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 2015  settembre 04 Venerdì calendario

L’effetto Flynn, ovvero perché i cinquantenni sono sempre più intelligenti. Ogni decennio che passa fa guadagnare ad alcune popolazioni 3 punti di Qi. Lo rivela uno studio condotto dallo psicologo Flynn: oggi anno una performance migliore nei test cognitivi rispetto ai loro coetanei di qualche anno fa. La tendenza forse è legata a un tasso di istruzione superiore e a un maggiore uso della tecnologia nella vita quotidiana. Ma dalla stessa ricerca emerge che la salute fisica media della popolazione anziana è in declino

La notizia è che i cinquantenni e oltre, dei nostri giorni, divengono sempre più intelligenti. Almeno questo è quello che dice uno studio condotto in Germania e, indipendentemente, in Inghilterra. Per noi ultracinquantenni questa è una grande notizia, se non fosse che già da qualche anno si sa che tutta la popolazione diviene sempre più intelligente sull’onda di un fenomeno che porta anche un nome: «effetto Flynn», dallo psicologo James R. Flynn che l’ha osservato per primo. Secondo i suoi studi in molti Paesi la popolazione guadagnerebbe 3 punti di quoziente di intelligenza al decennio.
Ma andiamo con ordine. Lo studio fatto in Germania su individui che hanno 50 anni o più, mostra un aumento di livello di intelligenza nel periodo di soli 6 anni che va dal 2006 al 2012. Tali dati appaiono confermati da uno studio parallelo condotto in Gran Bretagna e si prevede che presto l’analisi si estenderà anche ad altri Paesi. Come contraltare, lo studio tedesco riporta un concomitante calo di forma fisica, con particolare riguardo per gli uomini di basso ceto che si trovano fra 50 e 64 anni. Si tratta, come si vede, di una massa di dati un po’ troppo abbondante per essere facilmente metabolizzata, e il tutto richiede un’approfondita riflessione.
Nonostante si senta sempre dire (dai vecchi) che le nuove generazioni sono sempre più stupide, si sa che, statisticamente parlando, l’intelligenza delle popolazioni dei Paesi cosiddetti sviluppati sta sensibilmente aumentando. Se crediamo a questi dati, e se lasciamo riposare il polverone sollevato dal fatto che le metodologie per misurare l’intelligenza degli individui sono fra le cose più discusse di questo mondo, al di là e al di qua dell’Atlantico, non possiamo non chiederci a cosa sia dovuto tale fenomeno. E qui gli intellettuali e coloro che si autodefiniscono analisti del presente si sono profusi in una miriade di spiegazioni diverse. Tra queste, le favorite appaiono essere un aumento della cultura – ma che c’entra la cultura con l’intelligenza? – e l’uso di sempre nuove tecnologie e veicoli d’informazione nella vita di tutti i giorni.
Senza nulla togliere a ipotesi del genere, la mia personale posizione è che l’intelligenza, la statura e la longevità aumentino di concerto perché oggi si conduce una vita molto diversa da quella del passato: si mangia di più e tutti, si fa attenzione all’igiene, ci si cura di più e si lavora in maniera sempre meno stressante, statisticamente parlando, s’intende. «Che cosa c’entra la mente con il corpo?» chiederà qualcuno, ma non vale nemmeno la pena di rispondergli. Per quanto riguarda poi i fautori della teoria che le cose vanno sempre peggio, si sa che non amano questo tipo di spiegazione, ma una cosa sono le chiacchiere e una cosa i fatti e il loro studio serio.
Naturalmente ogni medaglia ha il suo rovescio. Ci sono sempre più persone che mangiano troppo, me compreso, e che si muovono sempre meno, di nuovo me compreso. Ciò non vale ovviamente per i Paesi sottosviluppati, ma dalle nostre parti la situazione è sempre più questa. Si può capire allora un certo calo della forma fisica e l’esposizione sempre più pronunciata a un certo tipo di difetti fisici acquisiti.
Studi del genere presentano molti difetti metodologici e sono attaccabili da più parti, ma un orientamento comunque ce lo danno, sia per curare al meglio la nostra mente che il nostro fisico. La mia ricetta? Mangiare di tutto, con moderazione; fare sport, senza esagerare; usare il cervello, senza paura di esagerare.