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 2015  settembre 01 Martedì calendario

La legge di Stabilità è un cantiere che oscilla tra 25 e 30 miliardi. Restano ancora da sciogliere i nodi della proroga degli incentivi sulle ristrutturazioni e la decontribuzione sulle assunzioni e all’appello delle coperture mancano dunque almeno 15 miliardi. Si punta sulla flessibilità concessa da Bruxelles

Si allunga la lista degli annunci. Si complica quella delle coperture. Ad un mese e mezzo dal varo, la legge di Stabilità è un cantiere che oscilla tra 25 e 30 miliardi. C’è tempo per affinare e scegliere, ripetono da Palazzo Chigi e ministero dell’Economia. Partendo, tanto per cominciare, da una rispolverata dei numeri del Def. Il Documento di economia e finanza sarà aggiornato entro il 20 settembre e fornirà il quadro economico entro cui agire. Accompagnato dall’azione parallela e informale di pressing verso Bruxelles. La flessibilità aggiuntiva che l’Europa può concedere all’Italia (fare più deficit) è elemento decisivo per la manovra d’autunno.
POVERI E PIANO FAMIGLIA
Un intervento per gli incapienti pare scontato. Esclusi dagli 80 euro, scippati del tesoretto di primavera, poi destinato alle pensioni dopo la sentenza della Consulta, non saranno dimenticati, fa capire il premier Renzi. In arrivo anche un piano famiglia, «dagli asili nido ai bambini poveri e i nuclei numerosi». Con un deciso sostegno alla natalità (materia di scambio politico con la legge sulle unioni civili).
TASI E BONUS CASA
La Tasi sulle prime abitazioni sarà abolita «per tutti», ha ripetuto Renzi a Rimini. E così l’Imu agricola e quella sugli impianti imbullonati (costo totale: 4,5 miliardi). Il bonus casa (gli sgravi del 55 e 65%) sarà rinnovato, garantisce il ministro Delrio. E forse ampliato a settore pubblico, riqualificazione urbana, giovani affittuari (per l’acquisto dei mobili). Gli sconti potrebbero essere rimodulati: più alti per i progetti di efficientamento dei condomini, minori sui singoli interventi.
ASSUNZIONI E SUD
Si studia la proroga con décalage: bonus biennale anziché triennale per le aziende che assumono nel 2016, annuale nel 2017. E dal 2018 taglio strutturale dei contributi previdenziali, il piano Perotti. Sconti mirati per il Sud (donne, giovani, over 55), con importo pieno della decontribuzione, ovvero fino a 8.060 euro annui per ogni assunto, ridotto altrove. Più in bilico l’opzione di riservare lo sgravio alle assunzioni aggiuntive.
AUTONOMI E IMPRESE
In pista anche un bonus investimenti per le piccole e medie imprese, rafforzato per quelle del Mezzogiorno. Sul modello della legge Macron, da poco in vigore in Francia, si prevede un risparmio fiscale sugli acquisti in macchinari, attraverso un maggior ammortamento. Le partite Iva attendono un intervento sul regime dei minimi, inserito un anno fa dal governo in legge di Stabilità. Ma duramente contestato. Renzi ha più volte promesso di rimediare.
PENSIONI
È la partita più delicata. Ci sarà maggiore flessibilità in uscita, lo ripetono in tanti, dal premier al ministro Poletti. Il nodo è come e quanto costa. Tutte le soluzioni devono essere finanziate, almeno all’inizio: opzione donna, decurtazione, ricalcolo col contributivo. Sempre che Bruxelles non blocchi l’intera partita.
SPESE INDIFFERIBILI E CLAUSOLE
Tra le spese, le missioni di pace da rifinanziare (circa 2 miliardi). Le clausole di salvaguardia scattano dal primo gennaio e valgono 16,2 miliardi: aumento di Iva e accise sui carburanti e taglio delle detrazioni fiscali. Vanno disinnescate.
LE SENTENZE DELLA CONSULTA
Sono tre, da applicare: la Robin tax bocciata (costo: circa 700 milioni), la rivalutazione delle pensioni ( 500 milioni) e il rinnovo dei contratti pubblici (1-1,5 miliardi, ma il governo potrebbe imporre una cifra più bassa nel negoziato). Senza dimenticare il meccanismo tributario contro l’evasione dell’Iva, la reverse charge, bocciato da Bruxelles (mancati incassi da ripianare, 728 milioni).
COPERTURE
Dieci miliardi arriveranno dal taglio della spesa: 4 miliardi da detrazioni, partecipate e immobili pubblici, altri 6 miliardi da sanità, ministeri, forniture (è di ieri la circolare della Ragioneria che ricorda ai ministeri l’obbligo di passare per Consip). All’appello delle coperture mancano dunque almeno 15 miliardi. Si punta sulla flessibilità concessa da Bruxelles: uno spazio di deficit che sulla carta vale 16 miliardi, 6 già derogati, altri 5-6 forse in arrivo, calcola Delrio. In aggiunta, gli incassi per il rientro di capitali illegali e la minore spesa per interessi.