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 2015  ottobre 03 Sabato calendario

I russi bombardano finalmente anche l’Isis. Putin racconta Berlusconi e Berlusconi racconta Putin. La festa a Villa Certosa - con Bocelli e Tony Renis - in cui un razzo stava per colpire tutti e due.

La Russia ha colpito per la prima volta, come invocato dagli Occidentali e dai loro alleati arabi, la roccaforte jihadista Raqqa, considerata la capitale dello Stato Islamico.
Giovedì sera i bombardieri tattici Soukhoï-34 hanno preso a bersaglio un posto di comando e un campo di addestramento dell’Isis, uccidendo almeno 12 jihadisti secondo l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, che riferisce dell’annullamento della preghiera del venerdì a Raqqa per paura dei raid. Ieri invece l’aviazione russa ha colpito la zona d’Idlib, nel Nordovest del Paese, dove l’Isis è assente ma ci sono le postazioni del fronte Al Nusra, il braccio siriano di Al Qaeda (…) Non è impossibile pensare che Putin a medio termine possa abbandonare il sostegno personale a Bashar al Assad, nel quadro di un accordo che tuteli gli interessi russi a cominciare da Tartus, la base navale nel Mediterraneo che è l’unica al di fuori dello spazio ex sovietico.  (Stefano Montefiori, Corriere della sera)
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 «Mosca fermi i raid»: sette Paesi leader della coalizione anti-Isis chiedono al Cremlino di sospendere le operazioni militari in Siria e la risposta arriva con la terza giornata di raid dei cacciabombardieri russi nelle province di Aleppo, Hama, Idlib e Raqqa.
Il testo congiunto di Francia, Germania, Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti costituisce la prima reazione formale della coalizione anti-Isis all’intervento russo. «Esprimiamo preoccupazione per lo schieramento di truppe russe in Siria e per gli attacchi condotti dall’aviazione russa – recita il documento – perché hanno causato vittime civili senza colpire Isis» si tratta dunque di «azioni che portano all’escalation e determinano un aumento di estremismo». Da qui la richiesta di «cessare gli attacchi contro l’opposizione siriana concentrandosi nella lotta a Isis». Concetto ribadito dal presidente americano Barack Obama in serata: «La soluzione militare russa non può funzionare, favorisce l’Isis. Serve una transizione politica e Assad non può restare al potere». (Maurizio Molinari, La Stampa)
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Nessun’altra relazione ha provocato così tanta costernazione, curiosità o controversie come la calda e duratura amicizia tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Il rapporto si stabilì nei primi anni Duemila, quando Berlusconi si assunse un ruolo di mediatore tra Putin e George W. Bush. Putin afferma che la creazione del Consiglio a Pratica di Mare nel maggio del 2002 è stato «un positivo passo in avanti nella costruzione di rapporti di partnership tra Russia e Nato. Ha creato le condizioni per collaborare in una prospettiva a lungo termine. Ma purtroppo noi – e parlo di tutti, non voglio addossare la responsabilità a nessuno in particolare – non abbiamo saputo trarre pienamente vantaggio da quanto è stato fatto allora in Italia.
Il trattato Russia-Nato, in quanto tale, è senza dubbio la piattaforma su cui costruire i rapporti, ma sarebbero stati necessari anche cambiamenti nella politica concreta e questi purtroppo non li abbiamo visti».
Berlusconi difende le scelte dell’amico Vladimir Putin e mette in guardia dai rischi di una nuova Guerra fredda. Ma Putin, da parte sua, promette che questo non accadrà: «Qualcuno vorrebbe separare la Russia dall’Europa e l’Ucraina dalla Russia. Ci siamo accorti di questo. A volte coloro che si pongono tali obiettivi riescono nel loro intento, ma questo significa che noi non stiamo lavorando in maniera efficace. Non ci faremo coinvolgere in nessuna nuova Guerra fredda. Non lo consentiremo».
Berlusconi ha sempre difeso le posizioni di Putin sulla Crimea e sull’Ucraina, tanto che gli avversari sostengono che sia un semplice megafono del presidente russo. D’altra parte, per chi li ha sentiti parlare su questi temi, è evidente che i due uomini condividono la stessa visione delle cose.
«Sulla questione dell’Ucraina» sostiene Berlusconi «io sono in disaccordo con la politica dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, e con il comportamento della Nato. Il popolo della Crimea parla russo e ha votato con un referendum per riunirsi alla Madre Russia. Le sanzioni internazionali decise contro cittadini russi considerati vicini a Putin sono assurde. Espellere la Russia dal G8 è stato un errore. Purtroppo, la politica dell’Occidente sull’Ucraina potrebbe riportarci all’isolamento della Russia, come prima che firmassimo il trattato di Pratica di Mare. Sinceramente, in Occidente vedo oggi una totale mancanza di leadership».
