Corriere della Sera, 4 settembre 2015
Saranno 80mila i profughi che andranno via dall’Italia dopo l’approvazione del nuovo piano dell’Unione Europea sull’immigrazione. Intanto i tecnici sono al lavoro per stabilire i metodi di calcolo delle sanzioni di chi si chiamerà fuori dalla distribuzione. La decisione di stabilire un’ammenda «molto onerosa» per chi non parteciperà al programma di aiuti nei confronti di chi richiede asilo è certamente innovativa rispetto a quanto accaduto sinora
Potrebbero essere 80 mila i profughi che andranno via dall’Italia dopo l’approvazione del nuovo piano dell’Unione Europea sull’immigrazione. La bozza di accordo messa a punto dalla commissione guidata da Jean-Claude Juncker prevede infatti di aumentare fino a 160 mila il numero dei migranti da ricollocare e non più 40 mila (in realtà poi diventati 32 mila) come era stato previsto a luglio. E soprattutto di rispettare le percentuali già stabilite, anche se si fa sempre più concreta l’ipotesi di inserire l’Ungheria nell’elenco degli Stati – già ci sono Italia e Grecia – che nella prima fase dovranno essere «alleggeriti». Il patto di fine luglio prevedeva che il nostro Paese potesse disporre il trasferimento di 24 mila stranieri sul totale previsto e dunque, se davvero si manterranno invariati i criteri, al Viminale calcolano di farne partire 80 mila. Un provvedimento che consentirebbe di svuotare le strutture temporanee e mettere in funzione gli «hotspot», i centri di smistamento che l’Europa ci impone di aprire per effettuare i fotosegnalamenti.
Le sanzioni
I tecnici sono al lavoro per stabilire i metodi di calcolo delle sanzioni di chi si chiamerà fuori dalla distribuzione. La decisione di stabilire un’ammenda «molto onerosa» per chi non parteciperà al programma di aiuti nei confronti di chi richiede asilo è certamente innovativa rispetto a quanto accaduto sinora. In linea con il cambio di passo di Germania e Francia, che dopo le migliaia di arrivi delle ultime settimane guidano il fronte della cooperazione e appaiono determinati a coinvolgere il maggior numero di Stati in un sistema «permanente e obbligatorio».
L’opt-out
Nel luglio scorso era stato proprio il presidente François Hollande a pretendere che dal documento finale approvato dalla Commissione venisse cancellato il termine «quote». Adesso tutto è cambiato e nella nuova bozza si torna a prevedere un metodo di divisione seguendo criteri legati al Pil e agli indicatori dello Stato sociale. Ed è proprio questo ad aver determinato la necessità di concedere un «opt-out», cioè la facoltà di non partecipare al programma di accoglienza. Prevedendo però un costo altissimo che possa servire da deterrente. Visti i numeri degli arrivi appare infatti evidente che a fronte di numerose defezioni sia indispensabile sostenere chi si fa carico dei richiedenti asilo anche dal punto di vista economico, attingendo al fondo speciale alimentato proprio dalle sanzioni.
I rimpatri
Nel testo che si sta mettendo a punto in questi giorni per sottoporlo al voto dei governi durante la riunione del 14 settembre, sarà inserito l’elenco delle nazionalità di migranti che avranno diritto all’asilo immediato – come siriani ed eritrei – e altri per i quali scatteranno procedure accelerate. Un modo per separare in maniera netta chi scappa dalle guerre dai cosiddetti migranti economici, che invece dovranno essere rimpatriati a meno che non abbiano particolari requisiti e debbano essere inseriti tra chi può ottenere lo status di rifugiato.
Il trattato
Di fatto viene rimesso in discussione il Trattato di Dublino, proprio come l’Italia chiede ormai da oltre un anno. La regola che impone al Paese di primo ingresso di seguire l’iter per la concessione dell’asilo fino al completamento appare infatti superata da quanto sta accadendo e dalla necessità di effettuare i trasferimenti degli stranieri dopo la presentazione della domanda.