamo i padroni», li hanno picchiati e strattonati fino a denudarli. Solo una fuga rocambolesca e il pronto intervento della polizia sono riusciti a limitare il bilancio del tumulto a 7 feriti (e molti abiti strappati)

L’immagine del direttore delle risorse umane Xavier Broseta che si mette in salvo dal linciaggio scavalcando a torso nudo una palizzata, la cravatta ancora al collo ma senza la giacca e la camicia strappate poco prima dai manifestanti inferociti che gridavano «nudo, nudo!», passerà probabilmente alla storia. I poliziotti dall’altra parte del cancello lo aspettano e lo incitano, «salti su, salti su», mentre un collega lo aiuta spingendogli in alto le gambe: bisogna fare presto prima che arrivino di nuovo i dipendenti imbufaliti che lo hanno già spintonato, picchiato e denudato.
Anche Pierre Plissonier, responsabile delle attività a lungo raggio e capo dello scalo di Orly, è stato aggredito e anche lui, con la giacca e la camicia a brandelli, deve sottoporsi all’umiliazione pubblica della fuga tramite arrampicata, davanti agli agenti che tendono le mani e gli consigliano di sbrigarsi, e davanti alle telecamere e ai manifestanti che urlano «dimissioni, dimissioni» e «Gardons nos avions, virons nos patrons» («teniamoci gli aerei, cacciamo i padroni»).
I due dirigenti camminano assieme verso le camionette della polizia, lontano dalla sede di Air France dove avevano poco prima confermato il possibile taglio di 2.900 posti di lavoro. In queste immagini alcuni vedranno lo stato del capitalismo all’inizio del XXI secolo, altri più banalmente la violenza inutile di alcuni estremisti per adesso senza nome – e condannati da tutte le organizzazioni sindacali —, che a quanto sembra neanche sarebbero toccati di persona dal piano di ridimensionamento annunciato dall’azienda. La direzione di Air France in serata ha comunicato il bilancio degli incidenti: sette feriti. Sono Xavier Broseta, Pierre Plissonnier, altri tre dirigenti, e due agenti della sicurezza, uno dei quali resta grave ma per fortuna è uscito dal coma.
Appena pochi metri più in là, accanto al palazzo Air France dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi c’è – immobile – il Concorde, l’ex gioiello supersonico esposto a ricordo della passata grandezza di Air France, oggi testimone della sua decadenza ingloriosa.
Alexandre de Juniac, a capo del gruppo Air France-Klm dal primo luglio 2013, ha presentato nei mesi scorsi il piano di sviluppo «Perform 2020» che richiedeva un aumento di produttività dei dipendenti, in particolare dei piloti, per cercare di recuperare competitività non solo nei confronti delle nuove compagnie del Golfo ma anche rispetto a vecchie aziende europee come British Airways e Lufthansa.
Bocciato «Perform 2020», de Juniac ha presentato ieri il suo «piano B»: se l’espansione non va bene, ecco il ridimensionamento. Millesettecento dipendenti di terra, 900 tra hostess e steward e 300 piloti dovranno lasciare l’azienda, per un totale di 2.900 persone. Le prime due categorie dovrebbero godere di facilitazioni nell’ambito di partenze volontarie, mentre i piloti – giudicati come i maggiori responsabili del fallimento di «Perform 2020» – rischiano il licenziamento secco. De Juniac prevede poi la chiusura di cinque linee entro il 2017 e la riduzione della flotta da 107 velivoli a 93, con l’annullamento dell’ordine dei nuovi Boeing 787 Dreamliner.
I negoziati comunque continuano, e anche l’uomo senza camicia Xavier Broseta ieri pomeriggio si è ripresentato in conferenza stampa per cercare la distensione e dire che «quel che abbiamo visto questa mattina non è l’immagine dei dipendenti Air France». Sullo sfondo resta la previsione lugubre del premier Manuel Valls, resa sabato scorso: «Sappiamo che una compagnia aerea può scomparire».