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 2015  settembre 04 Venerdì calendario

Il primo trapianto di rene con il paziente sveglio. L’innovativa tecnica utilizzata alle Molinette di Torino, con l’anestesia locale. Il paziente: «Al di là di quello che si possa pensare, non è stato assolutamente un trauma. Non ho sentito alcun dolore e per tutto il tempo ho chiacchierato di calcio e scherzato con i medici e gli infermieri in sala operatoria»

Un trapianto di rene al bar sport. Nella sala operatoria delle Molinette di Torino sabato scorso si parlava di Napoli, Juventus e delle vacanze finite troppo in fretta. Ma a tener banco non sono state le tre équipe mediche coinvolte nel trapianto bensì il paziente sotto i ferri, Giancarlo Carità, il primo in Italia ad aver ricevuto un nuovo organo da sveglio.
L’intervento
Un’operazione che ha dell’incredibile e che per la prima volta si è svolta senza anestesia generale – grazie ad una combinazione di epidurale e subaracnoidea messa a punto dal dottor Fabio Gobbi del reparto di Anestesia e Rianimazione diretto dal dottor Pierpaolo Donadio – che ha permesso all’uomo di 38 anni di Napoli di ricevere il nuovo organo. Carità è affetto dalla Sindrome di Alport, una malattia genetica che causa la progressiva perdita della funzionalità renale, e il suo corpo non sarebbe stato in grado di reggere l’anestesia generale a causa di una grave insufficienza respiratoria: tenerlo sveglio era quindi l’unico modo per potergli trapiantare l’organo di cui aveva bisogno «per tornare a vivere. Sapevo che sarebbe stato l’unico modo per operarmi ma non mi spaventava. Al di là di quello che si possa pensare, non è stato assolutamente un trauma. Non ho sentito alcun dolore e per tutto il tempo ho chiacchierato e scherzato con i medici e gli infermieri in sala operatoria».
Medici soddisfatti
Ancor più soddisfatti della nuova tecnica anestesiologica sono i chirurghi e i nefrologi che hanno in cura Carità, per cui si prospetta «un decorso post operatorio ridottissimo, la metà dei giorni rispetto ai trapianti eseguiti con l’anestesia totale», rivela il professor Luigi Biancone, primario del reparto di Nefrologia universitaria delle Molinette, da dove il paziente sarà dimesso entro la prossima settimana: «Questa procedura ha ridotto i rischi d’infezione così come le complicazioni da narcosi e i costi, oltre ad aver evitato al paziente la terapia intensiva». L’innovazione del dottor Gobbi, specialista in anestesia loco-regionale, sta «nell’abbinare all’epidurale l’anestesia spinale, che viene eseguita iniettando una dose di anestetico direttamente nello spazio subaracnoideo. In questo modo si hanno tutti i benefici della peridurale (che viene comunemente usata per il parto indolore, ndr) ma anche un maggior rilassamento dei muscoli, favorendo il lavoro dei chirurghi. E potrebbe in futuro diventare la normalità per ogni tipo d’intervento», da chi è allergico all’anestesia o ha solo paura di essere addormentato.
Quattro ore
L’operazione di sabato scorso ha avuto una durata complessiva di quattro ore e ha visto all’opera tre équipe mediche, formate dai chirurghi vascolari Piero Bretto e Federica Giordano, dall’anestesiologo Fabio Gobbi e dagli urologi Giovanni Pasquale e Chantal Ducret. «È il nostro modello standard di azione», afferma il dottor Piero Bretto. E aggiunge: «Siamo stati i primi in Italia, seguiti poi da Modena, a mettere in atto questo protocollo nel 1980, e si è rivelata una scelta vincente. Vede agire nella stessa sala più specialisti e ha portato le Molinette di Torino a essere il primo centro trapianti d’Italia». In trentacinque anni, il complesso sanitario ha superato, infatti, i tremila trapianti di rene