Putin, in ogni caso, considera Berlusconi non solo un amico o un alleato, ma forse l’uomo che più di tutti ha fatto il possibile per avvicinare la Russia all’Occidente, fin dagli anni Novanta, ai tempi di Eltsin.
«Molto è cambiato, e in meglio, nelle nostre relazioni bilaterali. Fin dal 1994 Berlusconi aveva invitato il presidente Eltsin al G8, che fino ad allora era stato il G7. Nel suo primo mandato, che non fu molto lungo, venne a Mosca a firmare con Eltsin un accordo di amicizia e cooperazione tra Italia e Russia. All’inizio degli anni Duemila, e in particolare nel 2002, ha spinto affinché si giungesse alla firma di un accordo tra Russia e Nato, e in questo senso ha svolto un ruolo essenziale nel miglioramento della situazione in Europa, non solo nell’ambito dei rapporti italo-russi, ma anche nell’ambito più vasto dell’evoluzione politica».
In tutti questi anni Berlusconi ha mantenuto rapporti molto stretti con Putin, che dimostra una grande conoscenza, e una grande comprensione, delle fortune politiche, delle inchieste, dei processi e degli scandali che l’amico italiano ha dovuto affrontare nel corso degli ultimi vent’anni. I media occidentali sono stati ingiusti con Berlusconi?
Putin scrolla le spalle.
«Non ritengo di avere il diritto di indicare gli errori dei media occidentali. Errori ne fanno tutti, i politici come i media. Vorrei sottolineare una cosa. Se la memoria non mi inganna, Berlusconi ha cominciato a fare politica nel 1994. È sceso in politica nel 1993 e nel 1994 è diventato premier, ma prima di allora aveva fatto l’imprenditore per più di trent’anni e non aveva mai avuto alcun problema di carattere giudiziario. Appena ha cominciato a fare politica, nel giro di tre anni è stato oggetto di una trentina di procedimenti penali. Purtroppo, questo è tipico non solo dell’Italia, ma del mondo in generale.»
Il presidente russo parla con affetto sincero, e in una conversazione di mezz’ora si riferisce dieci volte a Berlusconi chiamandolo «Silvio». «Silvio» dice Putin «è un uomo franco, a volte forse eccessivamente franco, può anche offendere qualcuno o suscitare la reazione sia dei colleghi sia della stampa. E dunque si tratta semplicemente – sa – di elementi della lotta politica pubblica. A volte si rimane nei limiti della decenza, a volte li si supera, ma non ci vedo nulla di particolare. Sinceramente, non ho tempo per analizzare quello che scrive la stampa internazionale».
«Con il mio amico Vladimir e con gli altri leader cerco sempre di essere totalmente sincero e aperto. Cerco di stabilire un buon rapporto e un forte legame personale. È una cosa che aiuta molto, quando ci sono dei problemi. Permette di telefonarsi a qualunque ora e di risolvere più facilmente le questioni spinose. Però bisogna passare del tempo insieme. Putin, Blair e altri leader europei sono venuti in vacanza da me in Sardegna. Credo sia una buona cosa, perché tra leader politici, così come in qualunque relazione umana, avere un buon rapporto basato sul rispetto, sull’amicizia, sulla fiducia vuol dire tutto. Per me, il legame non deve essere solo di testa, deve partire dal cuore».
Nella Stanza del Camino al Cremlino, rispondendo a una domanda sulle sue visite alla villa di Berlusconi in Sardegna, Putin conferma che «Silvio mette il cuore e l’anima in ogni cosa che fa». Il presidente della Federazione Russa si concede una risatina subito repressa quando rievoca una particolare serata con Berlusconi e altri amici nella sontuosa Villa Certosa. Tra i presenti c’era Andrea Bocelli con la compagna.
«Non so se a Silvio piacerà ciò che sto per raccontare,» dice Putin con una maliziosa strizzatina d’occhio «ma aveva organizzato un piccolo spettacolo di fuochi d’artificio, che cominciò con alcuni razzi che puntarono direttamente proprio sulla terrazza dove eravamo noi. Berlusconi ci è rimasto molto male, ma questo non rovinò la festa. Lui mette il cuore e l’anima in ogni cosa che fa».
Secondo due ospiti della serata, quando un razzo partì nella direzione sbagliata, Bocelli, Putin e gli altri invitati dovettero allontanarsi in fretta e furia dalla terrazza, i pantaloni bianchi di Putin divennero un po’ meno bianchi per la cenere, quelli di un altro ospite, Tony Renis, diventarono neri, e il vestito della fidanzata di Bocelli rischiò di disintegrarsi.