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 2015  ottobre 03 Sabato calendario

La Merkel ha paura dei cani e una volta Putin tentò di intimidirla facendo entrare all’improvviso nella stanza il suo molosso

BERLINO.
«Venticinque anni dopo: così con queste foto ricordo il passato e guardo al futuro». Collaboratrice-grande firma d’eccezione, ieri sulla Sueddeutsche Zeitung per la festa nazionale della riunificazione: Angela Merkel. Proprio mentre i massimi media tedeschi battono il tam-tam della speranza: il prossimo premio Nobel per la pace, che sarà conferito tra pochi giorni, potrebbe andare a lei, per la politica di braccia aperte ai migranti. Sarebbe una bella scelta. Ascoltiamola allora riaprire e commentare la vecchia scatola di foto del passato.
Prima foto, le sue famose diversissime giacche. «Divertente, spiritoso. Non voglio che nessuno dica che indosso ogni giorno la stessa cosa, ogni giacca o blazer dev’essere adatta all’occasione. E a volte le mie misure cambiano, me le faccio adattare. A volte è dovere vestire in colori scuri, oppure se lo sfondo è troppo chiaro non deve essere chiara la giacca, Altre volte mi vien voglia spontanea d’indossare un colore brillante».
Seconda foto: Angie, Putin e il cane minaccioso. Angie fu morsa da teenager da un cane, Putin lo sapeva e al loro primo incontro fece entrare una specie di molosso per intimidirla. «Non ho paura dei cani, ma un po’ d’angoscia sì. Quel giorno nel 2007 a Sochi, il presidente russo fece entrare il suo cane, pur sapendo bene del mio problema con i cani. Ma via. È successo. E vedete nella foto, mi sforzo di guardare negli occhi Putin e non il cane».
Terza foto: Angie giovane nella Ddr, esercitazioni militari obbligatorie per la gioventù, anche per lei che contrabbandava dischi dei Beatles e “samizdat”, le riviste clandestine, polacchi. «Anche noi fanciulle dovevamo indossare l’uniforme e imparare il passo di marcia. Qui marciamo davanti alla mia ex scuola a Templin, Brandeburgo. Ma vedete bene quanto ci sentivamo buffe in uniforme, e poi tra noi ragazze ridemmo da pazze di questa cerimonia. In questa foto ritrovo la nostra splendida ironia di ragazze verso la realtà di allora».
Quarta foto, il dramma di una delusione politica e personale: «Questo signore è Wolfgang Schnur, era presidente del Demokratischer Aufbruch (fu il movimento più forte dei dissidenti poco prima e poco dopo la caduta del Muro, ndr ), cui io appartenni convinta. Fu denunciato come IM, informatore della Stasi. Non volemmo crederci, cercammo di difenderlo. Ma poi fu chiaro che era vero, perché, smascherato reagì non difendendosi ma subendo un attacco cardiaco, nella foto lo vedete ricoverato in ospedale. Per me fu un colpo al cuore».