Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 11 Martedì calendario

Gianni Cuperlo risponde alla lettera di Sergio Staino: «Così rischiamo una scissione di fatto. D’Alema non mi guida come “un cane al guinzaglio”». E Bersani punge l’Unità: «Bel modo di conquistare i lettori». Sui social il popolo del Pd si divide

Si è seduto al Caffè Tommaseo della sua Trieste, una birra, un toast, e la tastiera del computer. Il giorno dopo il fiume di veleno che Sergio Staino ha riversato sull’ex amico Gianni Cuperlo («Stai uccidendo la sinistra, la gente non vi sopporta più, sei ancora al guinzaglio di D’Alema») l’ex presidente del Pd gli risponde dalle pagine dell’Unità che aveva ospitato il vignettista. Gli insulti l’hanno ferito («Caro Sergio non sono di gomma, il tuo linguaggio ha lasciato il segno») ma non si accanisce su Staino, non è nel suo stile (tranne alla fine). Piuttosto cerca di spiegarsi e spiegare. 200 righe, un’intera pagina dell’Unità di oggi, e un timore di fondo, quello che davvero la scissione possa materializzarsi per inerzia: «Senza un ascolto vero, senza stima reciproca, con campagne dal sapore denigratorio, ci si può trovare distanti o separati senza neppure dirselo. Ma a quel punto qualcuno potrà dire di aver vinto?».
Non devo difendermi, scrive Cuperlo, «perché non è indietro che voglio tornare. Né ho mai contestato al leader del Pd il ruolo che ricopre. Conteso sì, contestato no». D’Alema non c’entra. Al guinzaglio «si tengono i cani» (aggiunge a voce), non i liberi pensatori refrattari al potere da sempre. Radicalità, coraggio»: questo chiede Cuperlo al suo partito: «Il mio problema non è far cadere il governo che sostengo. Il mio problema è quale Paese abbiamo in mente, le ragioni di un partito e la sua natura». Forse vola troppo alto per Staino che, a fine luglio, in un incontro pubblico che ha contribuito non poco a raffreddare i loro rapporti, così lo apostrofava: «Sei un demagogo, non fai nulla, dovevi accettare la sfida della direzione dell’Unità».
La rottura fra i due (anche se Cuperlo, elegantemente, giura «ti voglio bene lo stesso»), scatena i social. L’Unità registra con soddisfazione un numero di mail «che va al di là di ogni immaginazione per una domenica di fine agosto». «Un buon modo di acquistare lettori!», è il commento lapidario di Pierluigi Bersani. L’ex segretario è pure lui nel mirino di molte delle lettere pubblicate. Emilio: «Non è pensabile ridare fiato ad una truppa dirigente che ha fallito l’occasione del 2013». O Maddalena: «Bersani? Buon ministro, pessimo segretario. E ora questa faziosa e incostruttiva opposizione a Renzi...». Quasi tutti renziani, con Staino contro Cuperlo e la minoranza Pd. L’Unità assicura: «Nella selezione dei messaggi ci siamo sforzati di mantenere intatta la proporzione tra le diverse opinioni».
Cuperlo elenca le ragioni della sua battaglia senza scivolare sul terreno di Staino. La riforma del Senato sembra l’ultima frontiera: «Sanare lo squilibrio di poteri di un Senato né carne né pesce è puro buon senso». Respinge l’idea di una minoranza con le granate in bocca: «Io voglio la riforma e la voglio nel segno della fine del bicameralismo. Che altra prova dovremmo dare dopo che alla Camera non abbiamo votato l’articolo 2 ma in quell’Aula mutilata abbiamo comunque garantito a notte fonda il numero legale?». Il muro contro muro non è un destino: «Facciamo un accordo serio su questo e poi marciamo spediti».
Sulla pagina Facebook di Staino compare una vignetta anonima: Renzi tiene con il palmo della mano la testa-marionetta di Bobo e ripete la frase pronunciata da Staino nella lettera: «Questa Sinistra Dem ci sta veramente scassando i coglioni». Difficile mantenere alto il livello. Il fake di Gianni Kuperlo reagisce a modo suo, sdrammatizzando: «Caro Sergio ora finisco di leggere dei passi di Rilke e poi ti rispondo...». Il vero Gianni Cuperlo ammette il disagio per questa polemica: «Sergio, se tu mi dici che distruggo la sinistra, che sto sulle palle al mondo e sono un parassita narciso e presuntuoso io non credo di avere le parole per replicare». Finale buonista? Mica tanto. Sentite: «Sergio, ho fatto quello che mi hai detto. Ieri sono salito su un autobus a Trieste e ho urlato: “La Sinistra Dem ha veramente scassato...“. Sarà la Mitteleuropa ma la sola reazione è stata di un’anziana signora che mi ha detto: “Giovinoto fa sai caldo. No la se senti ben?”. Allora ho cambiato test e sulla via del ritorno, sempre piazzato al centro, ho urlato: “Il Pd sta cambiando l’Italia. Morte ai gufi”. Tu non ci crederai, Sergio, ma si è girato l’autista e mi ha detto: “Staino, ma va in mona”».