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 2015  settembre 04 Venerdì calendario

Sull’emergenza immigrazione l’Europa è al tutti contro tutti. Ecco le posizioni, Paese per Paese. Al vertice che proporrà la ridistribuzione delle quote la Germania si scopre buonista, la Gran Bretagna apre ai siriani. E l’Italia bluffa

L’unica cosa certa è la data del 14 settembre. Al di là di quello del domani non v’è certezza. Più s’avvicina l’appuntamento fissato in Lussemburgo per decidere, dopo tre mesi passati alla finestra, come fronteggiare l’emergenza profughi e più le divergenze tra i 28 paesi dell’Unione Europea aumentano. Ecco come i principali paesi si preparano al vertice in cui il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker proporrà la ridistribuzione di 120mila profughi.
La Germania apre a tutti
Per anni non ha mosso un dito per aiutare un’Italia assediata dagli sbarchi. Ora la Cancelliera Angela Merkel promette di assistere 800mila e passa siriani. E i suoi ministri immaginano addirittura cambiamenti costituzionali per garantirne la piena integrazione. La Cancelliera si dice pronta a un piano comune con Francia e Italia per un diritto d’asilo europeo. Ma non spiega con quali fondi assisterà i nuovi arrivati. E come garantirà la sicurezza di un Europa minacciata dal terrorismo di ritorno di cinquemila jihadisti europei pronti rientrare nel Vecchio Continente.
La Francia si finge solidale
Per ora finge di stare al fianco di Germania e Italia e di esser pronta a sostenere sia un’ampia ripartizione di profughi fra i vari Paesi, sia una modifica del diritto d’asilo in ambito europeo. Una finzione largamente inficiata dai precedenti degli scorsi mesi quando il presidente Hollande e il governo hanno respinto con decisione qualsiasi proposta di ripartizione. E non hanno esitato a ripristinare severi controlli al confine con l’Italia.
L’Italia vuole l’euroasilo
Renzi propone l’introduzione di un asilo europeo, valido per tutti i paesi europei. Ma non spiega come pensa di farlo accettare agli altri 27 partner. E non è detto che l’intesa, prospettata da Francia e Germania, vada nella direzione voluta da Renzi che passa inevitabilmente dalla complessa e laboriosa modifica del Trattato di Dublino.
La Gran Bretagna chiude
In un Paese dove il governo del premier Cameron bloccherebbe volentieri anche l’arrivo di lavoratori europei, idealmente non c’è spazio per le quote richieste da Juncker o le aperture prospettate dal trio Merkel-Renzi-Hollande. Fino a ieri il massimo della disponibilità britannica erano i 166 profughi siriani accolti tra il giugno 2014 e 2015 nell’ambito di una iniziativa di asilo a «persone vulnerabili». Ma sotto le pressioni europee la linea guida del ministro degli interni Theresa May è stata incrinata: ieri Cameron ha promessso di accogliere alcune migliaia di siriani. Londra per una volta ha fatto buon viso a cattivo gioco, ma certamente resterà in prima fila tra i Paesi ostili all’allargamento delle maglie per gli immigrati.
Ungheria e Est in linea
Descritta dai media come il simbolo della xenofobia e dell’indifferenza per il dramma dei migranti il Paese governato dal premier Viktor Orban è in verità in linea con le posizioni assunte dagli altri paesi dell’Europa Orientale e del Baltico. La decisione di bloccare i profughi diretti in Germania risponde all’assunzione di principio secondo cui confini nazionali restano inviolabili e la solidarietà a migranti in larga parte musulmani non può mettere a rischio l’identità nazionale e sociale di paesi dalle solide radici cristiane. Bloccando i migranti ed erigendo barriere di filo spinato Budapest fa capire di non voler scendere a compromessi con le politiche dell’accoglienza europea.